Ci aspettano altri cinque anni con Ursula von der Leyen, il demone della guerra, al volante della Commissione europea. Il Parlamento europeo la settimana scorsa ha confermato nel ruolo colei che durante la campagna elettorale ha indossato il giubbotto antiproiettile, proprio in senso letterale, e annunciato più soldi alla difesa.
Infatti, il riarmo europeo, la prosecuzione della guerra in Ucraina ed il rifiuto di ogni trattativa di pace sono stati temi centrali del discorso con il quale, in aula, ha sollecitato la rielezione. E’ possibile riascoltarlo in lingua originale oppure con traduzione simultanea in italiano. In alternativa c’è il testo in inglese.
Giovedì 18 a Strasburgo la sua candidatura ha raccolto 401 voti a favore e 284 contrari. Il voto era segreto. Il M5S ha annunciato (e mantenuto) il no. Fra gli italiani, stando alle dichiarazioni, hanno appoggiato von der Leyen gli esponenti di PD, Forza Italia, Europa Verde.
La ricandidatura di von der Leyen ha suscitato cospicui malumori, sotterranei e non solo, all’interno delle famiglie politiche del Parlamento europeo che fin dall’inizio l’hanno appoggiata. Si tratta di Partito Popolare Europeo; Socialisti e Democratici; Renew Europe.
Per neutralizzare i franchi tiratori, che si prevedevano assai numerosi, è stata decisivo l’appoggio del gruppo Verdi/Alleanza Libera Europea, ottenuto negli ultimi giorni.
I verdi europei, che nel 2020 giudicavano insufficiente il Green Deal varato durante il primo mandato di von der Leyen, non hanno badato al fatto che la stessa von der Leyen ha tradito quel che di buono esso poteva contenere.
E non basta. Hanno inghiottito senza battere ciglio il passaggio del discorso con il quale von der Leyen, presentando la sua candidatura al Parlamento europeo, ha annunciato la volontà di portare avanti il Green Deal “con pragmatismo e con neutralità tecnologica”.
Il termine “pragmatismo” è un altro modo per dire “molta elasticità”. Invece “neutralità tecnologica” significa che tutte le tecnologie sono accettate: ovvero, largo al nucleare.
Il discorso di von der Leyen e il lungo documento programmatico che lo accompagna contengono le più svariate promesse. Hanno lo scopo di accontentare i gruppi politici con i quali ella ha trattato a porte chiuse.
Alcune di queste promesse sono belle come i fiocchi e i lustrini usati per incartare i regali: diritti sociali, lotta alla povertà, affitti a basso prezzo, protezione della natura…
Eppure, perfino in questo contesto di captatio benevolentiae (accattivarsi le simpatie, come dicevano i latini) dominano gli aspetti nettamente preoccupanti. Quelli chiari – anche senza un’analisi che conduca al di là della retorica – sono relativi alla guerra in Ucraina.
Cito qui ancora alcune dichiarazioni di von der Leyen, tratte sia dal discorso pronunciato in aula, sia dal documento programmatico:
- “L’Europa sosterrà l’Ucraina finché sarà necessario. Dobbiamo darle tutto ciò di cui ha bisogno per resistere e per vincere”
- Il viaggio a Mosca del primo ministro ungherese Orbán per cercare una strada verso le trattative è stato “semplicemente una missione di acquiescenza” nei confronti della Russia
- “Le nostre spese in materia di sicurezza sono troppo deboli”
- “Nei prossimi cinque anni il nostro lavoro si concentrerà sulla costruzione di un’autentica Unione europea della difesa”
- “Nominerò un commissario per la difesa”
- “Nei primi 100 giorni del mandato presenteremo […] un libro bianco sul futuro della difesa europea”
- “Un elemento centrale di questo lavoro sarà il rafforzamento del partenariato UE-NATO”
E ancora:
- “Rafforzeremo il programma per l’industria europea della difesa per incentivare gli appalti comuni”
- “Potenzieremo il Fondo europeo per la difesa per investire nelle capacità di difesa di alta gamma dell’UE”
- “Proporremo una serie di progetti di comune interesse europeo nel settore della difesa, a cominciare da uno scudo aereo europeo”
C’è di peggio. Von der Leyen considera un “imperativo geopolitico” l’allargamento dell’Unione Europea in direzione di Balcani occidentali, Moldova, Georgia, Ucraina: fare entrare nell’UE l’Ucraina significa incorporare la guerra nell’UE.
Infatti “Ci prepareremo a ipotesi che ci auguriamo non si concretino mai, ma non possiamo correre il rischio di essere poco preparati”.
Significa -ma è necessario spiegarlo? – che confermando von der Leyen l’Unione Europea si prepara alla guerra.