Sorvegliare l’impiego dei fondi europei per il Mediterraneo. L’unico rigore di cui l’Italia ha bisogno

Finanziare la ricerca e l’innovazione per garantire cibo ed acqua in modo sostenibile nell’area mediterranea, dove le risorse naturali sono sovrasfruttate ed i cambiamenti climatici picchiano duro: certo che sì. Certo che il M5S ha votato a favore del finanziamento di PRIMA (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area), cui partecipano sette Paesi europei (uno di essi è l’Italia) e altrettanti della sponda Sud del Mediterraneo. Può essere – deve essere – un passo verso il New Deal di cui l’area mediterranea ha così tanto bisogno.

Ma nei Paesi Membri facenti parte di PRIMA dilaga la corruzione: l’Italia, famosa per I suoi scandali, all’interno di PRIMA è purtroppo in buona compagnia. Per questo ho chiesto in aula che i finanziamenti siano accompagnati da estremo rigore: non nel senso della crudele ed inutile austerity ma nel senso di un’attenta sorveglianza sul modo in cui vengono impiegati I fondi.

PRIMA è frutto di un’architettura complessa. Il riassunto del progetto e dei suoi scopi è qui e qui. I finanziamenti europei (anzi: si tratta di co-finanziamenti) arriveranno dal programma Horizon 2020 per la ricerca e l’innovazione: il Consiglio dell’Unione Europea ha già invitato la Commissione Euroopea ad agire; altrettanto ha fatto il Parlamento Europeo discutendo ed approvando questa interpellanza

Guarda il video. Il mio intervento in plenaria su PRIMA

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TESTO INTERVENTO

“Crediamo che una maggiore attenzione e cooperazione tra i paesi del Mediterraneo sia quanto mai necessaria dopo che per decenni la politica dell’Unione si è concentrata molto a Nord Est. Nel frattempo i paesi del sud dell’Europa hanno fortemente risentito, sia della entrata in vigore della moneta unica, che delle politiche di austerità.

Daremo pertanto pieno supporto al Partenariato per la Ricerca e l’Innovazione nell’Area Mediterranea, ma sono necessarie delle precisazioni.

Un new deal mediterraneo, non può non essere accompagnato
da un estremo rigore, e per rigore non intendiamo il rigore disumano e inefficace dell’austerity, ma il rigore sul legittimo e appropriato uso dei fondi europei, in molti paesi membri ove dilaga la corruzione, e il rigido rispetto dei regolamenti sulla partecipazione reale di stake holder ed ONG.

Riteniamo inoltre fondamentale che si lavori anche su una legislazione europea che contrasti efficacemente il prosperare e dilagare della criminalità organizzata e della corruzione nel sud come nel nord Europa, spesso la corruzione si alimenta del mancato o errato uso dei fondi europei”

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