Vaccini Covid, udienza sui messaggi fra von der leyen e pfizer. Ma il cuore del pfizergate è un altro e nessuno ne parla

Vaccini Covid e Pfizergate: arrivano in tribunale i messaggi con i quali la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, si sono accordati – così scrisse il New York Times – sul più grande contratto di acquisto stipulato dall’UE.

Il maxi contratto per i vaccini Covid fu firmato nella primavera 2021 e, come ha appurato la Corte dei conti UE, le modalità della trattativa e l’intervento di von der Leyen sono stati ben diversi dall’iter per gli acquisti stabilito in precedenza dalla Commissione europea stessa. Seguire il link al rapporto e vedere i punti 48-50 alle pagg. 31-32.

Modalità della trattativa e intervento di von der Leyen costituiscono il vero cuore del Pfizergate. Su questo bisognerebbe far luce: non (solo) sui messaggi. Ma non se ne parla, almeno per ora.

La causa che va in udienza, infatti, riguarda solo l’impossibilità di sapere cosa si sono scritti von der Leyen e Bourla mentre si accordavano affinché l’UE acquistasse 900 mila dosi, più l’opzione per altre 900 mila, al prezzo – pare – di 19,5 euro l’una. Il prezzo precedente era di 15,5 euro a dose.

La Corte di giustizia dell’Unione europea esaminerà il caso venerdì 15 novembre. Se ne incaricherà la “camera grande” formata da 15 giudici: cosa che avviene solo quando la vicenda è molto complessa o molto importante.

È stato il New York Times a scoprire i negoziati tra von der Leyen e Bourla attraverso telefonate e messaggi. Lo stesso New York Times ha poi fatto causa alla Commissione europea per non averli resi pubblici.

Di qui la causa che si discuterà il 15 novembre.

Anche il difensore civico UE si è interessato degli irreperibili messaggi fra von der Leyen e Bourla. La sua inchiesta ha appurato che, di fronte alla richiesta di produrli, la Commissione europea non ha nemmeno sollecitato l’ufficio della presidente von der Leyen a tirarli fuori. Ha invece chiesto i documenti interni relativi ai criteri di archiviazione dei messaggi di testo.

Di conseguenza, lo stesso difensore civico ha bollato la vicenda come un caso di cattiva amministrazione e ha richiesto egli stesso i messaggi all’ufficio di von der Leyen. Era il gennaio 2022. Sta ancora aspettando.

Dal canto suo, la Corte dei conti UE ha accertato che il maxi contratto con Pfizer, al contrario degli altri, non ha coinvolto la solita squadra negoziale UE: le trattative – in sostanza – le ha fatte da sola Ursula von der Leyen.

Eppure una precedente decisione della Commissione europea e il relativo allegato tracciavano un iter ben diverso.

C’erano un comitato direttivo ed una squadra negoziale. Questa squadra raggiungeva un accordo di massima con il produttore dei vaccini Covid sugli aspetti fondamentali della fornitura: numero di dosi e prezzo. Poi cominciavano le trattative per definire i dettagli. Il contratto a quel punto veniva sottoposto all’approvazione.

Nel caso del maxi contratto Pfizer, le cose sono andate diversamente. Come dice la Corte dei conti UE, nell’aprile 2021 la Commissione europea ha presentato le condizioni direttamente pattuite fra Ursula von der Leyen e Pfizer.

Però la Corte di giustizia UE non si interesserà dell’intervento nel negoziato di von der Leyen: un intervento del quale – a quanto si sa – nessuno l’ha incaricata e che sembrerebbe andare al di là del suo ruolo.

Il New York Times ha fatto causa soltanto per il rifiuto a rendere pubblico ciò che von der Leyen e Bourla si sono scritti.

Se il maxi contratto e le modalità di negoziazione sono state regolari – perché sarebbe poi questo il Pfizergate – lo scopriremo, forse, in un’altra occasione.

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