Il Parlamento Europeo vota per il 35% di rinnovabili al 2030: è già un risultato, ma noi avevamo proposto il 45%. Traccia una linea rossa sul famigerato olio di palma, ma non elimina i biocarburanti derivati da colture alimentari che affamano gli uomini per nutrire i serbatoi delle auto
Il passaggio in assemblea plenaria della nuova direttiva rinnovabili non si esaurisce con i nostri successi in materia di geotermia e di diritti dei produttori-consumatori di energia rinnovabile. Ci sono luci ed ombre nel testo approvato la scorsa settimana dal Parlamento Europeo. Le ombre cominciano da un fatto: sparisce l’obbligo di incentivi statali alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Gli incentivi diventano facoltativi, basati sul mercato e su meccanismi come quello delle aste.
TROPPO BASSO E NON VINCOLANTE A LIVELLO NAZIONALE IL TARGET DEL 35% AL 2030
Il Parlamento Europeo si é espresso a favore di un target di rinnovabili pari al 35% entro il 2030. E’ molto meglio del misero 27% contenuto nella proposta legislativa della Commissione Europea. Questo passo in avanti è uno dei motivi che ci hanno indotto a votare a favore, anche se come M5S nella commissione parlamentare ITRE (energia ed industria) avevamo chiesto il 45%, a nostro avviso necessario se davvero si vogliono rispettare gli accordi di Parigi che la retorica delle istituzioni europee tanto decanta. Volevamo anche target nazionali vincolanti, che si sono rivelati efficacissimi nell’attuazione della direttiva rinnovabili ancora in vigore fino al 2020 e che mancano in quella ora in gestazione e destinata a prendere il suo posto: il 35% votato dal Parlamento Europeo é vincolante, sì, ma solo a livello unionale.
Abbiamo ripresentato in plenaria l’emendamento (il numero 339 di questo elenco) per il 45% di rinnovabili entro il 2030 e i target nazionali vincolanti. Tutte le grandi forze politiche hanno alzato un muro. Risultato della votazione: bocciato con 529 no, 144 sì e 11 astensioni. Fra gli italiani, oltre a tutto il M5S, hanno votato a favore solo Eleonora Forenza, Curzio Maltese (lista Tsipras), Barbara Spinelli (indipendente GUE), Elli Schlein (Liberi e Uguali), Marco Affronte (indipendente fra i Verdi). Gli esiti di tutte le votazioni per appello nominale sono nel verbale della seduta di mercoledì 17 gennaio, alle pagine 7-52.
BIOCARBURANTI, UN TARGET CHE IN REALTA’ E’ UN CAVALLO DI TROIA
L’unico target nazionale vincolante, secondo il voto del Parlamento Europeo, é l’impiego del 12% di energia rinnovabile nei trasporti entro il 2030. Può sembrare una gran bella cosa ma si tratta di un cavallo di troia: per raggiungere questo obiettivo si potranno usare anche i cosiddetti biocarburanti di prima generazione, ossia ricavati dalle colture alimentari come il bioetanolo che deriva dalla canna da zucchero o dal mais. Significa nutrire i serbatoi delle auto ed affamare le persone. Inaccettabile.
A proposito di biocarburanti, oltre a questa grande ombra ci sono, a molto parziale consolazione, anche delle luci. L’apporto dei biocarburanti di prima generazione al conseguimento degli obiettivi della direttiva rinnovabili non potrà superare né il 7%, né il livello raggiunto nel 2017 in ciascuno stato membro. A partire dal 2021 il famigerato olio di palma non farà inoltre più parte dei biocarburanti elegibili alla produzione di energia rinnovabile; dal 2030, non ne faranno più parte neanche i biocarburanti di prima generazione la cui produzione causa deforestazione. Non viene posto alcun limite all’impiego di biomassa da foresta cosa della quale non vi è molto da rallegrarsi.
In plenaria abbiamo ripresentato le richieste – a suo tempo non accolte nella commissione parlamentare ITRE – di eliminare qualsiasi supporto all’incenerimento e al coincenerimento dei rifiuti nei cementifici; di vietare sovvenzioni all’uso di alcune parti dell’albero, come i grossi ceppi, per la produzione di bioenergia; di assoggettare all’applicazione dei criteri di sostenibilità delle biomasse tutti gli impianti superiori a 1 MW (rispettivamente, emendamenti 340, 346 e 345 in questo elenco). Sono stati respinti. Secondo il testo approvato dal Parlamento Europeo, solo gli impianti di almeno 20 MW devono rispettare i criteri di sostenibilità delle biomasse: non ha senso, dato che gli impianti di biomassa in Europa sono in media di 4-5 MW.
GEOTERMIA E DIRITTI DEI PRODUTTORI-CONSUMATORI FANNO PENDERE LA BILANCIA DEL VOTO A FAVORE DEL SI’
Luci ed ombre, dicevamo. I successi in materia di geotermia e di diritti dei produttori-consumatori di rinnovabili (e il parziale miglioramento dei target rispetto alla proposta della Commissione Europea) hanno fatto pendere la bilancia del nostro voto verso il sì anziché verso l’astensione. Alla fine dei conti i favorevoli sono stati 492; i contrari 88; gli astenuti 107. Sulla base di quanto approvato in plenaria, ora il Parlamento Europeo condurrà il trilogo con il consiglio UE (l’altro colegislatore europeo) dal quale uscirà il testo definitivo della nuova direttiva rinnovabili.
Vi terremo come sempre informati.