L’UE vuole mettere le mani sui nostri risparmi e sui nostri conti correnti per finanziare la spesa bellica? La Commissione europea di Ursula von der Leyen discuterà domani, mercoledì 19, il libro bianco sul futuro della difesa europea e soprattutto la cosiddetta “Unione dei risparmi e degli investimenti”. La testata tedesca Table Media ne ha pubblicato una bozza come leak.
Questa bozza usa un linguaggio molto felpato e la versione definitiva del documento potrebbe essere diversa, anche notevolmente, da quella ora in circolazione. Però il contenuto legittima appunto il dubbio che l’UE voglia dare l’assalto ai risparmi privati per finanziare la spesa bellica. Costituiscono l’ultimo brandello di ricchezza sopravvissuta a decenni di neoliberismo, austerity e fallimentari politiche economiche e sociali.
L’UE ha bisogno di soldi. Di tanti soldi. Il ReArm Europe prevede spese belliche fino a 800 miliardi. In parte saranno a carico degli Stati: per l’occasione si ammorbidiscono le regole di bilancio che finora sono state un dogma, sia quando si trattava di salvare la Grecia dalla fame sia per mantenere un dignitoso funzionamento dei servizi pubblici in Italia e altrove. Un’altra parte dele denaro sarà fornita dai prestiti UE. Ma per prestare dei soldi, bisogna innanzitutto averli.
Oltre a ReArm Europe, la Commissione europea vuole finanziare gli obiettivi del rapporto Draghi, secondo il quale per salvare l’economia UE bisogna indirizzare verso i bisogni delle aziende una spesa pari al 4,5% del PIL. Altri mucchi di miliardi.
L’ “Unione dei risparmi e degli investimenti” si inserisce su questo sfondo. La bozza pubblicata da Table Media riguarda una comunicazione della Commissione europea. Una sorta di manifesto programmatico con i principi ispiratori delle future proposte legislative.
Vi si legge che i cittadini UE tengono fermi nei conti correnti bancari il 70% dei loro risparmi, ossia 10 mila miliardi, e investono solo l’altro 30%, ma le aziende e la difesa hanno bisogno di investimenti privati. Dunque – dice in sostanza il documento – è necessario incoraggiare i risparmiatori ad investire.
Sarà da vedere in che cosa consisterà l’incoraggiamento riservato ai risparmiatori. Una calorosa pacca sulla spalla a chi segue i consigli di Ursula von der Leyen? Una punizione dolorosa per chi punta i piedi?
E poi, “investire” in questo caso non significa solo prestare i soldi alle aziende, belliche e non. Significa soprattutto affidarli a qualcuno affinché li giochi al casinò nei mercati finanziari: darli in pasto alla finanza che se li mangia e ti risputa gli ossicini.
Più di trent’anni fa, nel 1992, Giuliano Amato, allora primo ministro, prelevò nottetempo il 6 per mille dai conti correnti degli italiani per salvare i disastrosi conti pubblici. Evitò di chiarire in anticipo a chicchessia quel che stava per fare.