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Il ruolo del Parlamento Europeo
L’assemblea plenaria del Parlamento Europeo ha approvato il CETA mercoledì 15 febbraio 2017. E' stato questo l'ultimo atto necessario per permettere l' entrata in vigore provvisoria a tempo indeterminato del trattato, senza attendere la successiva spinosa ratifica che rimane necessaria anche se é rimandata ad un indefinito orizzonte temporale. Hanno detto sì al CETA Popolari (centrodestra), ECR (conservatori) ed ALDE (liberali); in buona parte favorevoli ma spaccati al proprio interno gli S&D (centrosinistra); contrari gli altri gruppi.
Il voto in assemblea plenaria é stato lo sbocco dell'esame del CETA all’interno delle commissioni parlamentari, durante il quale la commissione parlamentare EMPL (impiego) si é pronunciata contro il trattato. L'esame interno e preliminare é terminato con il sì al CETA da parte della commissione INTA (commercio internazionale).
Nel novembre 2016 il Parlamento Europeo ha respinto la proposta di consultare la Corte Europea di Giustizia per verificare la dubbia compatibilità del CETA con il diritto UE. Il Belgio tuttavia ha inserito l'impegno a consultare a questo proposito la Corte fra le condizioni del suo appoggio all'applicazione provvisoria del trattato.
L’esame nelle commissioni
La procedura1) per la votazione del CETA da parte del Parlamento Europeo prevedeva innanzitutto l’esame da parte di quattro commissioni parlamentari.
Tre di esse - AFET, affari esteri2); EMPL, occupazione ed affari sociali3); ENVI, ambiente4) - sono state dichiarate competenti “per parere”5) e si sono pronunciate per prime (EMPL ha dato parere sfavorevole al CETA). La quarta - la commissione INTA, commercio internazionale6) - é stata individuata come competente nel merito.
Significa che la commissione INTA ha avuto l'incarico di raccogliere i pareri di AFET, EMPL ed ENVI e di redigere ed approvare una relazione7) destinata all’assemblea plenaria del Parlamento Europeo in cui essa raccomanda la posizione da adottare a proposito del CETA. La raccomandazione destinata all'assemblea plenaria é stata approvata in commissione INTA il 24 gennaio gennaio 2017 ed era a favore del CETA. Il 15 febbraio 2017 l’assemblea plenaria del Parlamento Europeo ha approvato la raccomandazione della commissione INTA e, con essa, ha approvato il trattato CETA.
EMPL dice no; ENVI e AFET dicono sì
Le tre commissioni parlamentari competenti “per parere” si sono pronunciate sul CETA fra il novembre 2016 e il gennaio 2017. Per prima é toccato alla commissione AFET (affari esteri), che il 21 novembre 2018 ha approvato con 27 sì, 14 no e 21 astensioni il parere favorevole al CETA 8) curato dal britannico Charles Tannock9), del gruppo ECR10) (Conservatori e Riformisti). Più propriamente, il parere uscito dalla commissione AFET invita la commissione INTA a raccomandare al Parlamento Europeo l’approvazione del CETA “in considerazione dei vantaggi politici ed economici” derivanti dalla conclusione dell’accordo “e del suo utile contributo alle norme del commercio globale”.
Di orientamento opposto la commissione EMPL (occupazione ed affari sociali). L’8 dicembre 2016 ha approvato un parere11) che invita la commissione INTA a raccomandare al Parlamento Europeo di dire no al CETA a causa delle sue ripercussioni sfavorevoli sull'occupazione. Relatore il bulgaro Georgi Pirinski12), del gruppo S&D13), centrosinistra. Il parere contrario al CETA é stato approvato con 27 sì e 24 no; nessuna astensione.
La commissione ENVI (ambiente), infine, il 13 gennaio 2016 ha capovolto attraverso l’approvazione degli emendamenti14) il parere contrario al CETA15) inizialmente redatto dal belga Bart Staes16), dei Verdi17). Sempre attraverso gli emendamenti, sono state anche cancellate dalla versione originaria del parere le parti in cui Staes raccomandava alla commissione INTA di esprimersi contro il CETA perché esso, fra l'altro, lancia un siluro contro il principio di precauzione18) incardinato nei trattati europei19) ed inserisce un cavallo di Troia nelle norme UE relative alla sicurezza alimentare. Nella versione finale del parere varato dalla commissione ENVI20) resta solo la raccomandazione a dire sì al CETA. E’ stata approvata con 40 voti a favore, 24 contrari ed un astenuto.
INTA dice sì
Il 24 gennaio 2014 la commissione INTA (commercio internazionale) del Parlamento Europeo ha approvato21) con 25 sì, 15 no ed un'astensione la raccomandazione22) redatta dal lettone Artis Pabriks23), del PPE24) (centrodestra).
