The ecology of man è un breve testo del 1948 che ha un valore intrinseco e di eccezionale testimonianza storica perché permeato di concetti sorprendentemente attuali nel tracciare i punti salienti delle crisi ecologiche, politiche ed economiche che questi anni stiamo vivendo.
Stamattina a Strasburgo ho visitato l’esposizione “Porre la scienza al centro delle processo decisionale politico europeo” allestita dal Centro comune di ricerca dove ho trovato magnifici pannelli con foto e infografiche, schermi interattivi e pile di interessantissimi report scientifici sullo stato della fertilità dei suoli, del clima e dei suoi effetti migratori ed economici e sull’importanza di un corretto uso delle risorse minerali ed energetiche. Mentre giravo per i vari stand mi è tornato in mente un testo del 1948 di Tecnocracy “L’ecologia dell’uomo” che come Meetup degli Amici di Beppe Grillo di Roma traducemmo in italiano nel 2008.
Technocracy è un movimento nato in Nord America negli anni ’20. Niente a che vedere con l’idea comune che abbiamo in Italia oggi dei tecnici in sostituzione dei politici come emanazione del potere bancario finanziario. Tecnocracy tanto per rendere l’idea di cosa stiamo parlando, considerava l’energia come il fattore critico determinante lo sviluppo sociale ed economico e che il denaro sarebbe stato prima o poi sostituito da certificati energetici, il cui ammontare totale sarebbe stato determinato dall’ammontare totale dell’energia usata per la produzione di beni e servizi.
Fatta la dovuta tara di alcuni passaggi piuttosto inquietanti e molto nord-americanocentrici (e la mancanza grave di una visione sociale-antropologica che ritengo sia altrettanto importante della “solida scienza”), il documento ha un valore intrinseco di eccezionale testimonianza storica perché permeato di concetti sorprendentemente attuali nel tracciare i punti salienti delle crisi ecologiche, politiche ed economiche che questi anni stiamo vivendo, fallimento del mercato incluso. Ancora più sorprendenti le soluzioni che proponevano ormai ben 70 anni fa: tutelare le riserve di acqua dolce, restituire la fertilità ai suoli, gestire le risorse minerali non rinnovabili, usare l’energia in maniera equilibrata, evitare la sovrappopolazione.
A 70 anni di distanza bisogna quanto meno dire che i “seguaci” di Tecnocracy avevano in larga parte ragione.
Non voglio dire che le loro teorie dovevano essere seguite pedissequamente, ma se almeno fossero stati ascoltati un minimo, ora la situazione sarebbe probabilmente meno difficile.
E invece abbiamo buttato settant’anni nel ces…tino!
Di seguito il testo integrale (che potete anche scaricare da qui in pdf)
L’ecologia dell’uomo
Traduzione dall’articolo originale in inglese del 1948 tratto da ‘The Technocrat’ Magazine’, Vol. 16, No. 12. Titolo originale ‘The Ecology of Man’ Traduzione a cure degli Amici di Beppe Grillo di Roma (Leonora Faccio – Dario Tamburrano – Erica Giuliani)
L’ecologia è lo studio degli organismi in relazione al loro ambiente. Dato l’assunto che nessun organismo vive in relazione solo con se stesso, lo studio dell’ecologia comprende sia i rapporti tra numerosi organismi, quanto le loro stesse relazioni con il mondo inorganico.
La rete della vita
Questo complesso di relazioni viene spesso chiamato “web of life” (rete della vita). I componenti principali dell’ambiente sono le piante, gli animali, i minerali e l’acqua, più altri fattori di importanza variabile che escluderemo dalla presente trattazione.
Quando esiste una stabilità di fondo dell’ambiente, cioè quando le condizioni e le relazioni non mutano sensibilmente di anno in anno, parliamo di “equilibrio naturale”.
