Di palo in frasca e all’industria. La rapida carriera di Séjourné

Stéphan Séjourné, il trentasettenne nuovo commissario europeo all’Industria annunciato martedì da von der Leyen, è un giovane brillante e pimpante. Fedelissimo di Macron, in vita sua ha sempre e solo frequentato i palazzi del potere come politico, come loro consulente o come organizzatore di campagne elettorali.

Per quanto si frughi nella biografia di Séjourné, alla voce lavoro risulta solo uno stage al municipio di Parigi (subito dopo la laurea in Legge) seguito da “diversi mesi” alla Fédération de l’agroalimentair, un sindacato che fa capo alla CGT.

Verosimilmente Séjourné non ha mai messo piede in uno stabilimento industriale in vita sua. La mancanza di un solido background nel settore non sembra essere un problema grave: come commissario europeo, von der Leyen gli chiede sostanzialmente solo di attuare l’agenda Draghi.

Ai tempi dell’Università, Séjourné era nell’orbita del Partito socialista francese e leader delle proteste studentesche. È entrato nell’ufficio del presidente del consiglio regionale dell’Île de France e poi, convertitosi al macronismo, nell’ufficio dello stesso Macron, accompagnandolo mentre era ministro (2014) e poi (2017) presidente della Repubblica.

Stratega dei macroniani per la campagna elettorale in vista delle europee 2019, è stato eletto egli stesso parlamentare europeo. Fra le sue attività nel quinquennio non ne risulta alcuna legata all’industria: tuttavia quando si è costituito il gruppo Renew Europe, nel quale sono confluiti i macroniani, egli ne è diventato rapidamente il presidente.

Nel gennaio scorso ha abbandonato il Parlamento europeo perché chiamato al ruolo di ministro degli Esteri in Francia: il più giovane ministro degli Esteri nella storia della repubblica francese.

Ora farà il commissario all’Industria. Di palo in frasca: come del resto in tutta la sua rapida carriera.

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