Inceneritore di Roma, ora il presidente della commissione Petizioni del Parlamento europeo ha scritto una dettagliata lettera al sindaco-commissario Gualtieri. È il risultato della petizione contro l’impianto presentata da Alessandro Lepidini e firmata da 13 mila persone.
La petizione è stata discussa il 18 marzo. Ho partecipato anch’io: nel video, il mio intervento.
In questi giorni, di conseguenza, il presidente della commissione Petizioni ha inviato in Campidoglio la lettera che domanda a Gualtieri “chiarimenti e informazioni sulla situazione dei rischi legati all’inquinamento ambientale e dell’aria” e “una valutazione dell’applicazione del principio di precauzione a difesa del territorio”.
L’inceneritore di Roma che Gualtieri vuol costruire brucerebbe 600.000 tonnellate di rifiuti all’anno fino al 2050: una fonte di emissioni dannose, inquinanti e climalteranti; una palla al piede per l’economia circolare.
La lettera gli chiede conto appunto di questi aspetti. Nel mio intervento sono andato oltre ed ho segnalato alla Commissione europea (presente anch’essa durante la discussione della petizione) la necessità istituire una moratoria dell’incenerimento dei rifiuti in tutta l’UE.
Infatti, l’associazione Zero Waste ha analizzato uova di gallina, frutta, verdura nei pressi di vari impianti europei che bruciano rifiuti. I risultati testimoniano alti livelli di inquinanti organici persistenti che si accumulano nelle biomatrici alimentari. In sintesi, in quello che poi noi mangiamo, bambini inclusi. In numerose occasioni le uova hanno mostrato diossine superiori ai limiti UE.
A quanto mi risulta, sono le prime analisi di questo tipo. È necessario approfondire questi inquietanti dati e contemporaneamente smettere di bruciare i rifiuti. Parallelamente bisogna cominciare per davvero a riusare la materia, anche in considerazione dei costi e delle tensioni geopolitiche crescenti sui mercati mondiali.
Si tratta di un tema a proposito del quale non intendiamo mollare. Girare la testa dall’altra parte significherebbe calpestare il principio di precauzione che è sancito dai trattati europei e che finora ha spinto i cittadini a rivolgersi con speranza all’UE quando sorgono problemi legati ad inquinamento ed ambiente.