Quando esiste un equilibrio dinamico stabile tra piante, animali, minerali e acqua, prevale una condizione peculiare ed interessante: di anno in anno le sostanze che ritornano all’ambiente sono essenzialmente equivalenti a quelle rimosse.
Ad esempio, le piante e gli animali che muoiono sono rimpiazzati da piante ed animali simili. Non viene rimossa più acqua di quella che si accumula durante l’anno. La fertilità sottratta dal suolo si recupera. In tali condizioni, escludendo un cambiamento geologico maggiore, l’ambiente dominante potrebbe perdurare per un tempo indefinito.
Tuttavia, l’equilibrio naturale viene spesso sconvolto. Un’intera zona può essere colpita da un cambiamento geologico, come ad esempio un’alterazione del clima (temperatura ed umidità) od una variazione di altitudine o topografia. Uno stravolgimento locale di entità molto meno minore si verifica quando un’area viene bruciata od invasa da una duna di sabbia o un deposito vulcanico.
In seguito ad eventi che cancellano tutta o gran parte degli organismi viventi, si rende necessario un periodo di ricolonizzazione. Le prime forme di vita che popolano un’area vengono chiamate flora e fauna pioniere. La vita pioniera è solo temporanea: viene presto rimpiazzata da altre forme viventi, una volta formatosi l’ambiente adatto ad esse. Queste a loro volta sono seguite da altre. Quindi, si verifica una successione di forme di vita, una serie di cambiamenti nelle componenti organiche dell’ambiente, in cui in successione le specie di transizione acquistano importanza, per poi scomparire gradualmente.
Alla fine, si ricrea un nuovo equilibrio, ancora una volta stabile. L’ultima associazione di piante e animali di una successione ecologica viene detta associazione climax. Essa tende ad essere stabile per un lungo periodo di tempo.
Potremmo utilizzare un’area di foresta bruciata come esempio per un’ulteriore spiegazione. In questo caso, le specie pioniere probabilmente sarebbero vari tipi di erbe, di genere diverso in base all’area geografica, all’umidità e all’altitudine. Queste non rimarrebbero a lungo le specie dominanti: il posto verrebbe presto conquistato da altre specie, probabilmente vari tipi di arbusti. Questi verrebbero probabilmente rimpiazzati da alberi, e questi primi alberi da altri alberi di diverse specie.
Alla fine, si stabilirà una flora climax permanente. Questa flora, e la fauna ad essa associata, costituisce un equilibrio bilanciato, non solo tra gli organismi componenti, ma anche in rapporto alle riserve di acqua e minerali dell’area. Tuttavia, possono volerci anni perché i cambiamenti di transizione sfocino nell’associazione climax e questa potrebbe non essere composta dalle stesse piante ed animali che costituivano quella precedente all’incendio. L’aspetto più importante è che l’associazione sia in equilibrio ed è in grado di auto-mantenersi rispetto agli altri competitori per quell’area.
L’uomo specie dominante
Tra le associazioni ecologiche del pianeta, l’uomo è attualmente la principale specie animale dominante, tranne in poche aree dove non è penetrato in gran numero. Nonostante la specie umana sia da tempo una componente dell’equilibrio del pianeta, solo nella sua storia recente è diventata un fattore di disturbo per l’equilibrio stesso. Grazie alla sua notevole intelligenza innata ed alla sua inventiva, così come anche alla sua organizzazione sociale, l’uomo è stato in grado di alterare l’equilibrio dinamico sempre più in suo favore.
L’invenzione delle armi e degli attrezzi, l’uso del fuoco e lo sviluppo del linguaggio (come mezzo di comunicazione e memoria sociale) hanno fornito un vantaggio decisivo nella lotta per la sopravvivenza sugli altri animali di grandezza simile o anche superiore. L’addomesticamento di piante e animali ed altri sviluppi tecnologici hanno accelerato questa superiorità nei secoli fino ad oggi, allorquando è diventato praticamente ovunque la specie predominante nell’ambiente, se non in termini numerici, almeno negli effetti che ha prodotto.
