Il Governo Meloni attualmente in carica vuole un’Italia nucleare. Cerca di portarci a quello agendo in modo carbonaro. Desidererebbe mettere il Paese di fronte ad un fatto compiuto ignorando la volontà espressa non con uno, ma con due referendum. Però non può fare una cosa del genere.
Infatti le regole dell’Unione europea impongono che i cittadini vengano consultati sulle grandi scelte relative all’energia.
Per questo ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea. L’hanno firmata insieme a me i colleghi M5S Mario Furore, Carolina Morace e Gaetano Pedullà. L’hanno firmata anche due eurodeputati italiani che siedono nel gruppo dei Verdi, Ignazio Marino e Benedetta Scuderi.
L’interrogazione si concentra sull’inserimento carbonaro del nucleare nel PNIEC, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima. Ma, secondo notizie di stampa, c’è anche dell’altro.
Il PNIEC è il documento con le scelte nazionali in materia di energia, e quindi di emissioni climalteranti. Traccia la strada fino al 2030 e la prospettiva verso il 2050. Un regolamento UE (vedere il capo 2) impone agli Stati membri di redigerlo, aprirlo alla pubblica consultazione e poi inviarlo a Bruxelles.
Come spiega l’interrogazione, il Governo italiano ha aperto la procedura pubblica per la VAS (Valutazione Ambientale strategica) sul rapporto preliminare relativo al PNIEC, che comprendeva solo accenni alla ricerca nucleare. Poi, senza rendere pubblici i risultati della consultazione, ha inviato a Bruxelles un PNIEC che prevede un’Italia nucleare a partire dal 2035.
L’interrogazione domanda in sostanza se questo modo di agire rispetta le regole UE. A noi non pare. Perché, poi, cercare di fare le cose il più possibile di nascosto? La coda di paglia è un’ottima spiegazione.
Alcune notizie delle scorse settimane confermano che il Governo intende proseguire su questa strada. Ha infatti annunciato di voler creare una società per il nucleare italiano con Enel, Ansaldo Nucleare e Leonardo.
Ha inoltre anticipato il varo di una legge delega per riportare il nucleare in Italia e di un collegato alla Finanziaria per promuovere gli investimenti nel settore.
Il Governo pensa agli SMR (Small Modular Reactors, il cosiddetto mini nucleare) e “alla costruzione di reattori nucleari di terza generazione avanzata, e poi di quarta generazione”.
Sono tutte sòle, come si dice a Roma. Si tratta di parole nuove cucite attorno al vecchio nucleare: rimane sempre tale e quale anche con gli SMR che nessuno, in Occidente, è ancora riuscito a realizzare. Specchietti per le allodole appiccicati sul fatto che l’energia nucleare è inutile, estremamente costosa (ma pagano i contribuenti!) e rischiosa.
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