“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. E i robot?

Nei prossimi vent’anni un lavoratore su due rischia di essere sostituito da un robot. Se i robot lavoreranno per noi, e non é detto, dovremo reinventarci la vita che oggi ha il lavoro scolpito nel DNA culturale della razza umana.

(video anche su youtube)

Elon Musk, il futurista icona della Silicon Valley fondatore e CEO di SolarCity, Tesla e SpaceX (e cofondatore di Paypal), afferma che più i robot occuperanno i posti di lavoro, più le persone dovranno essere mantenute da un “Universal Basic Income“, un reddito universale di cittadinanza. Ovvero detto in altre parole i cittadini saranno, in tutto o in parte mantenuti grazie al plusvalore e quindi alla ricchezza prodotta dai robot. Talvolta addirittura Musk nella sua telefonata sembra un pò spaventato nel tratteggiare il futuro, ma sulla robotica è ottimista.

Tralasciamo per ora di esaminare il rischio che i robot invece, non solo rendano inutili le nostre braccia ed i nostri cervelli, ma che facciano sì che nell’opinione di qualche entità… i miliardi di umani appaiano solo come inutili bocche da sfamare che consumano risorse.

Auguriamoci quindi che Musk abbia ragione, ma allora come ridefiniremo la nostra vita quotidiana, la stessa società e la percezione che l’uomo ha di sé come singolo e come comunità.

Che ruolo avremmo noi Umani?

Se non ci prepareremo a questo cambiamento prima di tutto psicologicamente e filosoficamente, esso passerà su di noi come un rullo compressore.

Un futuro che si avvicina a rapidi passi e che coinvolgerà quindi non solo i nostri figli e nipoti, ma direttamente o meno molti di coloro che stanno leggendo.

Secondo la Banca d’Inghilterra, entro i prossimi vent’anni  – un domani molto prossimo – un lavoratore su due rischia di essere sostituito da un robot.

Certamente non tutti i lavori saranno da subito minacciati dall’avanzata dei robot, ma nel manifatturiero cinese ad esempio la tendenza a fare a meno di operai umani è un fenomeno già in atto.

Bastano infatti pochissime persone a gestire un esercito di macchine che, nonostante non ricevano uno stipendio, producono notte e giorno a ritmi rapidi senza sbagliare, senza protestare, senza sindacati e senza chiedere neanche un giorno di vacanza.

Una vera manna per gli imprenditori.

Anche le pratiche agricole (ne stiamo discutendo al Parlamento Europeo all’interno dello STOA) verranno via via trasformate con l’evoluzione dell’agricoltura di precisione: droni, banche dati, sensori e macchine saranno in grado di seguire ogni singola pianta, dosando acqua e fertilizzanti e intercettando e curando le patologie ai primi segni di sofferenza inconoscibili anche al più esperto del contadino.

L’elenco delle mansioni che stanno come d’autunno sugli alberi le foglie sono (nel futuro più vicino): cassieri, addetti al marketing, addetti all’assistenza clienti, operai, intermediari finanziari, giornalisti, legali ed operatori telefonici.

La differenza che va emergendo rispetto al passato dell’automazione è che i robot non sostituiranno solo i compiti banali e ripetitivi, ma anche quelli intellettuali.

Esistono già ora, e sono in rapido miglioramento, software in grado di scrivere articoli, di svolgere gli adempimenti legati a fusioni ed acquisizioni societarie. Un robot medico é in grado di fare diagnosi di cancro con maggiore precisione di un medico umano: esatte al 90%.

Questa evoluzione è resa possibile dai progressi sempre più veloci (e in parte inaspettati…) nel campo dell’intelligenza artificiale, altro tema fondamentale che scuoterà il nostro futuro e di cui avremo modo di parlare ampiamente in uno dei prossimi post.

Nessuno é in grado di dire come sarà il mondo dei robot. Ci riserverà davvero l’abbondanza radicale, come recita l’atto di fede di Musk e degli altri di Silicon Valley? Le macchine produrranno tutto quello che ci serve e soddisferanno ogni nostro desiderio e a noi umani non resterà che divertirci?

Oppure avremo un mondo distopico di disoccupati dove solo i super ricchi potranno permettersi di vivere nel massimo del comfort, accuditi e protetti dai robot contro l’assalto dei senza lavoro, una plebe affamata e abbrutita che si dimena e si sbrana come i pesci in uno stagno mano a mano che l’acqua evapora e il cibo si esaurisce?

Chi lo sa.

Ma se anche Musk avesse ragione, quante persone sono in grado di affrontare oggi anche il solo pensiero di un futuro così? Il lavoro non é solo la fatica che ci procura il pane quotidiano, ma finora ha descritto il nostro ruolo nella società: nelle epigrafi latine il mestiere esercitato in vita è ciò che caratterizzava il defunto e una delle prime domande che rivolgiamo alle persone appena conosciute è: che lavoro fai?

Il lavoro è quindi storicamente una parte della nostra identità personale, uno strumento – forse il principale – attraverso il quale possiamo lasciare un segno nel mondo.

Sono talmente tanti gli interrogativi sull’avanzata dei robot che la nostra principale occupazione dovrebbe consistere nell’immaginare e progettare oggi il futuro (quasi) senza lavoro, dotandoci degli strumenti per governarlo e riformando da subito l’istruzione e la formazione delle nuove generazioni.

Un lavoro questo di fronte al quale troppi di coloro che potrebbero farlo si girano accuratamente dall’altra parte, mentre altri ancora pensano si a riformare la Costituzione, ma solo per i propri bassi interessi di bottega del presente, non certo – come sarebbe necessario – per adeguarla alle grandi sfide del futuro.

E’ arrivato davvero il momento di mandare a casa sia gli uni che gli altri per cominciare a gettare le basi di una società che sia fondata sugli esseri umani.

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