Durante il 98% dei 7000 anni di esistenza civilizzata sul pianeta, questo progresso tecnologico è stato così lento che il disturbo all’equilibrio ecologico generale era di entità minoritaria e conseguiva effetti esclusivamente locali. Ma il recente 2% di questo periodo, pari agli ultimi 140 anni, mostra un andamento decisamente differente [1]. In questo ultimo lasso di tempo, la specie umana si è trasformata in una sorta di epidemia planetaria. Ha sterminato o perseguitato molte delle specie che un tempo vagavano per le terre emerse, volavano in cielo o nuotavano nelle acque da milioni di anni. Ha arato il suolo e ridotto drasticamente la crescita delle piante al punto che molte zone un tempo verdi di foreste e prati ora sono desertificate. L’ambiente ecologico nel quale l’uomo poteva prosperare si sta ora restringendo a causa del suo incurante comportamento.
La specie umana ha anche permesso una crescita demografica tale da renderla autodistruttiva. Non solo deve lottare per la sopravvivenza contro gli altri elementi dell’ambiente, ma combatte anche all’interno della sua stessa specie per determinare quali individui e quali gruppi debbano sopravvivere. Non importa quanto si tenti di razionalizzare il valore della vita umana, non si può sfuggire alla conclusione che semplicemente ci sono troppi esseri umani sulla terra.
In conseguenza della sovrappopolazione, la distruzione delle foreste e di altre forme di vita organica utilizzate nei processi vitali dell’esistenza umana è in molti casi maggiore della capacità di rigenerazione delle singole specie coinvolte. Il pascolo intensivo negli Stati Uniti occidentali, ad esempio, ha ridotto le piante commestibili ed eroso il suolo a tal punto che i pascoli saranno in grado al massimo di essere sufficienti per una frazione del bestiame rispetto a cinquant’anni fa o più. I nordamericani stanno tagliando le foreste più rapidamente di quanto vengano rimboscate. Persino alcune forme di vita oceaniche si stanno estinguendo; non solo le grandi balene, ma anche alcune specie di pesci e crostacei usati come cibo.
L’uomo mette in pericolo il suo ambiente
Ad essere disturbato dalle recenti attività umane sulla terra non è solo il mondo organico, ma anche quello inorganico. Un esempio è dato dalle falde acquifere. In milioni di anni, le rocce della terra poste al di sotto di un certo livello si sono saturate d’acqua. Questo livello viene chiamato livello freatico (livello di falda). L’uomo ha alterato le falde in moltissimi luoghi. Ha creato drenaggi per rimuovere l’eccesso di acqua dalla superficie, il che ha determinato un abbassamento del livello freatico. Ha distrutto il manto vegetale in molte zone favorendo un rapido deflusso dell’acqua, motivo per il quale una minore quantità ne penetra nel terreno. Ha scavato pozzi ed estratto acqua dal suolo ad un ritmo tale da non poter essere compensato con mezzi naturali. Ha deviato molti laghi, ruscelli e flussi sotterranei nelle riserve idriche delle sue grandi città, e successivamente ha incrementato la popolazione delle città al di sopra della capacità di queste riserve. Così, in molte aree dove l’apporto idrico a lungo termine era adeguato per una popolazione di medie dimensioni, ora c’è carenza idrica, a causa della crescita incontrollata della popolazione e dello sfruttamento poco lungimirante della risorsa.
Un altro elemento inorganico di cui l’uomo ha abusato è il suolo coltivabile del pianeta. Si stima che circa un quarto del suolo originariamente coltivabile sia inutilizzabile, e che larga parte del rimanente sia danneggiata. Basandosi esclusivamente sul fattore terra coltivabile, già ci sono nel mondo 600 milioni di persone in più rispetto a quelle che il pianeta può nutrire dignitosamente in maniera appropriata. Ma la popolazione sta aumentando a un ritmo di più di 20 milioni di persone l’anno, mentre l’estensione del suolo produttivo diminuisce [2].
