promesse non mantenute. Grande muraglia verde dell’africa come il green deal ue

Non solo il Green Deal, ma anche la Great Green Belt, ossia la Grande Muraglia Verde dell’Africa. La ricordate? Se n’era parlato molto. Anche essa si sta dimostrando una di quelle belle promesse che lastricano la strada dell’inferno ecologico.

La Great Green Belt è una ciclopica cintura di alberi che andava realizzata entro il 2030 per fermare l’avanzata del Sahara all’interno della fascia semiarida del Sahel. Larga 15 chilometri e lunga quasi 8 mila, la grande muraglia verde si sarebbe dovuta estendere dall’Atlantico al Mar Rosso per un totale di 100 milioni di ettari. Oltre all’ambiente in generale, avrebbe dovuto difendere i campi che rappresentano il pane e la vita dignitosa per la gente del posto: l’alternativa spesso è l’emigrazione.

L’idea della grande muraglia verde è ottima e vecchia di vari decenni.

Nel corso del tempo è stata oggetto di numerosi rilanci corredati da promesse di finanziamento da parte di istituzioni occidentali. Il primo rilancio è del 2007; l’ultimo, del 2021. Complessivamente sono stati promessi 19 miliardi di dollari.

L’obiettivo dichiarato? Completarne entro il 2030 i 100 milioni di ettari annunciati.

A che punto siamo? Dal 2007 al marzo 2023, siamo arrivati a stanziamenti pari a 2,5 miliardi e a 30 milioni di ettari di alberi. Di questo passo l’impresa, se sarà compiuta, lo sarà dopo il 2050.

Fra le promesse non mantenute di finanziamento si annoverano anche quelle dell’Unione europea che era impegnata per quasi 4 miliardi.

Allo stato attuale dei fatti, solo 472 milioni risultano stanziati o in dirittura di arrivo. Se si considerano solo i soldi effettivamente già arrivati, siamo solo a 80,8 milioni.

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