Virginia Raggi parla di “food forestry” in città. Di che si tratta?

“Creeremo centri per il riuso, fabbriche per il riciclo, orti urbani e food forestry in città.” Virginia Raggi

Nel suo discorso del 16 marzo per il #Women4Climate (donne per il clima), Virginia Raggi cita una strana parola, Food Forestry, ai più sconosciuta e del tutto desueta per un politico, tanto più se un politico italiano.

Food Forestry o Food Forest possono essere tradotti come piantumazione o bosco commestibile, ma non sarebbe propriamente la stessa cosa dato che il termine deriva dal mondo della Permacultura che ha origini australiane e quindi porta con sé molti termini anglofoni la traduzione dei quali non sempre ha il suo perfetto omologo in altre lingue.

Cogliamo l’occasione quindi per raccontare in estrema sintesi cosa siano le Food Forest prendendo come spunto la nota inviata l’8 marzo in occasione della festa delle donne, all’Assessora alla Sostenibilità Ambientale del Comune di Roma, Pinuccia Montanari come proposta per il verde urbano in Roma, sia per l’avvio di eventuali nuove aree verdi, come per la riqualificazione di quelle degradate e abbandonate con l’obiettivo di incrementare la resilienza alimentare della Capitale e per dare attuazione alla Delibera n. 38 del Luglio 2015 del Comune di Roma, al cui processo di costruzione del Regolamento partecipai nel marzo 2014 con i nostri consiglieri municipali e comunali allora all’opposizione. Il testo che segue in calce è stato redatto insieme a Stefano Soldati dell’Accademia Italiana di Permacultura e contiene anche dei link di approfondimento a testi, siti e video documentari (in fondo al post). Le coltivazioni urbane possono fungere da ornamento non commestibile nelle aree vicine a zone di traffico intenso, ma Roma ha la fortuna di avere anche amplissimi spazi verdi lontano dalle automobili ove, previa analisi del terreno, è possibile coltivare prodotti alimentari.

FOOD FOREST URBANE A ROMA

“Boschi urbani alimentari, ma anche percorsi didattici e sensoriali, qualcosa di mai visto in una grande città europea in grado di testimoniare a residenti, visitatori e viaggiatori come sia possibile ricreare un ecosistema alimentare semi autonomo tramite una progettazione umana consapevole dei meccanismi di interazione tra terra, acqua, aria, luce con i regni biologici”

Che cosa è un bosco alimentare (Food Forest)

È un sistema artificiale dove esseri umani ripristinano l’ambiente degradato o depauperato, ripiantando alberi grandi, medi e piccoli, piante erbacee, lianose/rampicanti, da radice, tappezzanti, ecc. seguendo i modelli naturali che si ritrovano in un bosco naturale.

Nella frutticoltura moderna si utilizzano piante selezionate per produrre grandi quantità di prodotto indifferenziato, omogeneo, standardizzato, vendibile sul mercato.

Tutto questo ha un prezzo da pagare: la necessità sempre maggiore di prodotti fitosanitari, antiparassitari, fertilizzanti, potature e un grandissimo consumo di energia, carburanti, manodopera. Tutti ricordiamo ciliegi, peschi, meli e peri mai potati o trattati ai bordi campi coltivati, che producevano frutti dolcissimi (anche perché raccolti all’insaputa del contadino!), sani anche se disomogenei, ma oggi giorno considerati scarto di produzione.

Noi vogliamo utilizzare quelle vecchie varietà che diano frutti deliziosi con il minimo intervento umano.

Una foresta di cibo non produce solo cibo, ma anche piante da fibra, da legna, da intreccio, piante tintore, legno da opera, profumi, colori, percorsi sensoriali, spazi ricreativi, ossigeno per il pianeta sequestrando anidride carbonica dall’atmosfera, pulizia delle acque di falda attraverso il processo di fitodepurazione, habitat per fauna selvatica, trappola di sostanza organica e tanto altro.

Dobbiamo pertanto riappropriarci del senso del bene comune, valorizzando i terreni pubblici non utilizzati, per progettare e piantare foreste di cibo su di essi e aumentare la sicurezza e la resilienza alimentare della città.