Tuttavia, questi non sono i fattori più critici nell’equilibrio ecologico dell’uomo. Durante la crescita industriale, accompagnata dalle inefficienti pratiche di crescita affaristica, l’uomo è diventato famelico nell’uso di molti minerali, dal ferro grezzo ai fosfati fertilizzanti. Molti tra questi minerali essenziali stanno attraversando una fase di carenza e alcuni si avvicinano rapidamente all’esaurimento. Ad esempio, gli Stati Uniti non riescono più a far fronte al loro consumo attuale di rame, piombo, zinco, tungsteno, manganese e petrolio. Gli USA importano tutte queste materie prime per arrivare a soddisfare la domanda interna. I minerali ferrosi saranno presto aggiunti a questa lista.
Nel lungo periodo, è poco importante se la specie umana di questo continente potrà mantenere il suo ritmo industriale per altri dieci anni o altri cento. Nella presentazione di questa visione d’insieme, abbiamo tralasciato i dettagli che supportano le conclusioni generali, sebbene ce siano in abbondanza.
La cosa fondamentale che stiamo tentando di fare in questo ambito è di delineare una proiezione a lungo termine del trend ecologico umano, in particolare per quanto riguarda il continente nordamericano. Di sicuro possiamo dire questo: nel Nord America, nella prossima generazione l’uomo non potrà vivere così come è vissuto in quella passata. Ha sperperato con quello che si è trovato ad ereditare. Ciò lo ha lasciato nella condizione di essere ripudiato dal suo ambiente.
Gli abitanti del Nord America, se non per pochi anni ancora, non si possono permettere un modello basato sul liberalismo economico come quello presente. L’ambiente non potrà fornire a lungo i materiali grezzi per questo tipo di offensiva umana. Come diventerà il futuro della gente del continente è qualcosa che si teme di prendere in considerazione. Tuttavia, i cittadini nordamericani, invece di riconoscere i fatti ed osservare le tendenze, perseverano in modo cieco e sfacciato nell’incrementare proprio quei fattori che stanno contribuendo in larga misura al crollo della loro ostentata civiltà.
L’uomo, nell’attuale modalità di comportamento, non è una specie climax nell’ambiente. È una specie di transizione, poiché sta sottraendo all’ambiente più di quanto viene reintrodotto. È pertanto quindi nell’ordine degli eventi che perderà la sua posizione di supremazia nell’associazione organica; forse, per essere sostituito come specie dominante da qualcos’altro. Che sia un insetto, un roditore od una pianta non ci riguarda più di tanto, una volta che sarà stato stato sopraffatto.
Gli stessi fattori che portano verso una direzione rovinosa qui nel Nord America si possono riscontrare in grado maggiore o minore in altre parti del mondo. Per riassumere questi sono: la sovrappopolazione, l’erosione ed il consumo del suolo, la distruzione delle foreste e dei pascoli, l’uso eccessivo delle falde acquifere, l’esaurimento dei depositi di minerali essenziali.
Per gli studiosi di questi trend, il futuro della specie umana sulla terra appare oscuro. L’aspetto più triste è l’apatia o la decisa negazione di queste tendenze da parte dei nostri cosiddetti leader. Gli uomini d’affari ed i politici vorrebbero un’accelerazione anche più rapida proprio di ciò che è in atto. Questi due gruppi di traditori della società stanno persino ipotizzando una terza guerra mondiale, la più grande di tutte, nonostante chiunque abbia cognizioni in merito avverte che una tale catastrofe esaurirebbe proprio quelle risorse dalle quali dipende la nostra civiltà industriale ed il suo elevato standard di vita.
