L’Italia sta diventando un Paese povero e l’UE loda il reddito di cittadinanza

I numeri impietosi della povertà in Italia sono in un documento pubblicato il 6 maggio dalla Commissione europea, secondo il quale tra le altre cose il reddito di cittadinanza era ben più efficace dell’attuale assegno di inclusione. Il documento si intitola “Commission staff working document. Country analysis on social convergence in line with the features of the Social Convergence Framework”. E’ depositato nel registro della Commissione  europea. Conferma che l’Italia sta diventando uno dei Paesi poveri dell’UE.

Il succo: oltre ad essere poveri di lavoro, quando lavorano gli italiani sono spesso poveri di quattrini; e il cosiddetto welfare non agisce in modo significativo sulla situazione. A questo ci hanno condotto trenta e più anni di tagli della spesa pubblica. Si legge nel rapporto:

  • La diseguaglianza di reddito è tra le più elevate dell’UE: il reddito totale del 20% più ricco della popolazione è 5,6 volte superiore a quello del 20% più povero (4,7 nell’UE)
  • Il tasso persistente di rischio di povertà è tra i più alti dell’UE: 13%. Avere figli, oltretutto, aumenta significativamente il rischio di povertà
  • Il tasso di rischio di povertà per le persone che lavorano è tra i più alti dell’UE (11,5% contro 8,5%)
  • I tassi di disoccupazione sono fra i più bassi dell’UE, ma “l’elevata incidenza di forme di lavoro non standard (compreso il lavoro stagionale) ha portato a un calo del numero di settimane lavorate all’anno, contribuendo a un’elevata disuguaglianza e volatilità delle retribuzioni annuali”
  • L’impatto dei trasferimenti sociali (escluse le pensioni) nella riduzione del rischio di povertà è tra i più bassi dell’UE: 25,8% (UE 35%)
  • Tra il 2013 e il 2022, la crescita dei salari nominali per occupato è stata pari ad appena la metà della media UE (12 contro 23%) e il potere d’acquisto dei salari è diminuito del 2% mentre la media UE registra un aumento del 2,5%
  • La quota di persone a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al 24,4% (media UE: 21,6%)

Inoltre l’attuale assegno di inclusione che ha sostituito il reddito di cittadinanza “limita l’accesso ai nuclei familiari appartenenti a specifiche categorie demografiche e non stabilisce l’ammissibilità esclusivamente sulla base della verifica del reddito” […] “Questa riforma riduce significativamente la copertura del reddito minimo. Le simulazioni di un modello statico della Banca d’Italia suggeriscono che,  tra le famiglie con cittadinanza italiana, il nuovo regime di reddito minimo ridurrebbe il numero di famiglie beneficiarie del 40%, mentre tra le famiglie con cittadinanza diversa la copertura si ridurrebbe del 66 %. [in media] si prevede che l’assegno di inclusione determinerà una maggiore incidenza della povertà assoluta e infantile (rispettivamente 0,8 punti percentuali e 0,5 punti percentuali) rispetto al precedente schema”.

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