Ucraina beffa UE. Si prende i soldi ma non adempie alle promesse per il passaggio del gas

“Prendi i soldi e scappa”… o qualcosa di molto simile. In settembre, l’UE ha garantito all’Ucraina un miliardo di dollari (dei quali risultano già versati almeno 800 milioni) affinché l’Ucraina stessa pompasse due miliardi di metri cubi di gas nei suoi stoccaggi sotterranei prima dell’inizio dell’inverno, con lo scopo di rendere agevole il transito in territorio ucraino del gas russo diretto verso gli Stati UE. L’Ucraina ha incassato tutti i soldi europei ma ha messo nei suoi stoccaggi solo la metà del gas promesso all’UE, come si ricava dal grafico interattivo dell’organizzazione UE Gas Infrastructure Europe. Oggi il colosso russo del gas Gazprom per l’ennesima volta ha minacciato di chiudere il gas all’Ucraina, che cronicamente insolvente ha smesso di pagare. Chissà se stavolta si interromperà davvero il flusso gel gas russo verso l’Unione Europea: una crisi già tante volte annunciata e finora sempre disinnescata, tranne che nel 2006.

In ogni caso, resta come minimo l’amaro in bocca: l’Ucraina ha beffato l’UE con cui ha stretto giusto un anno fa un accordo di associazione, il primo passo per l’ingresso nell’Unione. Questo accordo di associazione ha irritato profondamente la Russia, storico partner commerciale dell’Ucraina, e ha innescato sanzioni e controsanzioni commerciali fra Russia e UE, con danno gravissimo  per l’economia italiana.

Oltre il 30% del gas importato in Europa viene dalla Russia. La metà passa per l’Ucraina. Per motivi tecnici legati alla pressione all’interno dei gasdotti, il gas russo diretto verso Ovest transita agevolmente in territorio ucraino solo se gli stoccaggi sotterranei di gas sono ragionevolmente pieni.

Il transito del gas russo frutta all’Ucraina miliardi di dollari sotto forma di diritti di passaggio. Ma la politica visceralmente antirussa dell’Ucraina ha messo ripetutamente in pericolo il passaggio del gas. Di qui l’accordo fra UE, Ucraina e Russia e il miliardo di dollari UE all’Ucraina, affinchè entro ottobre iniettasse nei suoi stoccaggi sotterranei due miliardi di metri cubi di gas: li avrebbe via via ritirati ed usati nel corso della brutta stagione; la loro presenza avrebbe tuttavia favorito il flusso del gas russo verso l’UE nella prima parte dell’inverno, quando tutti i Paesi tendono a farne quanto più possibile.

Il 25 settembre 2015 – il giorno dell’accordo miliardario con l’UE – negli stoccaggi dell’Ucraina c’erano 15,5 miliardi di metri cubi di gas. Avrebbero dovuto diventare 17,5. Non sono mai e poi mai arrivati a quel livello. Ora – già incassati almeno 800 milioni dall’Europa – negli stoccaggi ucraini ce ne sono solo 16,5 miliardi di metri cubi. Al commissario UE per l’Energia Sefcovic piacerebbe che negli stoccaggi ucraini ci fossero 19 miliardi di metri cubi: del resto, la stessa Ucraina l’anno scorso affermò che il flusso del gas russo verso l’UE sarebbe stato garantito solo se nei suoi stoccaggi ci fossero stati almeno 14-19 miliardi di metri cubi di gas.

Passata la festa, gabbato lo santo e ricevuti i soldi UE, l’inverno è alle porte: e se Gazprom dovesse chiudere il rubinetto, l’Ucraina dovrà con ogni probabilità attingere dagli stoccaggi già ora insufficientemente pieni.

Dopo aver sborsato il denaro, l’UE ha incassato con britannico aplomb il comportamento dell’Ucraina. Non risulta che le abbia tirato le orecchie. Non risulta neanche una protesta meramente formale…

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