Alcuni studenti di scienze umane hanno riconosciuto quello che sta succedendo ed hanno condotto un’analisi piuttosto accurata della situazione. Le loro descrizioni sono chiare; le analisi delle tendenze prevalenti e le valutazioni dei rischi non lasciano dubbi sulla probabilità di conseguenze gravissime; ed i loro avvertimenti sono quasi isterici. Ma quando si giunge nell’esprimere una sintesi propositiva per permettere la sopravvivenza, i loro suggerimenti sono infantili o fantastici, mancando del realismo e dello spessore concettuale che l’analisi richiede.
Tipico esempio di questo tipo di letteratura è il libro di William Vogt “Road to Survival”. L’autore traccia un quadro molto chiaro dei pericoli che minacciano la civiltà umana e ne illustra alcune delle cause principali. Le sue descrizioni sono lucide, la sua analisi è ottimale, ma la conclusione è patetica. All’inizio del libro racconta la storia di un cinese di nome Wong. Wong e la sua famiglia sono affamati; così Wong parte per vedere se da qualche parte riesce a racimolare qualcosa da mangiare. Dopo diversi fallimenti, alla fine Wong si arrende e si siede aspettando di morire.
In un certo senso, William Vogt è come Wong. Studia la situazione, rileva i fatti oggettivi, delinea le tendenze, indica in generale cosa bisogna fare; ma, quando guarda al futuro, vede poche speranze. Dopo pochi tentativi puerili di giungere ad una soluzione, consegna il problema “nelle mani delle divinità” e, intellettualmente parlando, si siede per morire.
William Vogt afferma che il programma deve consistere di tre parti: “ricerca, istruzione e azione sul territorio”. Si rende conto che un simile programma deve essere organizzato, ma non sa come realizzarlo; si dichiara incompetente, ed esprime la speranza che le Nazioni Unite in qualche modo acquisiscano la visione e l’unità necessarie per gestire il lavoro.
Vogt detesta le grandi operazioni tecnologiche (come la Tennessee Valley Authority) e le attività centralizzate; vorrebbe vedere una sorta di trend regressivo verso le operazioni di piccola scala. Vorrebbe un programma di controllo delle nascite, che sia volontario e che non offenda nessuna persona o istituzione. Proclama la sua fede nella democrazia e raccomanda di prepararci a “tirare la cinghia ed ad accettare un lungo periodo di austerità”. Spera che se il problema dovesse essere fatto conoscere a tutta l’umanità, allora in qualche modo la gente ne sarà illuminata. Infine Vogt conclude:
“Fino a che non supereremo questo passaggio ed inizieremo ad agire in questo senso, se l’uomo in un tempo meno che breve non modificherà il suo stile di vita, nel senso più ampio del termine, in funzione degli imperativi posti dalle limitate risorse ambientali, possiamo pure abbandonare le speranze di continuare un’esistenza civilizzata. Come i maiali di Gadara, rotoleremo giù lungo il crinale lacerato dalla guerra, verso un’esistenza barbarica tra macerie annerite”.
È questa una triste considerazione sull’intelligenza della specie umana non in grado di organizzarsi adeguatamente per la sua stessa sopravvivenza. Ora che l’uomo civilizzato è diventato dominante nel mondo organico e possiede ogni vantaggio, sembra paradossale che sia destinato a cadere nell’oblio.
Technocracy propone
In verità il quadro potrebbe essere scuro quanto il dipinto di William Vogt se non fosse per il pensiero di un solo uomo. Un uomo che ha avuto l’intelligenza, il genio strategico e l’integrità di sviluppare un’idea per la sopravvivenza umana che fosse in armonia con le realtà e con i bisogni sociali dell’uomo. Ai tempi, quasi come un ‘artigiano solitario’, quest’uomo, Howard Scott, elaborò una strategia di interventi sulla società che poteva fungere da modello per un piano sociale per l’America del Nord. Questa idea, nel tempo, è divenuta conosciuta come Technocracy.