Motivare le persone

È necessario motivare le persone della comunità locale per sostenere attivamente l’iniziativa: associazioni, scuole, case di riposo, disoccupati, immigrati, liberi cittadini.

Non deve essere progetto di un singolo, o di un politico o di un’amministrazione (per quanto possa essere illuminata e bene intenzionata) che viene quindi calato dall’alto, ma della comunità che, sotto la guida di un facilitatore, si fa carico della progettazione, della realizzazione e della manutenzione della foresta di cibo su suolo pubblico.

Tale attività è del tutto in linea con l’art. 118 della Costituzione della Repubblica Italiana:

…Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà*…

  • Si parla di sussidiarietà verticale quando i bisogni dei cittadini sono soddisfatti dall’azione degli enti amministrativi pubblici, e di sussidiarietà orizzontale quando tali bisogni sono soddisfatti dai cittadini stessi, magari in forma associata e\o volontaristica

L’importanza della produzione alimentare locale della resilienza


Ecco alcune piante che si possono piantare in una food forest

Piante erbacee commestibili

Achillea, Amarantus, Assenzio, Bieta, Borraggine, Calendula, Capsella, Carota selvatica, Cicoria, Consolida, coste, Cren, Crucifere, Equiseto, Finocchietto, Fragole, Lamium, Levistico, Melissa, Menta, Nasturzio, Piantaggine, Portulaca, Pratoline, Primula, Rabarbaro, Rafano, Rape, Romice, Stellaria, Tarassaco, Topinambur, Tussillago, Valeriana, Valerianella, Viola,

Asparago selvatico (Asparagus), Topinambur (Helianthus tuberosus), Bardana (Arctium lappa), Roveja (Pisum arvense), Fragola di bosco (Fragaria vesca), Viole di bosco, (Viola odorata e viola alba), Rucola selvatica, ruchetta (Diplotaxis tenuifolia), Muscari (Muscari), Luppolo (Humulus lupulus), Piantaggine (genere Plantago), Barba di becco, ciocabek (Tragopogon pratensis), Farinello o Farinaccio (Chenopodium album), Rosolaccio (Papaver rhoeas), Erba del cucco, Strigoli (Silene vulgaris), Artemisia (genere Artemisia), Equiseto (Equisetum), Iperico (Hypericum perforatum), Ginepro (Juniperus communis), Ortica (Urtica dioica), Stelline (genere Galium), Saponaria di roccia (Saponaria ocymoides), Menta (Mentha, Calamintha), Tanaceto (Tanacetum vulgare), Cinorrodi (le bacche delle rose selvatiche)

Piante da legna e non solo:

Robinia (fiori commestibili), Frassino, Platano, Farnia, Tiglio, Acero campestre, Carpino bianco, Olmo campestre, Bagolaro, Salice, Nocciolo

Piante utili e complementari x arricchire il terreno:

Ginestra, Albero di giuda, Ontano nero o napoletano, Olivello spinoso (Hippophae rhamnoides), Emero (Coronilla emerus).

Piante che producono frutti commestibili e non hanno bisogno di cure:

Mirabolano (Prunus cerasifera), Pino domestico (Pinus pinea), Eleagnus, Corbezzoli, Corniolo, Rosa canina, Azzeruoli, Sorbi, Sambuco, Crespino, Cotogni, Cachi, Melograni, Noci, Noccioli, Ciliegi, Susini, Fichi, Nespoli giapponese, Nespoli germanici, Giuggioli, Gelsi, Lamponi, More da giardino, Ribes, Josta, Uva spina, Meli, Peri, Mandorli, Araucaria (Araucaria araucana/imbricata), Amareno (Prunus cerasus).

Piante che producono frutto e che hanno bisogno almeno di un po’ di cure:

Kiwi, Vite, Peschi, Albicocchi, Olivi.


APPROFONDIMENTI

Una Fattoria per il futuro. Un video sottotitolato in italiano che vale la pena di vedere tutto. Si parla di Food Forest a partire dal minuto 29.

Una food forest a Pietrasanta in Toscana:

(vedasi anche video sotto)

Dove reperire le essenze: http://www.fruttortiparma.it/
Altre infohttp://laboa.org/index.php/food-forest-ovvero-foreste-di-cibo

Video in inglese dopo 14 anni dalla piantumazione di una food forest

Foto

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