Bioprinting 3D per scopi medici e per il potenziamento umano. Questioni etiche e legislative

Lunedì 3 dicembre verrà presentato lo studio sul bioprinting che ho proposto e ispirato al Parlamento Europeo sugli aspetti scientifici, giuridici ed etici di un territorio disseminato di opportunità e di mine vaganti. È necessario costruire un quadro legislativo prima che la rapida evoluzione tecnologica ci metta di fronte a fatti già compiuti

Lo studio dedicato al bioprinting 3D per scopi medici e per il cosiddetto potenziamento umano, da me richiesto e ispirato allo STOA*, l’unità di ricerca del Parlamento Europeo, viene presentato lunedì 3 dicembre alla commissione ITRE del Parlamento Europeo, che si occupa di ricerca, industria ed energia: è l’ottavo punto all’ordine del giorno.

Il bioprinting 3D è la stampa 3D di materiale biologico o di rilevanza biologica. Lo studio costituisce una sorta di ricognizione del territorio ricolmo di opportunità e probabilmente disseminato di mine vaganti che la sempre più rapida evoluzione tecnologica ha aperto e ancor più aprirà  di fronte a noi.

Bioprinting 3D, il confine fra ciò che è fattibile e la fantascienza

I legislatori devono cominciare a pensarci: in alcuni casi è diventato sfumato il confine tra ciò che è (o sarà) davvero fattibile e la fantascienza. La possibilità di “stampare” un organo su misura per un trapianto che salva la vita a un malato senza rischiare la crisi di rigetto non potrà forse essere utilizzata anche per dotare un corpo umano di capacità superiori a quelle naturali? E’ l’human enhancement, l’espressione inglese che indica il miglioramento ed il potenziamento del corpo umano.

L’human enhancement è richiamato nel titolo dello studio dello STOA “Biostampa 3D per scopi medici e di potenziamento”. Ho chiesto ed ottenuto che testo fosse disponibile anche in italiano. E’ in fondo a questo post, seguito dall’allegato “Aspetti giuridici ed etici”. Chi volesse leggerlo in inglese trova qui “3D bio-printing for medical and enhancement purposes” e l’allegato “Legal and ethical aspects”. Sempre in inglese c’è anche un’analisi approfondita.

Il “bioinchiostro” ottenuto dalle cellule del paziente

La stampa 3D, su questo blog, non ha bisogno di presentazioni. E’ un tema cui mi dedico da qualche anno. Il principio della stampa 3D: uno o più bracci meccanici guidati da un software e dal progetto dell’oggetto che si vuole realizzare  si muovono depositando la materia nello spazio secondo un percorso tale da materializzare con precisione l’oggetto stesso.

La più immediata applicazione in campo medico della stampa 3D sono le protesi personalizzate che possono essere stampate con una spesa di gran lunga inferiore rispetto ai processi tradizionali. Già oggi è possibile stampare in 3D alcuni tessuti partendo dalle cellule: il punto di partenza possono essere le stesse cellule del paziente, dapprima trasformate in cellule staminali totipotenti indotte e poi stimolate a differenziarsi di nuovo in cellule specializzate. Si ottengono in questo modo i cosiddetti “bioinchiostri”.

Il tessuto muscolare cardiaco e l’occhio stampati in 3D

I “bioinchiostri” vengono poi  depositati nello spazio dal braccio della stampante 3D per ottenere le forme e i volumi desiderati. Si impiegano apposite stampanti 3D in grado di mantenere le cellule vive durante il processo. La stampa comprende in genere anche la creazione del supporto su cui vengono disseminate le cellule: può essere costituito da un materiale biodegradabile destinato a scomparire man mano che le cellule, moltiplicandosi, lo colonizzano.

Con questo processo sono stati ottenuti in laboratorio del tessuto muscolare cardiaco (che può essere utilizzato per riparare le parti di cuore danneggiate da infarti), una cornea composta da cellule umane, una cornea composta da cellule umane, una sorta di “occhio bionico” con ricettori di luce disposti su una superficie semisferica…

La prospettiva della commistione fra naturale ed artificiale

Con il bioprinting 3D, la scienza non sta affatto superando la natura: stiamo solo cercando di copiare in maniera approssimativa ciò che la natura fa da milioni di anni. In fondo, tutti gli esseri viventi si auto-stampano in 3D sulla base delle istruzioni impartite dal codice genetico. Piuttosto queste tecniche, unite ad altre in via di rapido sviluppo in altri campi come robotica ed intelligenza artificiale, potrebbero portare ad evoluzioni del tutto imprevedibili.

Si apre infatti la prospettiva della commistione fra naturale ed artificiale. Dove bisognerà collocare il confine tra un uomo con un corpo “ricostruito” o “potenziato” grazie al bioprinting e un robot realizzato in parte con tessuti viventi artificiali? Cosa può accadere se non cominciamo a pensare alle implicazioni bioetiche del bioprinting? Se non prepariamo per tempo il quadro legislativo ed etico in grado di regolare al meglio il nostro futuro?

Il processo legislativo democratico, che comporta tempi lunghi e il bilanciamento di opinioni ed interessi diversi, sta facendo fatica a tenere il passo con l’evoluzione tecnologica. E’ il motivo che mi ha indotto a chiedere allo STOA del Parlamento Europeo di esplorare il bioprinting 3D, un tema destinato forse a diventare di grandi attualità prima ancora che si svolga un dibattito pubblico attorno ai problemi ad esso connessi.

“Biostampa 3D per scopi medici e di potenziamento”

Ecco la parte generale dello studio dello  STOA

“Aspetti giuridici ed etici

Ed ecco anche l’importantissimo allegato dedicato agli aspetti giuridici ed etici del bioprinting.


* Lo STOA è un luogo di incontro tra ricercatori e legislatori affinché la legislazione possa evolversi in rapporto alla tecnologia. L’acronimo STOA sta per Science and Technology Options Assessment, ovvero “Valutazioni delle opzioni scientifiche e tecnologiche”

NOTA: un ringraziomento speciale a Erica Seidita, Giorgio Magistrelli e Marina Voudouri per il contributo dato durante la stesura del testo.

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