Ma Technocracy non era un programma popolare. Se l’uomo avesse voluto sopravvivere, avrebbe dovuto cambiare molti dei suoi stili di vita, abbandonare il concetto di anarchia individuale e ripudiare le politiche, gli affari imprenditoriali e l’incontrollato spreco delle risorse naturali. Tutto ciò non era proponibile alle masse dell’America del Nord; non soddisfaceva le loro soffici e sentimentali illusioni. Ebbe molti oppositori ed affrontò un muro di pietra di inerzia umana. Non era un’idea che poteva guadagnare il consenso popolare ed un rapido supporto. Era un’idea che doveva penetrare lentamente nell’intelligenza sociale delle masse; un’idea che doveva crescere ed espandersi, il suo tempo sarebbe arrivato. Non poteva essergli negato ancora a lungo.
Oggi Technocracy è l’unica opposizione alla previsione che la civiltà umana sia destinata alla rovina. Technocracy sostiene che per l’uomo è possibile restare la specie dominante sulla Terra e allo stesso tempo godere di un alto standard di vita per molti secoli a venire. Avrà la possibilità di essere la specie climax in un nuovo equilibrio ecologico; e questo potrà averlo ad un livello addirittura più alto di quello medio nel Nord America di oggi. È in possesso dell’unico progetto per un meccanismo sociale ad alto livello energetico che non si può esaurire.
Per fare questo, l’uomo deve adottare una nuova strategia di organizzazione sociale e cambiare i suoi stili di vita per conformarsi ad esso. Deve restituire al sistema ecologico il più possibile di ciò che gli sottrae. Se l’uomo riesce a fare questo, può sopravvivere e prosperare per migliaia di anni sulla Terra. Se non lo fa, la natura prenderà una direzione tanto spietata tanto lo è la specie umana.
Il progetto di Technocracy prende in considerazione il Nord America come unità di intervento. Se il mondo dovesse mai applicare un controllo sociale scientifico, questo deve pur iniziare da qualche parte. Le ragioni per cui Technocracy ha selezionato il Nord America come il luogo dove iniziare, sono due:
a) il Nord America è il luogo dove è stata originata l’idea di Technocracy: è la casa dei Tecnocrates.
b) il Nord America è il luogo più agevole per dare il via ad una tale operazione.
Questo non vuol dire che i Tecnocrates ignorino completamente il resto del mondo, hanno, invece, un serio interesse che riguarda tutte le aree della Terra. È possibile che alla fine Technocracy sarà diffusa ed applicata in altri continenti; ma all’inizio dovrà insediarsi da qualche parte per prima. Le zone meno favorite del mondo dovranno essere tralasciate fino a quando non saranno state impostate e rese operative le aree più favorevoli.
Con questo non vogliamo dire che Technocracy Inc. non abbia un programma mondiale. Stiamo solamente facendo una considerazione a lungo raggio sul futuro di un’idea. Il progetto programmatico di Technocracy è solo per il Nord America. Quando Technocracy si sarà stabilizzata qui, quello sarà il momento per noi di valutare più seriamente i problemi correlati alle altre aree della Terra. Technocracy è un programma efficace e realistico con un’eccellente strategia a supporto della sopravvivenza e del progresso umano. Non è un debole sogno filosofico, infettato dal virus dell’illusione della buona volontà. È un programma con un’impostazione rigorosa a sufficienza per realizzarsi. Lo è inflessibilmente quanto è accanita la domanda che dovrà trovare presto una risposta, la domanda sulla sopravvivenza.
