Draghi e von der leyen preparano un’economia di austerity bellica

Il demone della guerra, Ursula von der Leyen, incontra un altro demone, l’ex primo ministro Mario Draghi, e tutti e due pianificano per l’UE e per l’Italia un’economia di austerity bellica (come se già non bastasse l’austerity cui siamo abituati …) nella quale grandi finanziamenti pubblici vengono indirizzati verso grandi industrie della difesa: ovvero verso le fabbriche di armi. Con buona pace (e requiem) di pensioni, scuole, sanità, ambiente e tutto il resto.

È il succo di quanto sta accadendo in questi giorni a Bruxelles: e di quanto avverrà nei prossimi cinque anni, se non riusciremo a fermarli o quantomeno a mettergli in freno.

Draghi presenta in anteprima oggi, mercoledí 4 settembre, il Rapporto sulla competitività dell’Europa richiestogli da von der Leyen, che ne ha dato l’annuncio mesi fa durante un discorso.

Avverrà in una riunione a porte chiuse con i capigruppo delle forze politiche presenti nel Parlamento europeo.

L’intero rapporto non verrà quindi ancora reso pubblico – forse lo sarà la prossima settimana – ma ci sono ampie anticipazioni sul contenuto.

Le anticipazioni vengono da Politico, testata solitamente molto bene informata. Secondo Politico, il rapporto dice che:

  • l’Europa “dovrà assumersi una crescente responsabilità per la propria difesa e sicurezza”
  • la sua spesa militare è ora troppo bassa
  • bisogna consentire alle fabbriche di armi (pardon, alle “aziende della difesa”) un pieno accesso ai finanziamenti europei.

Ancora: Draghi raccomanda maggiore sinergia fra Commissione europea, Servizio europeo per l’azione esterna e Agenzia europea per la difesa. Raccomanda anche di creare un’ “Autorità per l’industria della difesa” per gestire a livello centrale gli appalti degli stati UE relativi all’acquisto di armi.

Questa Autorità, secondo Draghi, dovrebbe far capo alla Commissione europea e dal commissario UE alla Difesa (o comunque lo si vorrà chiamare) che von der Leyen ha da tempo detto di voler istituire. Dovrebbe anche scegliere come consiglieri “gruppi settoriali specifici composti da rappresentanti dell’industria e degli Stati membri dell’UE”.

Di fatto, le spese belliche e gli ingenti fondi pubblici ad esse destinati verrebbero così sottratti a qualsiasi controllo diretto.

Ci sarebbe molto altro da dire sull’incombente rapporto Draghi, compreso quello che egli stesso ha anticipato mesi fa durante un discorso disponibile anche in traduzione italiana. Il succo è che l’UE – sostiene – deve rafforzare le economie di scala, cosa che tradotta nel linguaggio corrente significa: favorire la concentrazione dei capitali e l’alleanza o la fusione fra aziende, almeno nei settori economici più importanti. Con buona pace (e requiem) per le piccole e medie imprese.

Anche se ci sarebbe molto altro da dire, a quanto si sa ora la cosa più importante del rapporto Draghi è che l’Europa, per dotarsi di potenti strumenti di morte, si accinge a piantare gli ultimi chiodi nella bara nelle politiche di assistenza e di benessere dei cittadini per le quali un tempo andava famosa. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per impedirlo.

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