In luglio ed agosto ho presentato due interrogazioni alla Commissione europea (prima e seconda) a proposito dell’applicazione del diritto europeo a partecipare da parte dei cittadini alla gestione della domanda di energia elettrica.
Si tratta di una soluzione che sarebbe vantaggiosa sia per i singoli che la adottano, sia per la collettività, ma in Italia…
L’energia immessa nella rete elettrica e quella prelevata devono sempre mantenersi in equilibrio: un equilibrio tanto più complesso quanto più è consistente la quota di energie rinnovabili, per natura discontinue. Tradizionalmente lo si mantiene pagando le centrali a gas (o a carbone) per immettere elettricità in rete quando è necessario. Ma è possibile fare anche il contrario, cioè chiedere ai consumatori di diminuire i consumi nei momenti di punta: è questo il significato di “partecipare alla gestione della domanda”, ad esempio spegnendo o riducendo l’uso del condizionatore o spostando l’utilizzo della lavatrice o della lavastoviglie nei momento in cui l’energia è più abbondante.
Chi entra nel meccanismo di gestione della domanda ha il diritto ad essere compensato economicamente
La direttiva 2019/944 (norme comuni per il mercato elettrico) obbliga a consentire a tutti gli utenti di partecipare alla gestione della domanda. Un’altra direttiva, la 2018/2001 (promozione delle rinnovabili) impone che le comunità dell’energia rinnovabile abbiano accesso a tutti i mercati elettrici: quindi anche a quelli per partecipare alla gestione della domanda. Ma in Italia…
In Italia i cosiddetti clienti residenziali – le famiglie – possono partecipare alla gestione della domanda solo tramite progetti pilota, uno dei quali, oltretutto, si è recentemente ridotto. Le comunità dell’energia rinnovabile, poi, non possono proprio partecipare.
La cosa ancora più irritante è che queste due direttive sono del 2018 e del 2019, le seguii anche io due legislature UE fa; sono state anche aggiornate la scorsa legislatura: e in Italia non sono state ancora applicate nemmeno le disposizioni di oltre 5 anni fa.
Con le due interrogazioni, cofirmate da diversi colleghi eurodeputati M5S, ho pertanto domandato alla Commissione europea se ritiene tutto questo legittimo, e cosa conta di fare per raddrizzare la situazione italiana. Vi farò sapere.