Un po’ di chiarezza sul roaming: la frontiera che continua a sopravvivere in Europa

Dopo la presa di posizione del Consiglio, l’abolizione del #roaming votata dal Parlamento Europeo è in pericolo e la net neutrality é in rianimazione

Il Parlamento Europeo si batte per la neutralità della rete e l’abolizione del roaming. Ma si tratta di obiettivi in serio pericolo. Ieri su questi temi é iniziata la mediazione – il cosiddetto trilogo – fra il Parlamento Europeo, la Commissione Europea ed il Consiglio dei ministri UE. Dal trilogo uscirà la direttiva che disciplinerà i due settori. Roaming e neutralità della rete costituiscono il relitto del pacchetto di proposte legislative “Connected continent”  lanciato nel 2013 dalla Commissione Europea e relativo ai servizi digitali nell’UE.

Il Consiglio UE non é riuscito a trovare una posizione comune su tutto il resto del pacchetto, che risulta quindi accantonato. Si é messo d’accordo al proprio interno solo sull’intento di mantenere ulteriormente in vigore il roaming e di ridurre la neutralità della rete in condizioni tali da rendere necessario il ricovero nel reparto rianimazione.

Il parere con cui il Consiglio UE si é seduto al tavolo del trilogo é praticamente opposto rispetto a quello espresso dal Parlamento Europeo nell’aprile scorso.  E’ anche molto lontano dal contenuto del “Connected continent” proposto dalla Commissione. E adesso? Si annuncia spinosa la mediazione che condurrà alla direttiva; il prossimo appuntamento al tavolo dei negoziati é per la fine di aprile.

Viste le rigide posizioni sul roaming con cui il Consiglio UE é arrivato al trilogo, poi, si prospetta che le barriere telefoniche ai confini tra Stati continuino ad essere l’ultima, assurda frontiera dell’Unione Europea. Essa ha creato un mercato unico nel quale merci e persone possono viaggiare liberamente attraverso i confini: solo le chiamate cellulari e il traffico dati pagano dazio al confine, perché così fa comodo alle grandi compagnie delle telecomunicazioni. L’abolizione completa del roaming sarebbe invece un atto dovuto da parte delle compagnie telefoniche nei confronti dei cittadini europei, che hanno contribuito ai loro profitti straordinari… Il testo votato dal Parlamento Europeo invocava infatti la fine del roaming entro il 15 dicembre 2015 e la creazione di una nuova situazione chiamata “roam like at home”: i consumatori avrebbero pagato traffico dati e telefonate col cellulare effettuate dall’estero allo stesso prezzo pagato in patria, a patto di mantenere anche all’estero le abituali tipologie di consumi: la “clausola di utilizzo corretto” per evitare abusi ai danni degli operatori delle telecomunicazioni.

Il Consiglio Ue invece si é seduto al tavolo dei negoziati chiedendo che il roaming rimanga in vigore così come é ora fino al 30 giugno 2016: adesso le tariffe massime applicabili sono pari a:

  • 19 centesimi per le chiamate in uscita;
  • 5 centesimi per le chiamate in ingresso;
  • 20 centesimi a MB per il traffico dati;
  •  6 centesimi per gli SMS.

Lo prevede la cosiddetta eurotariffa varata tempo fa dall’UE, che ha prodotto una diminuzione dei costi del 70% rispetto al 2012. Dal luglio 2016, sempre secondo le richieste del Consiglio, dovrebbe essere libero dal roaming solo un servizio-base (non viene però specificata la quantità di telefonate col cellulare, sms, traffico internet che esso comprenderebbe), al di là del quale l’operatore telefonico sarebbe autorizzato a far pagare il roaming. A quale prezzo? Il Consiglio Ue propone che il prezzo pagato dall’utente non superi le tariffe massime pagate all’ingrosso dagli operatori delle telecomunicazioni per usare le reti degli altri Stati UE e che queste tariffe rimangano in vigore fino alla metà del 2018: poi – dice sempre il Consiglio – si potrà vedere se effettuare un ulteriore abbassamento, subordinando la decisione alla verifica preliminare dell’impatto dell’operazione sugli operatori di telefonia.

Qualche giorno fa, European Voices ha fatto notare una situazione davvero curiosa: numerosi eurodeputati legati alla  Große Koalition (leggi: al grande inciucio) che governa l’UE hanno basato la loro vittoriosa campagna elettorale proprio sulla promessa dell’abolizione del roaming. Una promessa che ora, di fatto, sarà verosimilmente impossibile mantenere. Hanno venduto la pelle dell’orso in netto anticipo rispetto alle reali intenzioni del proprio schieramento politico e degli alleati: e ora non sanno come togliersi d’impiccio.

La vicenda del roaming mostra come, con questa UE, l’Europa dei popoli é vuota retorica e la sostanza invece é ben diversa. In un’Europa dei popoli, in un’Europa centrata sui cittadini europei, un cittadino europeo dovrebbe sentirsi a casa sua a Roma come a Berlino o a Lisbona. La necessità di pagare il roaming quando viaggia all’interno dell’UE gli ricorda invece che non é affatto a casa sua. Si trova invece in un luogo dove hanno regolarmente la meglio gli interessi delle corporations.

Le società telefoniche dicono infatti che l’utente deve pagare il roaming perché esse stesse si addebitano, l’una con l’altra, gli importi relativi a questo servizio. In realtà le grandi compagnie hanno reti telefoniche in molti Paesi dell’UE, ma il cittadino deve pagare il roaming anche in questo caso. L’UE riesce a non vedere perfino questa evidenza.

Sembra molto difficile inserire nelle trattative anche i diritti dei consumatori e l’uso delle frequenze – temi che il Parlamento Europeo vorrebbe includere nella direttiva – dal momento che su questi punti i ministri UE non sono in grado di esprimere un’opinione comune.

Riguardo alla neutralità della rete, nei desideri del Consiglio UE gli operatori delle telecomunicazioni potranno fornire (e far pagare) servizi diversi dall’accesso ad internet e che richiedono un più alto livello di qualità, ma dovranno comunque garantire la qualità dell’accesso ad internet da parte di tutti gli utenti. La “qualità dell’accesso ad internet” da garantire a tutti non é precisata né definita; inoltre, nel comunicato già linkato poco sopra e che riassume le posizioni del Consiglio, si afferma da una parte che bloccare o rallentare la diffusione di specifici contenuti su internet sia vietato, e dall’altra parte che sia invece permesso in particolari circostanze. Tipico esempio di biscarpismo (piede in due scarpe).

La neutralità della rete per la quale ha votato il Parlamento Europeo é ben altra cosa.


PS Il mio intervento  a Punto Europa (vedilo direttamente su yotube) è stato tagliato con l’accetta: soli 30″ quando in realtà ho spiegato la questione in maniera approfondita  per oltre un minuto  e mezzo… è evidente come in TV altri “eletti” godano di trattamenti privilegiati…


Vignetta: Pete Guest- Guardian