Obiettivo al 2050. Azzerare il carbonio e lo spread ecologico. Far fluire la conoscenza.

Intervento in Plenaria a Bruxelles del 28 novembre 2018 sulla proposta della Commissione Europea sulla “Visione strategia a lungo termine UE al 2050 per un’economia prospera, moderna, competitiva e a prova di clima.

Il testo della proposta è reperibile qui.

“Sono molto orgoglioso, come cittadino europeo, di ricevere questa comunicazione.

E’ un segnale importante che l’UE sia il primo firmatario di Parigi a darsi un obiettivo preciso per un’economia a zero emissioni nette al 2050. Infatti, gli effetti dell’instabilità climatica previsti già da tempo dalla scienza, sono oggi fatti di cronaca quotidiana, delineando quella che è la nostra nuova normalità. Inoltre noto con piacere un cambio di passo, anche terminologico, dal momento che già nel titolo della comunicazione è citata non la parola crescita, ma la parola prosperità. Le parole sono importanti oltre ai contenuti.

Tuttavia, per evitare effetti più disastrosi, sappiamo che è necessario un più profondo cambio di paradigma.

Siamo entrati in un’era di sfide enormi dove l’economia neoliberista basata sul mercato non è sempre in grado di gestire più il nostro futuro. Per superare queste sfide, sono necessarie politiche economiche fortemente espansive e il superamento dell’austerity, dando finalmente attenzione al bilancio del capitale naturale, e non solamente ai bilanci finanziari che hanno perso di vista quello che è l’equilibrio termo-dinamico che regola l’economia e la nostra esistenza sulla Terra, prestando quindi attenzione a quello che è il cosiddetto spread ecologico.

Contemporaneamente, è inefficace pensare alla leadership nella lotta al cambiamento climatico senza considerare l’effetto degli scambi commerciali. I prodotti non sono sottoposti a un analisi del carbonio emesso con la delocalizzazione delle produzioni che noi importiamo. E’ quindi urgente l’istituzione di una tassa sul carbonio alla frontiera europea, ed eventualmente una riforma del WTO in questo senso.

Per essere leader responsabili e consapevoli e inoltre, non possiamo nemmeno trascurare le necessità dei Paesi in via di sviluppo. Siamo nello stesso pianeta. Dobbiamo evitare che prendano le strade sbagliate da noi imboccate nel secolo scorso, e quindi dobbiamo permettere che non solo le parole, ma soprattutto la conoscenza possa fluire liberamente. Noi abbiamo un debito nei confronti di alcuni paesi a quali abbiamo levato risorse ed è un debito che possiamo ripagare fornendo loro conoscenza, le tecnologie necessarie alla lotta al cambiamento climatico.”

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