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Dal settembre 2017 il CETA é attuato quasi per intero

Dopo l'approvazione del CETA da parte di Parlamento Europeo e Consiglio UE, l’applicazione provvisoria a tempo indeterminato di gran parte del trattato (che era prevista per l’aprile 20171)) è iniziata il 21 settembre 20172). Dall'applicazione provvisoria é esclusa la clausola ISDS-ICS.

Il primo ministro canadese Trudeau ed il presidente della Commissione Europea Juncker hanno raggiunto l'accordo sulla data di applicazione provvisoria del CETA a margine del summit G20 svoltosi durante l'estate ad Amburgo3).

Tuttavia la Corte costituzionale tedesca deve ancora pronunciare la sentenza definitiva sulla compatibilità fra CETA e costituzione tedesca ed il Belgio, poco prima dell'entrata in vigore provvisoria del trattato, ha chiesto alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di pronunciarsi sulla compatibilità fra clausola ISDS-ICS ed ordinamento europeo.

D'altro canto, la Corte Costituzionale francese ha stabilito che il CETA é compatibile con l'ordinamento costituzionale francese. Ha inoltre provocato un'eco solo sugli organi di stampa il duro giudizio sul CETA pronunciato dalla commissione di esperti istituita dal neo presidente francese Macron.

Sono caduti gli altri ostacoli sorti nella primavera-estate 2017 all’applicazione provvisoria del CETA: le “guerre” fra Canada e EU relative all'attuazione dell’accordo in materia di formaggi e di appalti e i problemi legati alla normativa canadese sui farmaci generici.

Il Belgio si rivolge alla Corte di Giustizia

Come promesso in seguito all'intervento della Vallonia, il 6 settmbre 2017 il Belgio si è rivolto alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea4) chiedendole di pronunciarsi5) sulla compatibilità fra clausola ISDS-ICS ed ordinamento europeo. Ci vorranno verosimilmente anni prima della sentenza: fino a quel momento, il Belgio non ratificherà il trattato. Se la Corte si pronuncerà per l'incompatibilità, le probabili conseguenze dovrebbero essere la necessità di rinegoziare il CETA, o almeno la sua clausola ISDS-ICS, ed il rifiuto da parte del Belgio di effettuare la ratifica.

Il nocciolo della faccenda6): compito della Corte di Giustizia dell'Unione Europea7) é interpretare il diritto dell'UE per garantire che sia applicato allo stesso modo in tutti gli Stati membri e dirimere le controversie giuridiche tra governi nazionali e istituzioni dell'UE. Conseguentemente essa, ed essa soltanto, é in grado di fornire l'interpretazione corretta del diritto europeo. Però per effetto della clausola ISDS-ICS gli arbitri potrebbero essere chiamati a pronunciarsi su cause che riguardano atti e decisioni dell'UE, o atti e decisioni degli Stati membri che discendono dalle leggi UE: e dunque, in qualche modo, gli arbitri potrebbero essere chiamati ad interpretare le leggi europee.

Il CETA e la Corte Costituzionale francese

Il 27 febbraio 2017 decine di parlamentari francesi hanno chiesto alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sulla compatibilità fra CETA e Costituzione8)9). Alla base della loro azione e dei loro dubbi di costituzionalità c’é un’analisi legale del trattato10) effettuata dall’associazione Foodwatch, secondo la quale il CETA mette il pericolo il principio europeo di precauzione11) ed attenta ai principi costituzionali di sovranità e di uguaglianza dei cittadini (la clausola ISDS-ICS accorda ai soli investitori canadesi il diritto di far causa allo Stato).

La Corte Costituzionale, in teoria, avrebbe dovuto decidere nel giro di un mese. In realtà ne ha impiegati quasi sei. La sentenza12) é arrivata solo il 31 luglio.

Il principio europeo di precauzione non é nemmeno citato nel CETA. Tuttavia secondo la Corte francese esso é salvaguardato perché, primo, dovrà comunque guidare l'azione dell'UE e del Ceta Joint Commitee e, secondo, é in qualche modo rispecchiato dall'articolo 28.8.2 del trattato13), con il quale UE e Canada riconoscono che, qualora ci sia il rischio di danni gravi o irreversibili, la mancanza di assoluta certezza scientifica non dovrà essere usata per giustificare il ritardo nell'adozione di misure improntate al principio di costo/efficacia per impedire il degrado dell'ambiente.

Sempre secondo la Corte, la clausola ISDS-ICS “non ignora le condizioni essenziali per l'esercizio della sovranità nazionale” (“ne méconnaît pas les conditions essentielles d'exercice de la souveraineté nationale”) perché non impedisce allo Stato di legiferare su qualsivoglia materia e gli arbitri non potranno interpretare o annullare leggi, ma si occuperanno esclusivamente di eventuali compensazioni finanziarie. La clausola non attenta nemmeno al principio di uguaglianza anche se in Francia l'accesso all'arbitrato é riservato ai soli investitori canadesi, perché questo é conforme a due ragioni di interesse generale: primo, attira gli investitori stranieri e, secondo, crea un quadro che protegge gli investitori francesi in Canada.

La commissione nominata da Macron

Durante la campagna elettorale che l'ha portato all'Eliseo, il presidente francese Marcon ha promesso14) di nominare una commissione formata da esperti indipendenti per valutare l'impatto del CETA su ambiente, clima e salute. Ha promesso anche che ne avrebbe tratto le dovute conclusioni e che, se del caso, avrebbe chiesto ai partner europei di modificare il trattato.

