L’Italia non é ancora riuscita a chiudere il contenzioso con l’UE a proposito di caccia, iniziato nel 2014, e anzi si sono aperti nel frattempo altri fronti ancor più importanti: riguardano le attività “presenti e future” attraverso le quali l’Italia intende proteggere il suo patrimonio naturale. L’ultimo aggettivo – quel “future” – é illuminante. Suggerisce che l’UE ha preso alquanto male la decisione del Governo italiano di accorpare ai Carabinieri il Corpo Forestale dello Stato, incaricato appunto di salvaguardare la natura. Ciò costituisce l’elemento di spicco nella risposta del Commissario europeo all’Ambiente, Karmenu Vella, alla nostra interrogazione presentata insieme alla collega Eleonora Evi sulla rottamazione dei Forestali. Già una volta avevamo interrogato la Commissione Europea su questo argomento ma ci siamo tornati su perché insoddisfatti del risultato.
C’é un’altra cosa davvero notevole nella risposta del commissario Vella: la data, il 4 luglio. Solo quattro giorni prima – il 30 giugno – il Parlamento italiano ha approvato la cosiddetta legge europea che avrebbe lo scopo di mettere in regola l’Italia rispetto a 16 procedure avviate nei suoi confronti dalla Commissione Europea, fra cui il caso EU pilot 6955/14/ENVI sulla mancata salvaguardia degli uccelli selvatici e caccia in conseguenza di una manica considerata fin troppo larga. Per cercare di sanare la situazione, l’articolo 31 della legge europea istituisce l’obbligo per i cacciatori di annotare le prede sul tesserino venatorio subito dopo l’abbattimento. Si può dedurre che questo non é bastato per chiudere il contenzioso presente. E in quanto al futuro?
Per il futuro, la nostra interrogazione ha segnalato al commissario Vella che, in base alle leggi italiane, solo l’attualmente morituro Corpo Forestale è incaricato di reprimere il bracconaggio e di vigilare sull’attuazione delle norme europee per la protezione dell’ambiente: fino al 2015 poteva occuparsene anche la polizia provinciale, che però adesso ha solo compiti di… polizia municipale! Lo stabilisce la legge di conversione del decreto del 2015 sugli enti locali. Ora sappiamo che Bruxelles ha aperto un’indagine sul futuro della protezione della natura in Italia e che il governo italiano dovrà quindi fornire spiegazioni.
Anzi, “chiarimenti”, come vengono chiamati nel linguaggio diplomatico.