L’abbandono del petrodollaro da parte dell’Arabia Saudita è molto più di una notizia. Si tratta di un gran pugno economico agli Stati Uniti: ma sui grandi media italiani non c’è una riga.
Nei giorni scorsi, l’Arabia Saudita ha silenziosamente lasciato scadere senza rinnovarlo un importantissimo patto stipulato con gli Stati Uniti negli Anni 70. Il patto prevedeva che, in cambio della protezione e del sostegno militare statunitense, l’Arabia Saudita avrebbe usato esclusivamente i dollari per farsi pagare le esportazioni petrolifere e avrebbe investito i profitti petroliferi in eccesso nell’acquisto di titoli del Tesoro statunitense: praticamente, avrebbe finanziato il debito pubblico USA.
L’uso del dollaro per acquistare petrolio ha reso il dollaro stesso una moneta forte. L’afflusso di capitali verso i Titoli del tesoro statunitense ha dato origine a bassi tassi di interesse.
Soprattutto, il patto ha cementato il ruolo del dollaro come valuta di riserva e come valuta della finanza e del commercio internazionale: cosa che ha portato numerosi benefici agli Stati Uniti.
È l’ “esorbitante privilegio” di cui parlava Valery Giscard d’Estaing, ministro delle Finanze e poi presidente della Francia dal 1974 al 1981: gli USA non devono ad esempio preoccuparsi della bilancia dei pagamenti, perché pagano le importazioni con la loro stessa valuta.
Nell’immediato, il mancato rinnovo del patto per il petrodollaro significa “solo” che l’Arabia Saudita tratterà il suo petrolio anche in altre valute. L’euro, per dire, ma anche il rublo russo, lo yen giapponese, lo yuan cinese.
Tutto qui? Mica tanto. La mossa dell’Arabia Saudita piccona uno dei pilastri sui quali gli Stati Uniti hanno edificato le loro fortune economiche e si inserisce, alimentandolo, nel trend di de-dollarizzazione dell’economia mondiale.
In seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, si è parlato molto dei segni di de-dollarizzazione. Per vari Paesi, a cominciare dalla Cina, le sanzioni occidentali contro la Russia hanno costituito un campanello di allarme relativo alla marcata dipendenza dal dollaro.
Ora anche, probabilmente, saranno sempre più tentati di seguire l’esempio dell’Arabia Saudita: per il petrolio, e non solo.
Gli Stati Uniti, insomma, un po’ per volta, vedono eroso il loro “esorbitante privilegio”.
Fino a che punto saranno disposti a spingersi per difenderlo? È un elemento che moltiplica i rischi legati ai cambiamenti di cui è gravido lo scenario geopolitico attuale.