Siamo appena entrati in una tempesta perfetta che include una crisi climatica, energetica ed economica che nessun paese, neanche quello con il più grande esercito della storia è riuscito finora a contrastare in maniera efficace e sopratutto duratura. Perché queste tre crisi sono una novità assoluta per magnitudo e per la loro interconnessione in un pianeta ormai globalizzato.
Ora per l’Unione Europea la TAV Torino-Lione può anche imboccare il binario morto. L’UE infatti non la considera un’opera prioritaria e non finanzierà il 40% dei lavori. Lo ha detto chiaro e tondo il presidente della commissione TRAN (Trasporti e Turismo) del Parlamento Europeo, Michael Cramer, intervendo la settimana scorsa al convegno “The Lyon-Turin tunnel project. Stopping a disastrous scheme”. L’incontro si é svolto qui al Parlamento Europeo, presenti NO TAV italiani e francesi e parlamentari di GUE, Verdi e Movimento 5 Stelle, fra cui i colleghi Tiziana Beghin, Daniela Aiuto, Marco Valli, Elonora Evi.
A Roma la definiremmo “una sòla”. E’ una sòla pazzesca la desecretazione, venerdì scorso, del “mandato”, cioé delle direttive impartite dall’UE alla delegazione europea che sta negoziando con gli Stati Uniti il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il devastante trattato per l’abolizione delle barriere doganali e non doganali negli scambi commerciali fra Usa ed Unione Europea. E’ una sòla perchè il testo delle direttive – sebbene formalmente segreto – in realtà é già trapelato da tempo. Dal giugno scorso, ad esempio, é on line attraverso le pagine di Stop TTIP Italia.
Somiglia ad una pentola stregata il meccanismo delle audizioni attraverso il quale il Parlamento Europeo si sta esprimendo sui commissari europei destinati a rimanere in carica per cinque anni a partire dal prossimo novembre. Sotto il coperchio delle trattative riservate, le coltellate pubblicamente scambiate fra i tre partiti più importanti si sono trasformate in un abbraccio fraterno e in un giro di poltrone.
In Gran Bretagna l’energia nucleare beneficerà di corposissimi aiuti di Stato. La Commissione Europea – il cui mandato sta per scadere – oggi ha acceso un semaforo verde che equivale al lancio di due bombe atomiche. La prima bomba ha distrutto il mercato unico europeo dell’energia regolato dalla concorrenza e privo di barriere interne, sulla cui necessità la Commissione Europea spende tante parole.
Come si suol dire, cane non morde cane. Non fino in fondo, almeno. Lo si é visto qui al Parlamento Europeo, a proposito di Miguel Arias Cañete, spagnolo, commissario europeo designato a Clima ed Energia.
Per quanto concerne la commissione ITRE (Energia, Ricerca, Industria & Telecomunicazioni), di cui faccio parte come Coordinatore per il gruppo EFDD, allego il calendario, le schede e le risposte che, Commissari e Vicepresidenti designati ci hanno inviato prima delle audizioni.
Gli Stati membri hanno presentato i loro candidati come commissari europei, ma affinché la nuova Commissione europea possa essere eletta, avranno ancora bisogno di superare le audizioni del Parlamento europeo.
Il giardinaggio sadico e sciocco – tagliare le radici dell’albero sostenendo che è utile per farlo crescere – é un caposaldo della “filosofia” di Jyrki Katainen, commissario europeo designato alla Crescita, al Lavoro, agli Investimenti e alla Competitività nonché alla vicepresidenza della Commissione Europea. Per questo ho firmato un appello – sta circolando qui nel Parlamento Europeo – che chiede di rigettare la sua candidatura. E non solo: oltre a firmare l’appello contro Katainen, ho aggiunto ed inviato agli eurodeputati i miei commenti che puntualizzano le critiche nei suoi confronti
Il mercato unico europeo dell’energia regolato dalla libera concorrenza è agonizzando ancor prima di nascere e il commissario europeo all’Energia Günther Oettinger lo ha appreso dai giornali.