Le energie rinnovabili costano un terzo del nucleare

Se lo dicono i guru della finanza, il Governo italiano ne prenderà atto? Come mostra la tabella pubblicata qui sotto, le energie rinnovabili costano molto meno dell’energia nucleare.

Per meglio dire, l’energia elettrica fotovoltaica ed eolica proveniente da impianti forniti di sistemi di accumulo costa solo un terzo dell’energia elettrica prodotta da un nuovo reattore nucleare.

Lo certificano il quotidiano Financial Times e BloombergNEF. Quest’ultima è la branca della multinazionale di servizi finanziari Bloomberg che si occupa di ricerca su beni primari e transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Il Financial Times dedica un articolo ai faraonici costi del reattore nucleare di Sizewell C, in costruzione in Gran Bretagna. L’articolo è per abbonati, ma c’è un riassunto in italiano a libero accesso. Ora per Sizewell C si parla di 38 miliardi di sterline (44 miliardi di euro), ma la cifra potrebbe essere più alta. Lo Stato ha già deciso di prestare 36,5 miliardi di sterline e intervenire con soldi pubblici se il conto finale supererà i 47 miliardi di sterline (54 miliardi di euro).

In questo contesto, il Financial Times pubblica la tabella redatta da BloombergNEF relativa al costo livellato dell’elettricità prodotta in Gran Bretagna da varie fonti. Fra queste fonti compaiono Sizewell C nonché eolico e fotovoltaico con sistemi di accumulo.

La Gran Bretagna ha molto meno sole dell’Italia. Eppure il Governo italiano fa professione di fede nucleare a beneficio delle grandi imprese che vogliono costruire i reattori puntando, come nel caso di Sizwell C, sui soldi pubblici, cioè dei contribuenti.

E gli SMR, i mini reattori nucleari del ministro Pichetto? Sugli SMR, in aggiunta al resto, graveranno anche i costi chi si farà carico di inventarli compiutamente. Infatti bisogna ancora rendere gli SMR in grado di essere prodotti in scala industriale e immessi sul mercato.

Il costo livellato al quale si riferisce la tabella esprime il costo medio della produzione di energia durante l’intero ciclo di vita dell’infrastruttura. Vengono considerati gli oneri derivanti da costruzione, gestione, manutenzione. La tabella lo mostra in sterline per MWh

Incidentalmente, il nucleare viene annoverato tra le energie a basse emissioni (clean energy) e BloombergNEF si occupa di economia a basse emissioni: non si può dunque accusarlo di parzialità a favore delle rinnovabili.

Non solo: calcolare i costi e fare i conti a beneficio di chi ha soldi da investire è proprio il mestiere del Financial Times e di BloombergNEF.

Di loro tutto si può dire, ma non che tirino fuori cifre a caso.

L’articolo del Financial Times sul reattore Sizewell C lo descrive come quasi irrealizzabile a causa della complessità legata ai sistemi di sicurezza. Si tratta di un reattore di tipo EPR (reattore europeo ad acqua pressurizzata), come quelli di Flamanville (Francia) e Olkiluoto (Finlandia), i cui costi sono all’incirca quadruplicati durante la costruzione arrivando, rispettivamente, a 13 e 11 miliardi di euro. Flamanville è entrato in servizio l’anno scorso con 12 anni di ritardo rispetto alle previsioni; Olkiluoto nel 2023, con 14 anni di ritardo.

È un EPR anche il reattore nucleare di Hinkley Point C, dal 2017 in costruzione in Gran Bretagna. Il budget iniziale era di 18 miliardi di sterline, con previsione di entrata in servizio nel 2025. Ora si pensa che la cifra debba essere moltiplicata per 2,5 e che per vederlo finito ci vorranno altri quattro-sei anni.

Date queste premesse, è chiaro già ora che per Sizewell C servono i soldi dei contribuenti. Il prestito statale di 36,5 miliardi di sterline grava su ogni singola bolletta dell’elettricità, secondo i calcoli del Governo, per una sterlina al mese. Inoltre, se non si troveranno capitali privati, lo Stato salderà il conto finale per la parte che eventualmente supererà i 47miliardi di sterline. In alternativa, potrà cancellare il progetto e fornire un indennizzo agli investitori privati.

In tutti e due i casi, pagheranno i cittadini.

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