Molti dei commissari annunciati martedì 17 settembre da von der Leyen fanno paura e lasciano presagire un futuro fosco per l’UE. Due fanno più paura di tutti: Kaja Kallas e Andrius Kubilius.
Si occuperanno rispettivamente di Esteri e Difesa, e quindi delle scelte dell’UE rispetto alla guerra in Ucraina: sono due falchi assoluti.
Sempre più il mondo – Occidente compreso – si rende conto che è necessaria una soluzione diplomatica. Lo stesso Trump afferma che, se fra due mesi vincerà le elezioni USA, porrà fine alla guerra in 24 ore (sarà vero?)
Con Kallas e Kubilius, la UE al contrario si prepara a fare l’ultimo giapponese: quello che è rimasto per 29 anni a combattere, da solo nella giungla, la Seconda guerra mondiale finita per tutti gli altri nel 1945.
Kallas, fino a poche settimane fa primo ministro dell’Estonia, è stata l’unica in Europa ad appoggiare l’idea di Macron di inviare in Ucraina truppe occidentali. Ha cominciato a mandare armi all’Ucraina già nel gennaio 2022, quando ancora la guerra non era scoppiata e anzi USA e Russia pare che tenessero colloqui diplomatici per evitarla.
In seguito, Kallas ha sempre spinto affinché l’UE mandasse più armi, ancora più armi: l’escalation delle forniture che svuota le casse europee secondo lei non è mai sufficiente.
Con Kaja Kallas, le spese militari dell’Estonia hanno superato il 3% del PIL, proiettandosi verso il 5%.
Il lituano Andrius Kubilius, eletto al Parlamento europeo nel 2019 e di nuovo nel 2024, si è sempre e principalmente occupato di Ucraina, di allargamento ad Est dell’UE e di Russia, che – ha detto in plenaria nel 2021, quando la guerra non era ancora all’orizzonte – “rappresenta la più grave minaccia alla sicurezza europea” e con la quale “è impossibile avere buone relazioni”.
Sempre in plenaria, nel luglio di quest’anno Kubilius ha invocato un piano per l’Ucraina tale da coprire “tutte le sue necessità militari” per assicurarle la “necessaria vittoria”.
Sempre più il mondo – Occidente compreso – si rende conto che è necessaria una soluzione diplomatica. Lo stesso Trump afferma che, se fra due mesi vincerà le elezioni USA, porrà fine alla guerra in 24 ore (sarà vero?)
Con Kallas e Kubilius, la UE al contrario si prepara a fare l’ultimo giapponese: quello che è rimasto per 29 anni a combattere, da solo nella giungla, la Seconda guerra mondiale finita per tutti gli altri nel 1945.
Kallas, fino a poche settimane fa primo ministro dell’Estonia, è stata l’unica in Europa ad appoggiare l’idea di Macron di inviare in Ucraina truppe occidentali. Ha cominciato a mandare armi all’Ucraina già nel gennaio 2022, quando ancora la guerra non era scoppiata e anzi USA e Russia pare che tenessero colloqui diplomatici per evitarla.
In seguito, Kallas ha sempre spinto affinché l’UE mandasse più armi, ancora più armi: l’escalation delle forniture che svuota le casse europee secondo lei non è mai sufficiente.
Con Kaja Kallas, le spese militari dell’Estonia hanno superato il 3% del PIL, proiettandosi verso il 5%.
Il lituano Andrius Kubilius, eletto al Parlamento europeo nel 2019 e di nuovo nel 2024, si è sempre e principalmente occupato di Ucraina, di allargamento ad Est dell’UE e di Russia, che – ha detto in plenaria nel 2021, quando la guerra non era ancora all’orizzonte – “rappresenta la più grave minaccia alla sicurezza europea” e con la quale “è impossibile avere buone relazioni”.
Sempre in plenaria, nel luglio di quest’anno KubiliFotous ha invocato un piano per l’Ucraina tale da coprire “tutte le sue necessità militari” per assicurarle la “necessaria vittoria”.
Secondo lui, le cifre attuali (80 miliardi di euro di forniture militari UE) non sembrano nemmeno una cosa seria. Ha lamentato che gli aiuti UE all’Ucraina dipendano dalla volontà di ciascuno Stato membro e ha chiesto invece obblighi precisi.
Se non lo congediamo insieme a Kallas, è chiaro come si comporterà il soldato Kubilius in veste di commissario UE alla Difesa. Ci porterà alla rovina: certamente economica, se non molto peggio