Sacchetti di plastica. Interrogazione a Commissione Europea sulla porcata italiana

Una direttiva UE é stata recepita dal Governo con un decreto legge – diciamo – spiccatamente creativo che farà aumentare la produzione di rifiuti e che non ha chiuso la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia

Ce lo chiede l’Europa? Niente affatto!

Sulla tanto discussa norma italica sui sacchetti di plastica entrata in vigore il 1 gennaio abbiamo presentato un’interrogazione alla Commissione Europea (il testo é in fondo a questo post) perché il Governo ha trasformato in una porcata una direttiva UE il cui obiettivo e spirito era la riduzione dell’uso delle buste di plastica usa e getta.

Non la loro obbligatorietà!!!

Il decreto legge che l’ha recepita (articolo 9 bis) impone invece che, dal primo gennaio, i sacchetti di plastica usati per acquistare le merci sfuse siano biodegradabili, compostabili e a pagamento, vietando ogni tipologia di contenitori portati da casa, riutilizzati o riutilizzabili come ad esempio le benemerite reticelle per l’ortofrutta dei supermercati svizzeri.

Il risultato sarà quindi opposto all’obiettivo della norma UE con un inevitabile aumento della produzione e dell’impiego di sacchetti di plastica usa e getta.

Al prezzo di un paio di centesimi al pezzo, si calcola che i sacchetti di plastica biodegradabili e compostabili costeranno ad ogni cittadino fino a 4,5 euro a testa all’anno. Però attenzione: la legge italiana impone di usare e pagare quei sacchetti, senza imporre un prezzo massimo. Già si parla di sacchetti che costano 60 centesimi.

La direttiva UE per limitare l’impiego delle borse di plastica é del 2015. Nel gennaio 2017 la Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione (numero 2017/0127) contro l’Italia, che non aveva ancora provveduto a recepirla.

Il decreto per il recepimento é stato approvato nell’agosto 2017: sono passati quattro mesi ma la procedura di infrazione é tuttora in piedi, come attesta il database europeo. Segno – supponiamo – che Bruxelles non ha minimamente apprezzato la spiccata creatività con cui il Governo italiano ha tradotto in legge la norma UE. E’ uno dei punti su cui chiediamo lumi alla Commissione Europea attraverso l’interrogazione.

La porcata italiana sui sacchetti di plastica biodegradabili e compostabili contiene varie altre zozzerie. Questi involucri sono adatti esclusivamente agli impianti industriali che trattano i rifiuti organici attraverso la  digestione aerobica,  nei quali si degradano in 60 giorni, ma causano difficoltà agli impianti di digestione anaerobica, dove dovranno essere recuperati uno per uno (e quelli frantumati?) e mandarli in discarica: col risultato che li pagheremo due volte. Inoltre non possono essere sottoposti a compostaggio domestico: significa fra l’altro che non si degradano tanto rapidamente se vengono abbandonati in giro per l’ambiente. La stessa cosa vale anche quando finiscono in mare.

E qui arriva la presa in giro e le bugie del Ministro dell’ambiente Galletti, secondo il quale la normativa sui sacchetti “pone l’Italia all’avanguardia nel mondo nella protezione del territorio e del mare dall’inquinamento da plastiche e microplastiche”. Il ministro sostiene inoltre che le polemiche sui sacchetti a pagamento sono infondate perché prima il loro costo era “incorporato” nel prezzo delle merci mentre ora si pagano semplicemente a parte. Come se i prezzi delle merci fossero diminuiti… I sacchetti si pagano in più, non a parte.

Qui potete leggere il testo integrale della nostra interrogazione sui sacchetti, cofirmata dai colleghi Castaldo e Aiuto e con il sostegno della collega Adinolfi.

La risposta della Commissione arriverà molto probabilmente dopo le elezioni, auguriamoci che nel frattempo saremo riusciti a mandare in discarica ministri così spudoratamente bugiardi dei quali vergognarci di fronte ai nostri colleghi a Bruxelles.

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