Juncker, la “ggente”, la stampa e l’ora legale. E tutto il resto?

Le consultazioni pubbliche della Commissione Europea sono state finora 486. Ne avete mai sentito parlare dai giornali? Ai cittadini non viene chiesto di esprimersi sui temi più importanti, ma se malgrado tutto vengono consultati, i giornali tacciono, e se i risultati non sono quelli graditi, Bruxelles si tura le orecchie. Alcuni esempi? Acqua pubblica, rinnovabili, TTIP, glifosato.

Abolizione dell’ora legale nell’UE, i maggiori media italiani hanno dato fiato alle trombe sulle dichiarazioni della Commissione Europea Jean Claude Juncker ha lanciato con la famosa frase “La gente vuole farlo, quindi lo faremo”.

Juncker si riferiva alla consultazione pubblica sull’ora legale lanciata dalla Commissione Europea: l’84% dei partecipanti si é detto contrario. Dagli articoli che circolano on line – questo ad esempio – si trae l’impressione di un’Unione Europea che ascolta i cittadini, ma anche che l’UE si occupi di temi marginali, futili – l’ora legale, appunto, o le dimensioni della frutta e della verdura – e faccia di essi il baricentro della propria elefantiaca, invadente attività.

Eppure le consultazioni pubbliche della Commissione Europea sono al momento ben 486. Ne avete mai sentito parlare dai giornali?

Le cose non stanno affatto quindi nei termini che la stampa ci racconta. L’UE si occupa di cose che hanno un impatto decisivo sulle nostre vite. Ma in questi casi o non chiede niente ai cittadini o mostra una – diciamo – sordità selettiva se la volontà che essi esprimono risulta sgradita.

Ha mai chiesto niente ai cittadini, l’UE, a proposito del famigerato patto di stabilità e crescita che l’Italia (e non solo l’Italia…) avrebbe urgentemente bisogno di superare? Ha mai chiesto niente quando ha stuprato la volontà della Grecia che ne aveva abbastanza dell’austerity?

E quando l’UE domanda l’opinione dei cittadini, può accadere che non ponga le domande più importanti, ma solo quelle marginali e di contorno. Il sondaggio pubblico lanciato dalla Commissione Europea per la preparazione della nuova direttiva rinnovabili non conteneva domande a proposito del target di energia rinnovabile da raggiungere entro il 2030. Non chiedeva se mantenere o no il finanziamento pubblico alla produzione di energia rinnovabile, che negli anni scorsi ha avuto un ruolo decisivo per il suo sviluppo.

Per la sordità selettiva, poi, sono esemplari i casi verificatisi a proposito dell’ICI (Iniziativa dei cittadini europei), uno strumento di partecipazione (ben più di una consultazione o una petizione!) previsto dai trattati europei. La Commissione Europea ha detto no ad un milione di cittadini che chiedevano di proibire il diserbante glifosato, e proprio in quegli stessi giorni ha rinnovato l’autorizzazione al suo impiego.

Ricorrendo ad argomenti capziosi, la Commissione Europea non ha neppure registrato l’ICI contro il TTIP, il trattato-mostro con gli USA per ora in freezer. Per la cronaca, il Tribunale dell’UE ha poi annullato la decisione della Commissione Europea, ma ormai il danno era fatto.

E l’acqua: vogliamo ricordarcene? La Commissione Europea ha risposto con una solenne supercàzzola ad 1.659.543 cittadini europei che – sempre attraverso un’ICI –  hanno chiesto nel 2014 di considerare l’acqua un bene comune e un diritto umano universale: non una merce. Accogliere queste richieste avrebbe voluto dire acqua pubblica e senza scopo di lucro in tutta l’UE. Il concetto di acqua pubblica non compare nella proposta legislativa che la Commissione Europea ha pubblicato quest’anno alla revisione della direttiva acqua potabile. E a scanso di sorprese, nella consultazione pubblica che ha preceduto la proposta legislativa la Commissione Europea ha domandato un giudizio su qualità, prezzo ed accessibilità dell’acqua potabile nella propria zona: non ha chiesto però se l’acqua potabile dovrebbe essere considerata un bene comune.

Ecco come viene trattata la volontà dei cittadini europei. I grandi media italiani non dicono: dicono solo che la Commissione Europea intende abolire l’ora legale “perché la gente lo vuole”.

L’ora legale è un bell’argomento di discussione al bar fra chi la ama (“ci godiamo un’ora in più di luce la sera durante l’estate!) e chi la odia perché “mi sballa il metabolismo e non riesco a dormire per settimane”. Probabilmente Juncker suppone che la gente ricordi di essere stata ascoltata sull’ora legale e dimentichi i pesci in faccia ricevuti su ciò che impatta ben più duramente sulle nostre vite ma di cui al bar si parla di rado.

Secondo una relazione del Centro studi del Parlamento Europeo, l’ora legale induce a livello UE un risparmio di energia in media pari ad appena lo 0,34%, anche se la situazione varia molto da Paese a Paese (vedere il capitolo 6.3.1); inoltre, l’ “orologio interno” del nostro corpo non si adatta così facilmente al periodico spostamento delle lancette (capitolo 6.4). Se proprio dobbiamo parlare di ora legale, sono questi gli argomenti da approfondire.

Foto (Salvador Dalì, “Orologio molle nel momento della sua prima esplosione”)