Retrofit elettrico: interrogazione alla Commissione Europea sul pasticcio del decreto italiano

Sono consentiti solo kit omologati in Italia. Questo espone a pastoie burocratiche di fatto insormontabili ed infrange il principio del mercato unico.

C’é un pasticcio nel decreto del gennaio scorso che consentirebbe (in teoria) il retrofit elettrico dei veicoli con motore a scoppio: il Governo nega ai cittadini italiani la possibilità di acquistare il kit per la trasformazione fuori dai patri confini, e magari ad un prezzo più basso. Mica per caso c’è la precisa volontà di favorire qualcuno? La disposizione é in rotta di collisione con l’intera architettura dell’UE: un mercato unico interno privo di qualsiasi barriera, in modo che (fra l’altro) la concorrenza giovi ai consumatori attraverso l’aumento della scelta e la diminuzione dei prezzi. Abbiamo presentato un’interrogazione alla Commissione Europea (il testo é in fondo a questo post) e ovviamente quando arriverà la risposta vi terremo informati.

Installare un “Retrofit elettrico” consiste nella sostituzione del motore a scoppio di un veicolo con un motore elettrico e le batterie. E’ il modo per non comprare un’auto nuova e per riciclare in modo quasi ecologico una vecchia vettura così inquinante da non poter più circolare. Le emissioni di un’auto elettrica sono solo quelle legate alla produzione dell’elettricità necessaria per farla funzionare ed ovviamente dipendono dal mix energetico: in Europa in media sono pari alla metà di quelle dei motori tradizionali a combustibili; zero emissioni se l’elettricità che alimenta l’auto é tutta prodotta da fonti rinnovabili. All’atto pratico, il motore elettrico non ha un tubo di scappamento nè gas di scarico, dunque si può guidare un’auto elettrica anche nei giorni di blocco del traffico e nelle ZTL dei centri storici. Il prezzo dei kit per il retrofit elettrico é attorno ai 10.000 euro ma potrebbe scendere velocemente (ricordate quanto costavano i primi pannelli solari?) e un “pieno” di elettricità che consente di fare 120 chilometri costa 1-3 euro: già ora retrofittare una vecchia auto é più conveniente che comprarne una nuova oltre a non dover buttare con tutto ciò che consegue in termini di consumo di risorse materiali ed energetiche.

In Italia, prima del decreto dello scorso gennaio, non era possibile effettuare la re-immatricolazione di un’auto retrofittata con motore elettrico. Era necessario un impegnativo slalom burocratico con il passaggio attraverso un ente certificatore straniero, ad esempio con il Tüv, un ente tedesco dotato anche di uffici italiani. Il decreto con cui l’Italia ha normato – e quindi reso possibile – la re-immatricolazione dei veicoli retrofittati ha il pregio di risolvere questo problema. Ha però un difetto: dice in pratica che l’Italia non riconosce automaticamente l’omologazione dei veicoli retrofittati con kit non omologati in Italia ove l’iter è (guarda caso…) pieno di pastoie burocratiche. Questo limita le possibilità di scelta (cioé di risparmio) dei cittadini italiani intenzionati ad acquistare un kit per il retrofit e mette nei pasticci i cittadini di altri Stati UE che entrano in Italia con un’auto elettrica retrofittata nel loro Paese di origine. Alla faccia del mercato unico (direttiva 2007/46)! Ecco il testo della nostra interrogazione (cofirmata dalla collega in Commissione Trasposti, Daniela Aiuto) cui ora la Commissione Europea dovrà rispondere. Vi faremo sapere.

TESTO

“L’Italia ha regolamentato l’omologazione dei “sistemi di riqualificazione elettrica” (kit per il retrofit) che consentono di trasformare le auto con motore a scoppio in veicoli elettrici. Lo ha fatto attraverso il decreto ministeriale 1 dicembre 2015, n.219 precedentemente notificato all’UE.

Il decreto prevede che i “sistemi di riqualificazione elettrica” omologati in altri Stati UE siano in Italia “soggetti a verifica delle condizioni di sicurezza del prodotto e di protezione degli utenti” e che la loro omologazione sia riconosciuta in ambito nazionale solo se “le condizioni di sicurezza del sistema e di protezione degli utenti sono equivalenti o superiori a quelle richieste dal presente decreto”.

Si domanda alla Commissione

  • se questa disposizione non contrasta con lo spirito e con la lettera della direttiva 2007/46, che – per creare il mercato interno – istituisce un sistema obbligatorio di omologazione a livello UE sia dei veicoli sia dei relativi sistemi o componenti
  • se sono state sollevate obiezioni nell’ambito della procedura di consultazione inter stati, e con quali ragioni esse sono state superate
  • come intende intervenire la Commissione per garantire il mantenimento del mercato interno relativamente alla libera circolazione dei sistemi omologati e dei veicoli su cui sono montati”

Foto: Il “cinquino” elettrico di Pietro Cambi http://www.eurozev.org/

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