La raccomandazione ha suggerito all'assemblea plenaria di approvare il CETA. Respinti gli emendamenti25) che miravano a capovolgerne il senso o a sospendere per qualche tempo in processo decisionale relativo al CETA, per dar modo al Parlamento Europeo di stringere un accordo inter istituzionale tale da metterlo in grado di incidere sulle decisioni con cui il CETA Joint Committee ha la possibilità di adottare interpretazioni vincolanti del trattato o di modificare alcune sue parti.
L'approvazione in assemblea plenaria plenaria
Il CETA é stato approvato dall'assemblea plenaria del Parlamento Europeo riunitasi a Strasburgo mercoledì 15 febbraio 201726). Gli eurodeputati erano chiamati ad esprimersi sul trattato attraverso un sì o un no alla raccomandazione della commissione INTA che suggeriva di approvare il CETA.
La relazione favorevole al CETA27) ha ricevuto 408 voti a favore e 254 contrari. Le astensioni sono state 33. Si sono schierati per l'approvazione al trattato PPE (centrodestra), ECR (conservatori e riformisti), ALDE (liberali). Spaccati al proprio interno ma prevalentemente favorevoli al CETA anche gli S&D (centrosinistra). Contrari gli altri gruppi politici.
Come hanno votato gli eurodeputati italiani
Il risultato del voto per appello nominale, per quello che riguarda gli europarlamentari eletti in Italia, è il seguente28)
HANNO VOTATO A FAVORE DEL CETA (i nomi sono preceduti dal gruppo politico cui i parlamentari erano iscritti in quel momento al Parlamento Europeo e, fra parentesi, dal partito politico italiano per il quale sono stati eletti)
SD (Partito Democratico)
Goffredo Bettini, Simona Bonafè, Silvia Costa, Nicola Danti, Isabella De Monte, Roberto Gualtieri, Cécile Kyenge, Luigi Morgano, Pina Picierno, Gianni Pittella, David Sassoli, Patrizia Toia, Flavio Zanonato, Damiano Zoffoli
PPE (UDC-Nuovo Centrodestra)
Giovanni La Via, Lorenzo Cesa, Massimiliano Salini
PPE (Forza Italia)
Lara Comi, Salvatore Cicu, Alberto Cirio, Elisabetta Gardini, Alessandra Mussolini, Salvatore Pogliese, Massimiliano Salini, Aldo Patriciello, Stefano Maullu
PPE (Sudtiroler Volkspartei)
Herbert Dorfmann
ECR (Forza Italia)
Remo Sernagiotto, Raffaele Fitto
NON ISCRITTI (Partito Democratico) Renato Soru
HANNO VOTATO CONTRO
EFDD (Movimento 5 Stelle Europa)
Isabella Adinolfi, Laura Agea, Daniela Aiuto, Tiziana Beghin, David Borrelli, Fabio Massimo Castaldo, Ignazio Corrao, Rosa D’Amato, Eleonora Evi, Laura Ferrara, Giulia Moi, Piernicola Pedicini, Dario Tamburrano, Marco Valli, Marco Zullo29)
ENF (Lega Nord)
Mara Bizzotto, Mario Borghezio, Angelo Ciocca, Lorenzo Fontana, Matteo Salvini
SD (Partito Democratico)
Brando Benifei, Renata Briano, Nicola Caputo, Caterina Chinnici, Andrea Cozzolino, Michela Giuffrida, Antonio Panzeri, Daniele Viotti
GUE (Lista Tsipras)
Eleonora Forenza, Curzio Maltese
Iscritti come indipendenti ad un gruppo politico nel Parlamento Europeo:
SD (Partito Democratico) Elly Schlein, Sergio Cofferati; GUE (Lista Tsipras) Barbara Spinelli; Verdi (M5S)Marco Affronte; ENF (M5S) Marco Zanni
SI SONO ASTENUTI
SD (Partito Democratico)
Elena Gentile
PPE (Forza Italia)
Alberto Cirio
NON HANNO PARTECIPATO ALLA VOTAZIONE
SD (Partito Democratico)
Mercedes Bresso, Paolo De Castro, Enrico Gasbarra, Alessia Mosca, Massimo Paolucci
PPE (Forza Italia)
Barbara Matera, Fulvio Martusciello
Antonio Tajani era presente ma non ha partecipato al voto in qualità di presidente del Parlamento Europeo
E’ legale o no? L’Europarlamento non vuol sapere
Il 23 novembre 2016, mentre era agli inizi il lavoro sul CETA nelle commissioni parlamentari, l'assemblea plenaria del Parlamento Europeo ha respinto30) la richiesta31) avanzata da 89 eurodeputati di vari schieramenti, fra cui l’intero gruppo del M5S, di sollecitare il parere della Corte Europea di Giustizia a proposito della compatibilità fra il CETA e il diritto europeo. Risultato della votazione: 419 no, 250 sì e 22 astenuti32).
Il Belgio tuttavia ha avanzato la medesima richiesta alla Corte, dal momento che questo impegno fa parte delle condizioni alle quali la Vallonia belga ha concesso al governo federale di dire di sì al CETA in seno al Consiglio UE.
