Per la serie “Che fine fanno i nostri soldi?”, il WWF ha scoperto sporchi segreti relativi alle corposissime sovvenzioni UE per la PAC, la Politica Agricola Comune. I governi nazionali hanno ampia flessibilità nella gestione del denaro. I criteri adottati dall’Italia favoriscono – se così si può riassumere – il ritorno del peggior latifondo.
A livello europeo, dice il WWF, ogni anno almeno il 58-60% dei finanziamenti PAC, ovvero 31,4-32,1 miliardi di euro, viene impiegato in modi che contribuiscono involontariamente al degrado delle specie e degli habitat. Bisogna aggiungere a questa cifra anche i sussidi indiretti dannosi, come le riduzioni o le esenzioni fiscali per i fertilizzanti e i pesticidi.
E il latifondo italiano? Attraverso la PAC, l’UE stanzia 36,54 miliardi di euro per l’agricoltura italiana nel periodo 2023-2027. L’80% delle risorse, ha scoperto il WWF, vengono assegnate al 20% delle aziende agricole nazionali; le più grandi – favorire il ritorno del latifondo, appunto – e le più inquinanti. Tra queste ci sono i due terzi delle aziende zootecniche intensive, concentrate in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.
La trasmissione televisiva Report e il film “Food for profit” hanno mostrato il volto vero (e di solito celato) della zootecnia intensiva. Un volto terribile per le persone che lavorano negli allevamenti e per gli animali costretti a viverci. E’ necessaria un’agricoltura che rispetti uomini, animali, ambiente naturale. Soprattutto, questo tipo di agricoltura è possibile già ora.