Putin e Netanyahu, per il mandato d’arresto due pesi e due misure

Bisognerà pure che qualcuno lo dica. E allora diciamolo. Che differenza, in Occidente, fra le reazioni per Putin e per Netanyahu, tutti e due colpiti – nel marzo 2023 e poco fa – da mandati di arresto della Corte Penale Internazionale dell’Aia, rispettivamente per crimini di guerra e per crimini contro l’umanità.

Finché il mandato di arresto era contro Putin, la Corte era un luminoso faro di civiltà di fronte al quale inchinarsi. Ora che tocca a Netanyahu, l’Occidente tossisce imbarazzato. A volte tace. A volte condanna non Netanyahu, bensì la Corte che vuole arrestarlo e processarlo.

Sblocchiamo qualche ricordo, prima di passare alla cronaca.  Marzo 2023, richiesta di arrestare Putin. Titoli in Italia: Putin è un criminale di guerra; la Russia ha un presidente ricercato.

Da Washington, il presidente Biden dice che il mandato d’arresto è giustificato. Da Bruxelles, il responsabile della politica estera UE, Borrell, si allinea ed accoglie favorevolmente la notizia del mandato d’arresto. La presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, qualche settimana dopo si spinge più in là, invocando un apposito tribunale per giudicare e punire “il crimine d’aggressione” compiuto dalla Russia.

Veniamo alla cronaca di oggi e al mandato d’arresto spiccato dalla medesima Corte nei confronti di Netanyahu. Sui giornali italiani si sottolinea che il provvedimento della Corte colpisce anche due leader di Hamas: ma magari si mette in vetrina la sola autodifesa che lo stesso Netanyahu ha pronunciato poco prima dell’arrivo del mandato di arresto. Netanyahu l’ha definito “un oltraggio di proporzioni storiche”.

Biden la pensa praticamente nello stesso modo e definisce a sua volta oltraggioso il mandato di arresto contro Netanyahu.

A Bruxelles, le labbra di Borrell e di Ursula sono sigillate: i leader europei risultano “divisi”.  Ma divisi come? La spiegazione arriva insieme alla notizia che la Francia prende una posizione diversa rispetto agli alleati occidentali ed appoggia la decisione della Corte.

Non risulta che l’Italia di Giorgia Meloni abbia sentito il bisogno di fare altrettanto.

Condividi sui social networks