L’esistenza dell’uomo all’interno del Sistema dei Prezzi [3] è transitoria poiché non fornisce la strategia per una sopravvivenza a lungo termine. Offre solo una chance all’uomo per ottenere un veloce profitto ed andare avanti. Il periodo fortunato del Sistema dei Prezzi sta per imboccare un mare burrascoso. È necessario assumere un concetto nuovo ed un nuovo schema economico per il futuro affinché la nicchia ecologica dell’uomo sia adeguata al futuro. Questo concetto e questo schema non sono presenti all’interno dell’attuale paradigma del Sistema dei Prezzi. Ciò comporta che i nordamericani non possono permettersi di perseverare ancora a lungo nel loro stile di vita attuale. Possono ancora ostinatamente aderire allo status quo e commettere l’errore di giungere ad una catastrofe, oppure adottare la pianificata progressione nella direzione indicata da Howard Scott e avanzare con successo verso il futuro. Technocracy è pronta ad indicare la direzione.
Affinché si possa mantenere la civiltà ad un livello elevato per un periodo indefinito di tempo, i nordamericani devono fare queste cose:
- Conservare l’acqua dolce del Continente e far sì che torni nel terreno in modo tale da ripristinare il livello della falda freatica e mantenerla ad un livello ottimale. Questo può essere attuato in concreto attraverso il Continental Hydrology Program progettato da Technocracy. Questo programma permette il massimo utilizzo di acqua dolce del Continente in modo equilibrato.
- Ridare al terreno la fertilità che gli è stata sottratta nel processo di crescita di piante ed animali. Questo principalmente implica che la fertilità non debba mai allontanarsi dall’area del terreno. Non possiamo dipendere a tempo indeterminato da scarse risorse di fertilizzanti minerali per compensare l’impoverimento della fertilità naturale. Un programma come questo richiede una strategia agronomica e zootecnica continentale, progettata scientificamente, secondo la quale la quantità di piante ed animali del Nord America forniranno sufficiente cibo per la popolazione e prodotti per le industrie del continente senza esaurire la produttività del terreno. Solo Technocracy può fornire la strategia necessaria per la soluzione del problema.
- Fare attenzione all’uso delle risorse minerali non rinnovabili del Continente. Minerali e materiali reperibili in abbondanza dovrebbero essere utilizzati ogni volta che sia possibile al posto di quelli che siano scarsi; e materiali riciclabili utilizzati al posto dei non rinnovabili. Pertanto dovrà essere istituito un programma per il massimo utilizzo e il massimo recupero. Non possiamo permetterci, per esempio, di gettare in discarica 48 miliardi di lattine di metallo e 26 miliardi di bottiglie all’anno creando montagne di spazzatura nel paese, e neppure utilizzare in modo eccessivo il piombo come ingrediente base delle vernici. Questo programma può essere messo in atto, ma non all’interno del Sistema dei Prezzi. Dobbiamo di nuovo rivolgerci a Technocracy per la risposta.
- Puntare ad un utilizzo equilibrato dell’energia. Non possiamo pensare ancora a lungo ai combustibili fossili come fonte primaria, ma adottare un nuovo modello energetico che ottenga la maggior parte dell’energia da fonti rinnovabili ed una minima quantità da risorse non rinnovabili. Il programma di Technocracy provvede a questo equilibrio. Il Sistema del Prezzo, dall’altra parte, si rifiuta di affrontare il problema, ma punta all’esaurimento delle nostre limitate risorse al massimo ritmo che possa portare un buon ritorno sulla via del profitto
- Devono impostare un programma di pianificazione demografica che mantenga la popolazione all’interno di una larga disponibilità di cibo, acqua, risorse minerali ed energetiche. Il Nord America non è al momento in una condizione di sovrappopolazione, ma vi si sta gradualmente avvicinando e non dovrebbe mai arrivare a superare i 200 milioni. Nessun partito politico può affrontare il problema della demografia, ma la scienza può fornire prontamente una risposta.
Abbiamo qui affrontato il problema del continente nordamericano in linea generale, focalizzando alcuni obiettivi che devono essere raggiunti. Ma è evidente che il problema non si risolverà da solo, o perlomeno in nessuna maniera che ci possa essere gradita. Può essere superato solo con uno sforzo intenzionale e coordinato da parte dei cittadini del Nord America. Loro hanno il compito di essere gli unici a mettere in pratica quelle azioni in linea con una strategia di sopravvivenza.
