Non solo la ragione. Anche il cuore si mette a urlare davanti alla morte di Singh Satnam. Indiano sikh, 31 anni, bracciante nelle campagne di Latina. Uno di quelli che per due soldi si spaccano la schiena: infinite ore sotto il sole a picco.
Un macchinario avvolgiplastica gli ha tranciato un braccio e schiacciato le gambe. I datori di lavoro lo hanno caricato su un pullmino e riportato a casa, il braccio staccato appoggiato in una cassetta per la frutta. Solo a quel punto i vicini hanno chiamato il 118.
Due giorni di agonia in ospedale: ieri, 19 giugno, è arrivata la notizia che non ce l’ha fatta. Secondo i primi accertamenti, Singh Satnam non aveva un contratto di lavoro regolare.
Una storia che potrebbe essere avvenuta degli Stati Uniti schiavisti del 1700: vi ricordate di Kunta Kinte e di “Radici”? O di Luana D’Orazio? Giovane operaia e anche giovane mamma di un bambino di 5 anni, impigliata nel 2021 a Prato in un orditoio e trasformata in un gomitolo.
Singh Satnam ha subito una violenza che, sebbene non fatta di spedizioni punitive e percosse, ricorda quelle con la quale il fascismo agrario, nel 1920-21, ha piegato nelle campagne il movimento socialista e le aspirazioni di giustizia.
La matrice, in ultima analisi, è la stessa: avidità di guadagno a tutti i costi – anche e soprattutto costi umani – e a spese altrui; per tutto il resto, modalità illegali di azione tipo rullo compressore.
La comunità indiana di Latina si ribella e indice una manifestazione. Le istituzioni, Governo compreso, celebrano il rito dello sgomento. Dov’erano, quelle stesse istituzioni, di fronte alle denunce vecchie di molti anni sullo sfruttamento della manodopera straniera, soprattutto indiani sikh, nelle campagne di Latina? Tre euro l’ora, 14 ore al giorno. Come anche lavorare senza regole con macchinari a rischio.
Pare che le prime denunce per lo sfruttamento dei braccianti stranieri a Latina siano del 2013. Sono passati 11 anni.
Cosa è cambiato, se si lascia morire come nell’America schiavista del 1700 un bracciante che secondo i primi accertamenti non aveva un contratto di lavoro regolare?
Gli eredi degli schiavisti vivono ancora oggi impuniti nell’Italia del 2024. Possono essere i nostri vicini di casa, il tizio che incontriamo al bar mentre prendiamo il caffè, i genitori dei compagni di scuola dei nostri figli.
Vanno snidati e perseguiti. È questione di legalità, rispetto delle leggi, rispetto dei diritti dei lavoratori.
Ma innanzitutto si tratta di rispetto dei diritti umani: dai quali si parte per edificare il resto.
Foto (rielaborata)