L’UE paga il “pizzo” all’Ucraina per scongiurare una nuova crisi del gas

L’UE é disposta a pagare il “pizzo” all’Ucraina, suo nuovo e impresentabile “partner” – al quale è legata l’anno scorso da un accordo di associazione (il primo passo per l’entrata in UE). Usa i soldi dei cittadini europei per comprare il gas all’Ucraina e convincerla così a far passare nel suo territorio il gas russo diretto verso i Paesi dell’Unione: un’operazione che all’Ucraina frutta tre miliardi di dollari (dati 2012) sotto forma di diritti di transito.

E’ questo il risultato dei colloqui svoltisi venerdì fra UE, Russia e il colosso russo del gas Gazprom per scongiurare una nuova crisi del gas (l’interruzione del flusso del gas russo verso l’Europa) durante il prossimo inverno. E’ l’ultima, terrificante interpretazione che l’UE dà della “sicurezza energetica”, cioè della certezza di ricevere puntualmente le forniture.

Il 30% del gas utilizzato nell’UE viene dalla Russia; la metà di questo gas passa dall’Ucraina, che é teatro di guerra civile, in conflitto con la Russia e cronicamente insolvente rispetto alla bolletta del gas russo.

Anche all’Ucraina serve il gas russo. Ma in luglio, in seguito all’ennesima lite sul prezzo, ha smesso di comprarlo. Preferisce riacquistare il gas russo dai Paesi UE (il cosiddetto “reverse flow”, flusso inverso: il gas viaggia nei gasdotti da ovest verso est anziché da est verso ovest) a costo di pagarlo di più, come i russi non mancano di sottolineare.

Il risultato di questa scelta e dell’economia dissestata per la guerra civile é che ora in Ucraina i depositi di gas sono pieni per meno della metà. Alla vigilia della brutta stagione, custodiscono circa 14 miliardi di metri cubi di gas: e col freddo, ovviamente, le riserve si svuotano. Purtroppo questi non sono solo problemi per l’Ucraina: il flusso del gas russo verso l’UE é garantito (per motivi di pressione) se negli stoccaggi ucraini ci sono almeno 14-19 miliardi di metri cubi di gas. Su questo fa leva l’Ucraina per farsi pagare il gas dall’UE.

La “sicurezza energetica” di cui l’UE si riempie la bocca in chiave antirussa andrebbe piuttosto declinata tenendo conto della necessità di non dover subire ricatti da parte dell’Ucraina. Non risulta che l’UE abbia mandato un messaggio del genere all’Ucraina. Verosimilmente in futuro il raddoppio del gasdotto Nord Stream (in grado di trasportare il gas dalla Russia direttamente alla Germania) consentirà all’UE di chiudere per sempre la questione del passaggio del gas attraverso l’Ucraina. Ma i lavori saranno prevedibilmente ultimati nel 2020: cioè fra quattro inverni.

Anche lo scorso anno l’UE fece da mediatore affinché Russia ed Ucraina si accordassero sulla compravendita del gas durante l’inverno. Però si limitò a garantire, insieme al Fondo Monetario Internazionale, il regolare pagamento delle bollette da parte dell’Ucraina. Stavolta l’UE é disposta a dare all’Ucraina 500 milioni di dollari per comprarsi 2 miliardi di metri cubi di gas: così stabilisce l’accordo tessuto fra UE, Russia e Gazprom. Però l’accordo deve ancora essere sottoposto all’Ucraina. Chissà se 500 milioni di dollari le basteranno o se ne vorrà di più.

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