Gli alberi di Roma vanno in fumo come biomassa energetica?

Gli alberi di Roma stanno letteralmente andando in fumo come biomassa energetica? Abbiamo analizzato l’appalto per la manutenzione del verde pubblico. In fondo a questo post le istruzioni per reperire i documenti, dato che sono online ma non hanno un link proprio.

Roma assegna gratuitamente alle ditte appaltatrici i residui vegetali: erba, rami, tronchi. Significa che più le ditte appaltatrici tagliano alberi, più hanno legna. Fra le destinazioni dei residui vegetali, le stesse ditte indicano aziende che trattano legname come biomassa energetica.

Inoltre, le ditte appaltatrici della manutenzione del verde pubblico sono tenute a segnalare al Comune gli alberi instabili, e dunque pericolosi: il loro destino di solito è l’abbattimento. Però non sono obbligate ad effettuare test strumentali sugli alberi instabili. Se anche li effettuano, non sono obbligate a comunicarne i risultati.

Anche se Roma regala loro la legna, si può dubitare che le ditte appaltatrici la regalino a loro volta. Il Governo italiano, con un decreto, ha inserito i residui della manutenzione del verde pubblico e privato fra i materiali che è possibile bruciare negli impianti a biomassa per produrre energia elettrica che gode degli incentivi delle rinnovabili. Ovviamente questo rende appetibile il legno degli alberi urbani.

La decisione del Governo italiano di inserire gli alberi delle città e dei giardini fra le biomasse incentivate secondo me confligge con il diritto UE: ho già presentato un’interrogazione alla Commissione europea.

L’inserimento del verde pubblico fra le biomasse energetiche inoltre sembra fatto apposta per generare odio pubblico verso le rinnovabili. Ma le vere rinnovabili – non certo i roghi degli alberi urbani! – sono in armonia con l’ambiente.

In molte città, e non solo a Roma, i cittadini ultimamente lamentano stragi di alberi apparentemente sani. Bisognerebbe controllare uno per uno gli appalti per verificare se entra in gioco un meccanismo come quello che ho descritto.

In materia di alberi urbani mandati al rogo come biomasse energetiche, l’Italia appare recidiva. Già nel 2016, durante il mio primo mandato al Parlamento europeo, il Governo Renzi inserì sfalci e potature fra le biomasse energetiche. Anche allora segnalai il caso alla Commissione europea.

Ne scaturì un caso EU Pilot: l’anticamera della procedura di infrazione. Per evitarla, l’Italia dovette inserire sfalci e potature fra i rifiuti urbani.

Tuttora sfalci e potature sono formalmente classificati come rifiuti urbani. Però a questo si sovrappone il decreto che assegna incentivi a chi li brucia per produrre energia elettrica.

Non basta. Per smaltire rami e tronchi come rifiuti urbani negli impianti comunali (in pratica, per avviarli al compostaggio) si paga e una circolare del ministro dell’Ambiente (ambiente?) chiarisce che i Comuni hanno il diritto di limitare conferimenti del genere.

Chi invece porta il legname agli impianti a biomassa – anziché pagare – viene (probabilmente) retribuito?

I documenti dell’appalto per la manutenzione del verde pubblico di Roma sono scaricabili da una sezione del sito del Comune. Non hanno un link proprio: per trovarli tutti, impostare l’interrogazione del sistema sugli appalti scaduti ed inserire un CIG (Codice Identificativo di Gara) corrispondente ad uno qualsiasi dei 15 lotti. E’ sufficiente ad esempio quello del lotto A: 96908072EC.

In risposta, compare una mascherina che offre la possibilità di scaricare i documenti.

Il capitolato generale (nome del file per identificarlo fra i documenti scaricabili: su20230005097-aqcv-02-capitolato-tecn.16799908380a70b.pdf) dice a pag. 13 che i residui vegetali sono proprietà delle ditte e alle pagg. 30-31 che (in sostanza) i test strumentali sugli alberi sospettati di essere instabili non sono obbligatori.

Fra gli altri documenti scaricabili relativi all’appalto, ci sono i capitolati integrativi dei singoli lotti (12 su 15: gli altri tre li stiamo cercando) nel quali le ditte elencano, fra l’altro, dove portano i residui vegetali. Questo non è specificato per il lotto I. La ditta tuttavia annuncia che gli scarti vengono trattati da un impianto mobile R12. Si tratta di una tritovagliatura che separa il legno dal verde e che può preludere all’uso del legno come biomassa.

Infine, l’appalto di Roma è del 2023. Non esisteva ancora il decreto che inserisce i residui del verde pubblico fra i materiali utili per gli impianti incentivati a biomassa. Sfalci e potature erano esclusivamente rifiuti urbani, ovvero in pratica del Comune. Ma la volontà di regalarli alle ditte appaltatrici traspare dal fatto che, come è scritto a pag. 13 del capitolato, potevano concorrere all’appalto solo imprese iscritte all’Albo dei Gestori Ambientali nella categoria 2 bis.

Una circolare dell’Albo stesso pubblicata poche settimane prima dell’appalto romano ha stabilito che gli appaltatori della manutenzione del verde pubblico risultano i produttori dei residui di manutenzione solo se iscritti appunto alla categoria 2 bis. In pratica, in questo caso i residui cessano di essere rifiuti urbani e diventano sottoprodotti che le ditte possono tenersi.

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