Quel che ho visto oggi è nessuna incertezza: si va avanti, come se nulla fosse, dogmatici “verso la catastrofe”. Nessun dubbio di fronte alla povertà, all’instabilità climatica, alle migrazioni, alle guerre per le risorse; ancora nulla di fronte alla sequela di fallimenti economici e politici annunciati
La plenaria, quella plenaria straordinaria convocata a Bruxelles per la Brexit sembrava stamane (28 giugno 2016) un palcoscenico speciale solcato da fantasmi che si agitavano e parlavano pronunciando parole sconnesse. Dopo pochi minuti dall’inizio, lo show specialmente allestito per l’occasione è divenuto così surreale al punto che ho cominciato a viverlo da attento spettatore come se fossi al cinema con un cartoccio di popcorn seduto a vedere un film d’epoca, quelle vecchie pellicole in bianco e nero di un tempo che fu, rumorose e sfocate con i fotogrammi a scatti e i tipici peluzzi fruscianti.
Juncker, Schultz e tutta quella sequela di nomi impronunziabili che molti hanno sentito o letto solo in tv o sui giornali, si alternavano con le loro dichiarazioni, come le scritte dei cartelli di un film muto. Ecco, erano tutti loro, tutti lì riuniti stamane. Ed i loro discorsi sembravano talmente irreali e scollegati dal presente come se avessero aperto nella stanza affianco le porte di un manicomio e fossero transitati tutti insieme, automi verso le sedie a loro assegnate da qualche regista sadico.
E quando è iniziato lo show ho sentito affermare cose incredibili. Ho sentito Juncker dire che “il patto di stabilità non si tocca”; Pittella pronunciare discorsi populisti che sconfessavano il voto di un anno fa dei suoi stessi colleghi di partito sull’assetto finanziario dell’Unione; altri dire che la Brexit ha distrutto l’Inghilterra; ancora Juncker incolpare Putin della dipendenza energetica della UE (??). E Lord Hill, il Commissario europeo inglese per la stabilità finanziaria, dimessosi dopo la Brexit, applaudito come un eroe ed un martire con tanto di centinaia di deputati che si sono alzati in piedi davanti a lui come se fosse il suo funerale, mentre era lì, seduto, e pur se apparentemente vivo, più vegetale che vegeto.
Ad aumentare la sensazione di essere in una sorta di dimensione parallela e alterata ai limiti dell’onirico, improvvisamente, coloro che hanno cominciato ad apparire a me “i più normali” sono stati a sorpresa proprio Nigel Farage, il quale coperto da tutti di insulti e sberleffi, abbronzato, se la rideva allegramente; e Marine Le Pen, che tronfia e con fare sacerdotale annunciava come un oracolo e una cassandra l’uscita della Francia e la fine prossima ventura della UE.
Mano a mano che assistevo a questo teatro dell’assurdo, si è andata via via confermando una solida ed unica certezza sulla élite europea sopravvissuta in questo scorcio di secolo: tanto abituata a dominare e a disporre del destino dei popoli – ed arrogante e superba a tal punto – che continuerà a guidare cieca e per lo più abusivamente un treno in corsa verso un precipizio.
Un film già visto in Italia del resto e pertanto niente di cui sorprendersi: è questa la stessa classe politica che, negando la realtà, la scienza e le evidenze empiriche degli effetti delle loro stesse politiche scellerate, persegue con fare tribale e meccanico gli obiettivi della stabilità finanziaria, anche a costo di veri e propri sistematici “sacrifici umani” ed ambientali. I medesimi che affermano ancora il primato del libero mercato deregolato e perseguono la crescita perpetua del PIL, negando gli allarmi dei saggi del pianeta sulla necessità urgente e primaria di cambiare paradigma.
Quel che ho visto oggi è nessuna incertezza: si va avanti, come se nulla fosse, dogmatici “verso la catastrofe”. Nessun dubbio di fronte alla povertà, all’instabilità climatica, alle migrazioni, alle guerre per le risorse; ancora nulla di fronte alla sequela di fallimenti economici e politici annunciati – di cui la Brexit, ahimè, è solo l’ultima e più fragorosa meteorite di una lunga serie del prossimo futuro venturo.
Ed ancora, ecco un’altra immagine che si è andata stamane affacciando sovrapposta a quelle di questa distopia: la Brexit mi son detto… è… un perfetto “cigno nero”, descrizione antica ed utilizzata in un troppo poco noto moderno saggio omonimo in cui l’autore Nassim Nicholas Taleb esamina attento l’importanza di quegli eventi storici che avvengono per una concatenazione speciale di circostanze in grado di improvvisamente mutare il corso della storia.
Finito lo show… me ne son tornato pensieroso nel mio ufficio, mi son seduto, ho guardato lontano attraverso la finestra, oltre i grigi palazzi del potere europeo, e l’orizzonte nascosto dalle nuvole. Quando… sul vetro si è posata una più nota farfalla che battendo le sue ali dagli indecifrabili disegni, lei amica mi ha sussurrato: “Dario… il nemico è malato, è un malato terminale”.
Già. Proprio così: quando il tuo nemico ha un male inguaribile che lo abbatterà senza che tu debba fare qualcosa, è vano spreco di energie affannarsi nel combatterlo, o nel fuggirne. Piuttosto, nel mentre che la Storia compirà il suo corso, e il nemico si fiaccherà ancora o si suiciderà, saggio per noi sarà dirottare e conservare le forze residue per dedicarne di sufficienti ad un progetto tutto nuovo da edificare più solido, sulle stesse macerie del disastro, selezionandone, con scrupolo, tutti i pezzi ancora utili.
E’ qui nel cuore dell’Europa, che per ora dobbiamo stare e resistere, perché è questo ancora quel luogo speciale ove vigilare e assorbire come spugne tutte quelle competenze ed informazioni che insieme alle relazioni umane, con taluni tra le eccellenze e gli eletti dal popolo, diventeranno i pilastri, i mattoni e la calce della nostra nuova casa che sarà.
“Remain”…
In foto: l’Attrattore di Lorenz