Il Sistema dei Prezzi non solo non possiede nessuna strategia di questo tipo, ma non è nemmeno in possesso di quei meccanismi che possano permettere di implementarla. Sul lungo termine, le attività connesse al Sistema dei Prezzi portano alla rovina. Il Sistema dei Prezzi può solo estrarre le risorse ed andare oltre. E quando saranno esaurite, che accadrà? Bene, quel momento sta arrivando. Il nostro sviluppo tecnologico gli ha dato una forza mai avuta prima. Questa generazione dovrà affrontare il problema e trovare la risposta.
Technocracy ha sempre fatto notare che il suo modello di operazione sociale verrà adottato non perché sia auspicabile, ma perché è necessario. La scelta è, letteralmente, fra Technocracy ed il caos.
La scienza applicata all’organizzazione sociale è l’unica tecnica efficace per ottenere ciò. Questo è il metodo di Technocracy. La scienza non ha mai finora permesso che la razza umana si estinguesse; il business e la politica non hanno mai agito in maniera differente. Technocracy non ha un’impostazione, né affaristica, né politica, ma strettamente scientifica. Lei sola può essere all’altezza.
Per quanto doloroso potrà essere per te, dovrai prendere una decisione. Il corso degli eventi non ti permetterà di rinchiuderti in un recinto o di stare a lungo in una posizione equivoca. È pertanto meglio che tu decida ora. Da che parte stai, dalla parte del Sistema dei Prezzi che si rivelerà solo un illusione, o con i Tecnocrati? Non importa quanto tu possa essere capace nelle immediate manovre del momento poiché non hai certezze seguendo una politica illusoria. L’unico futuro che che può darti pieni vantaggi è quello secondo Technocracy.
Non bisogna essere un genio per essere un Tecnocrate. Ma avere un comportamento integerrimo ed essere predisposto ad assumere un atteggiamento di cooperazione. Devi essere pronto ad essere una parte unitaria all’interno di una comunità auto organizzata di persone con un obiettivo sociale definito. In Technocracy ci sono molti “piccoli” compiti. In Technocracy, non c’è posto per l’anarchia individuale, per la crescita dell’ego, o per opinionare. Ma ci sono molti spazi, per ogni attività, e sarà questa attività a completare il lavoro. Non c’è ricompensa materiale, né gloria oltre alla soddisfazione di fare ciò che dev’essere fatto.
Per tutti quelli che possono qualificarsi su queste basi, c’è un posto ed un compito in Technocracy. Vuoi presentarti?
[1] i dati si riferiscono all’anno 1948 data di pubblicazione in lingua inglese dell’opuscolo. Nel 2008 data di traduzione in italiano gli anni sono divenuti 200 pari a quasi il 3% del periodo considerato.
[2] Anche qui, come detto nella nota precedente, i dati si riferiscono all’anno 1948 data di pubblicazione in lingua inglese dell’opuscolo, allorquando la popolazione mondiale stimata era quasi di 2,5 miliardi, nel novembre 2008 data di traduzione in italiano la popolazione mondiale è passata a 6,72 miliardi, in larga parte grazie alla cosiddetta Rivoluzione verde permessa grazie alla meccanizzazione dell’agricoltura, all’impiego di pompe di irrigazione ed all’uso di pesticidi e concimi di origine chimica. Attività tutte strettamente dipendenti dalla disponibilità di riserve petrolifere abbondanti ed ambientalmente devastanti. Oggi nel 2018 a dieci anni di distanza dalla traduzione la popolazione mondiale è giunta a 7,6 miliardi.
[3] Il termine originale System Price può oggi indicare l’odierno Sistema di mercato libero e globalizzato; per approfondimenti vedi anche le seguenti voci su wikipedia: Price System ed Energy Accounting.