Lecito è dubitare di chi sicumera ostenta nello spacciare vecchie ricette di fronte a tal futuro che sul campo nessuno ha sperimentato. Ci basti ora esser portatori di ipotesi di solo buon senso.
Macchine che camminano come senzienti o da sole si spostano, come i pacchi nella logistica di Amazon o i container nei porti automatizzati di Amburgo e altrove, un convegno alla Camera a Roma, incontri sulla scuola del futuro, stampanti 3D sui banchi di ragazzi entusiasti di una scuola di Isola del Liri, attivi imprenditori laziali dell’Industria 4.0, professori coscienti a Cassino, parti del dibattito al Parlamento Europeo di Strasburgo.
Un video puzzle non di soli automi, o pensieri sintetici, ma di persone reali con le proprie voci e inflessioni dialettali locali a renderle umane.
Approfondire, ragionare, emozionarsi, immaginare, discutere, spaventarsi.
Un giorno pensare di aver scovato la via per poi accorgersi che vi è una falla nello scoprirne una di più di nuovo alla sera. Un istante immaginare l’età dell’oro e quello subito dopo la distopia e tornare indietro con un pensiero inquieto a quegli otto che fan fortuna sulla maggioranza che annaspa o solo galleggia, o anche nell’oceano dell’iniquità annega.
Legiferare, prevedere, reindirizzare, aggiornare, insegnare, redistribuire.
Ci vorrebbe un “Intelligenza Rinnovabile”.
Possibile? O già è la notte, laddove ormai arduo anche è il sol scorgere?
Lecito è dubitare di chi sicumera ostenta nello spacciare vecchie ricette
di fronte a tal futuro che sul campo nessuno ha sperimentato.
Ci basti ora esser portatori di ipotesi di solo buon senso.
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“Di certezza forse ora una sola:
che il tratto sotteso al disegno
che traccia nel lavoro come obbligo
la via maestra per realizzare l’Uomo,
si incammina ad essere un altro dogma,
probabilmente presto assai,
a cadere abbattuto dalla scienza”. DT
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