Riarmo UE, il Parlamento europeo bastona von der Leyen che si crede imperatrice d’Europa e se ne frega

Riarmo UE, una pericolosa manifestazione di arroganza di Ursula von der Leyen, il demone della guerra, fa seguito alla clamorosa bocciatura dei suoi piani ad opera del Parlamento europeo. Sembra così confermata la sua tendenza a ritenersi l’imperatrice d’Europa mentre è soltanto la presidente della Commissione europea.

La commissione giuridica JURI del Parlamento europeo, martedì 22 aprile, ha bocciato l’iter di uno dei multimiliardari piani per il riarmo UE partoriti dalla Commissione europea di von der Leyen. Questo piano è architettato per un’adozione senza discussione pubblica e senza votazioni pubbliche. Non sta in piedi, non ci sono proprio le basi, ha detto in sostanza JURI.

Ma oggi, giovedì 24, von der Leyen con sfrontata prepotenza ha fatto sapere che se ne frega.

Il piano con l’iter bocciato dal Parlamento europeo è noto come SAFE. L’acronimo sta per Security Action For Europe (“azione di sicurezza per l’Europa”) e corrisponde al vocabolo inglese che significa “sicuro”, “protetto”. È legato al famigerato Rearm Europe e ne costituisce, per così dire, un fondamentale strumento finanziario. Prevede la creazione di un fondo da 150 miliardi di euro finanziato tramite emissioni di obbligazioni e destinato ad essere utilizzato per prestiti agli Stati membri. Scopo: far sì che essi possano spendere nell’industria degli armamenti.

Von der Leyen vuole fare in fretta, ridurre al minimo le modifiche durante l’iter di approvazione e allontanare quanto più possibile dai riflettori il SAFE, un atto che conficca ulteriori chiodi nella bara di un’UE pacifica e dedita allo sviluppo civile.

Quando era ministro della Difesa in Germania, la decisone di von der Leyn di aumentare considerevolmente gli acquisti di armi sfociò in una costosissima sòla (come si dice a Roma) a spese dei contribuenti tedeschi. Elicotteri da guerra pagati fiori di miliardi si rivelarono dotati di un software difettoso e di motori con una salute assai cagionevole. Si arrivò alla sospensione del loro impiego.

Stavolta, per moltiplicare rapidamente la spesa bellica UE, nei piani di von der Leyen il SAFE è un regolamento sottratto all’esame del Parlamento europeo: vuole che lo voti solo il Consiglio UE, che rappresenta i governi degli Stati membri, senza dibattito pubblico.

Von der Leyen aveva giustificato questa mossa invocando l’articolo 122 del TFUE, il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Dice in sostanza che in caso di determinate circostanze eccezionali il Consiglio UE può adottare da solo, a maggioranza qualificata, le proposte della Commissione europea.

Ma dove sono queste circostanze eccezionali? Il servizio giuridico del Parlamento europeo ha demolito parola per parola la possibilità di usare per il SAFE l’articolo 122 del TFUE. La commissione parlamentatre JURI si è detta d’accordo.

Il parere del servizio giuridico, per inciso, non può essere reso pubblico. La riunione della commissione JURI si è svolta a porte chiuse. Si può sarcasticamente osservare che è certo il modo migliore per alimentare la fiducia dei cittadini UE nelle istituzioni europee.

È noto tuttavia che la commissione JURI si è pronunciata all’unanimità contro l’uso dell’articolo 122 per il SAFE. All’unanimità. L’iter scelto da von der Leyen è stato bocciato anche dalla maggioranza che la sostiene e dal suo stesso partito, il PPE.

Con ogni probabilità ha influito il fatto che gli europarlamentari di maggioranza non hanno gradito l’esser tagliati fuori da decisioni relative ai 150 miliardi del SAFE: un bel mucchio di quattrini. Ora dovranno prendere atto che von der Leyen se ne frega anche di loro.

L’opposizione al riarmo UE da parte dei cittadini italiani ed europei va ben al di là del cavillo giuridico che ha portato al pronunciamento della commissione parlamentare JURI. Per farla valere, possono contare su di me, sul M5S e su The Left, la nostra famiglia politica europea.

Il post è stato editato poco dopo la pubblicazione per dar conto degli sviluppi della vicenda

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