I dubbi sulla compatibilità fra diritto europeo e CETA nascono dal fatto che quest’ultimo contiene la clausola ISDS-ICS, che può ledere33) l’autonomia dell’ordinamento giuridico UE ed i poteri dei tribunali degli Stati membri.
Secondo vari pareri legati, CETA e diritto europeo sono fra loro incompatibili. A queste conclusioni giungono, fra gli altri, 101 docenti di legge34), l’associazione europea dei magistrati35), gli avvocati dell’associazione legale ambientalista Client Earth36).
In un rapporto del 2013, la Commissione Europea ha evidenziato l’incompatibilità fra la clausola ISDS (contenuta nel CETA col nome di ICS) ed il diritto europeo37); in seguito tuttavia la Commissione Europea ha giudicato il CETA compatibile con il diritto europeo ma non ha reso pubbliche le motivazioni38).
Anche il Servizio Giuridico del Parlamento Europeo, all’inizio del 2016, ha giudicato la clausola ICS-ISDS compatibile con il diritto europeo39); gli avvocati di Client Earth hanno ribattuto punto su punto40), convinti dell'esatto contrario.
il CETA rispetta la volontà dell'Europarlamento?
Il Parlamento Europeo é l’unica istituzione UE che rappresenta la diretta espressione della volontà dei cittadini ma non é stato direttamente coinvolto nei negoziati per il CETA. A parte il voto finale, ha preso posizione sul trattato una volta sola, nel 2011, approvando le raccomandazioni alla Commissione Europea per il negoziato41). Tuttavia più recentemente - era il luglio 2015 - il Parlamento Europeo ha approvato le sue raccomandazioni per i negoziati del TTIP42), il trattato poi abortito fra UE e USA che sarebbe stato il “fratello” del CETA e ad esso strutturalmente molto simile.
Nel 2016, alcuni eurodeputati S&D hanno incaricato Ferdi De Ville43), professore associato dell’Università di Gent e specialista in politica commerciale europea, di analizzare la compatibilità del CETA con queste raccomandazioni.
Nel suo “In pursuit of a consistent European Parliament position on two transatlantic trade agreements”44), De Ville ha sintetizzato la coerenza fra le 33 raccomandazioni dell’europarlamento per il TTIP e testo del CETA attraverso un grafico con 3 soli bollini verdi (raccomandazione pienamente rispettata), 11 bollini gialli (in gran parte rispettata), 14 arancio (in gran parte disattesa) e 5 rossi (perlopiù completamente disattesa). Per questo gli S&D austriaci hanno detto no al CETA45) in assemblea plenaria. Così pure l’eurodeputata S&D belga Maria Arena 46) 47). Qui sotto il grafico che sintetizza il lavoro di De Ville
I cinque bollini rossi corrispondono a:
- clausola di salvaguardia. Il Parlamento Europeo chiede che sia possibile bloccare le importazioni quando esse provocano seri danni alla produzione nazionale, con particolare riguardo al cibo e ai settori (acciaio, prodotti chimici, materie prime) che comportano un grande impiego di energia e che sono a rischio di delocalizzazione in seguito alle norme UE per la riduzione delle emissioni di gas serra. Il CETA contiene solo una clausola di salvaguardia per la produzione agricola canadese: nulla per le produzioni UE.
- liberalizzazione dei servizi. Il Parlamento Europeo chiede di indicare i servizi aperti agli investimenti privati del partner (la cosiddetta lista positiva); al contrario, nel CETA sono indicati i servizi nei quali é precluso l’investimento del partner (lista negativa). E’ una questione sostanziale, non formale: la “lista negativa” rende pericolosamente difficile prevedere e regolare situazioni particolari e nuovi servizi che potrebbero venirsi a creare in futuro
- lavoratori. Il Parlamento Europeo chiede di estendere ai dipendenti delle società transatlantiche registrate in uno Stato UE la direttiva sul comitato aziendale48) (riguarda le imprese di dimensioni comunitarie; i lavoratori hanno in sostanza il diritto di venire informati e consultati a proposito della vita aziendale). Nel CETA non ce n’é traccia.
- piccole e medie imprese. Il Parlamento Europeo chiede che ad esse venga dedicato un capitolo specifico del trattato. Il CETA non lo ha.
- sostituzione della clausola ISDS. Il Parlamento Europeo vuole che sia rimpiazzata con “un nuovo sistema per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati, che sia soggetto ai principi e al controllo democratici, nell'ambito del quale i possibili casi siano trattati in modo trasparente da giudici togati, nominati pubblicamente e indipendenti durante udienze pubbliche e che preveda un meccanismo di appello in grado di assicurare la coerenza delle sentenze e il rispetto della giurisdizione dei tribunali dell'Unione e degli Stati membri, e nell'ambito del quale gli interessi privati non possano compromettere gli obiettivi di interesse pubblico”. Il sistema ICS del CETA, secondo l'analisi di De Ville, non accoglie nessuno di questi punti.