La commissione é stata nominata nel luglio 2017 15) ed ha presentato due mesi più tardi le sue conclusioni16): in sintesi17), gli esperti hanno concluso che l'accordo “manca di ambizione” dal punto di vista ambientale, getta un'ombra di incertezza sull'applicazione del principio europeo di precauzione18), favorisce l'avvicinamento dell'agricoltura europea alle caratteristiche dell'agricoltura canadese (che é basata sulla coltivazione di OGM e sull'uso di antibiotici e promotori della crescita nell'allevamento del bestiame), è un “po' sfavorevole” al clima, in quanto l'aumento degli scambi commerciali presuppone un aumento nell'uso dei combustibili fossili impiegati per trasportare le merci, e dunque un aumento delle emissioni di gas serra.

Unica conseguenza del rapporto, al momento, la promessa di Macron19) di redigere un piano d'azione.

La "guerra del formaggio"

Nel giugno 2017, quando ormai Canada ed UE sembravano pronti a formalizzare l’entrata in vigore provvisoria del CETA, é scoppiata quella che i media hanno battezzato “la guerra del formaggio”20) a proposito delle modalità con cui il Canada avrebbe voluto importare i formaggi europei esenti da dazi.

UE e Canada hanno concordato nel CETA21) che l’apertura del mercato canadese ai formaggi europei sarebbe gradualmente avvenuta nel giro di sei anni, al termine dei quali sarebbero entrate in Canada senza dazi 16.000 tonnellate di formaggi europei più altre 1.700 tonnellate di formaggio industriale europeo. Hanno concordato anche che nei primi cinque anni il 30% di questi contingenti di importazione sarebbe andato a prodotti non ancora presenti sul mercato canadese e che in seguito la percentuale sarebbe scesa al 10%.

In previsione dell'entrata in vigore provvisoria del CETA, il Governo canadese ha inizialmente assegnato il 60% delle quote di importazione a produttori e trasformatori canadesi di latte.

Questo da dato la stura a schermaglie verbali e polemiche. La Commissione Europea temeva che i produttori e i trasformatori canadesi di latte non avrebbero importato formaggi europei, per proteggere dalla concorrenza i loro prodotti tradizionali, oppure che avrebbero venduto con ampio sovrapprezzo ai dettaglianti i formaggi da essi stessi importati senza pagare alcun dazio. Sempre secondo la Commissione, con questa mossa il Governo canadese tradiva “lo spirito del CETA”, in base al quale - sosteneva sempre la Commissione - le quote di importazione esenti da dazi avrebbero dovuto essere assegnate a rivenditori di formaggi al dettaglio o a ristoranti.

Si é calcolato che22), attraverso questa decisione sull’allocazione delle quote, il Governo canadese sarebbe riuscito a ridurre a sole 7.200 tonnellate le quote di importazione del formaggio europeo, accontentando così i produttori canadesi di latte e formaggi, secondo i quali il CETA danneggia i loro interessi23): quelli della provincia del Quebéc, in particolare, prevedono che l'importazione di formaggi europei causerà loro ingentissime perdite24).

Il problema é stato superato attraverso una nuova decisione del Governo canadese sulla distribuzione delle quote d'importazione dei formaggi europei25) che ha concesso una fetta molto grande delle quote d'importazione ai trasformatori canadesi di formaggi e fette più piccole ai produttori e ai rivenditori: tutte le quote d'importazione dei formaggi industriali (1.700 tonnellate) sono state assegnate ad imprese di trasformazione, con l'obbligo di trattare ulteriormente i formaggi europei e di usarli per altri alimenti; per quanto riguarda le restanti 16.000 tonnellate di formaggi europei, il 30% delle quote é stato assegnato a piccoli e medi produttori canadesi di formaggi, il 30% a piccoli grossisti e rivenditori, il 20% a grandi produttori, il 20% a grandi grossisti e rivenditori.

La "guerra dei farmaci generici"

Dopo la "guerra del formaggio", fra Canada ed UE é scoppiata - ed é stata superata - anche la “guerra dei farmaci generici”, detti anche “equivalenti”: quelli non più coperti da brevetto che possono essere commercializzati da altre aziende farmaceutiche con il nome del principio attivo. Anch'essa ha contribuito a far slittare dall'aprile al settembre 2017 l'applicazione provvisoria del trattato. Come riporta la testata canadese CBC26), le industrie farmaceutiche dell'UE hanno voluto che il CETA trovasse attuazione provvisoria solo dopo l'abolizione, da parte del Canada, delle norme che concedevano ad una casa farmaceutica di intentare numerose cause giudiziarie per la commercializzazione di un solo farmaco generico.

L'abolizione, insieme a varie altre norme relative a farmaci e brevetti, é arrivata solo all'inizio del settembre 201727) ed accontenta le case farmaceutiche che producono e commercializzano farmaci generici: infatti il CETA prevede che in Canada (ma non nell'UE) i brevetti dei farmaci possano durare due anni in più, e quindi favorisce i produttori di farmaci brevettati a scapito dei produttori di farmaci generici.

La "guerra degli appalti"

Nel giro di pochi giorni, alla guerra dei formaggio e quella dei farmaci si é aggiunta la “guerra degli appalti”. Il CETA consente alle imprese canadesi di partecipare nell'UE agli appalti pubblici, compresi quelli banditi dagli enti locali per servizi, rifiuti, trasporti, costruzioni, eccetera al di sopra di determinati importi e prevede simmetriche disposizioni a proposito della partecipazione delle imprese UE agli appalti pubblici canadesi.

Pochi giorni prima del 21 settembre - la data stabilita per l'entrata in vigore provvisoria del trattato - la legislazione canadese é stata corretta28) per consentire alle imprese UE di partecipare agli appalti degli enti locali canadesi: le conseguenti regole sono state “tradotte” in una minuziosa guida29) redatta dal Governo e destinata alle municipalità.