Il TTIP é una fregatura. Tradotto uno studio del Parlamento Europeo che ne demolisce i miti

UPDATE 9 GIUGNO 2015

Lo studio
Gli impatti del TTIP sul mercato dell’energia
e sull’industria manifatturiera dell’Unione Europea
è ora disponibile in italiano tradotto dal M5S Europa.
Si ringrazia Federica Morelli per la preziosissima collaborazione

copertina

DOWNLOAD PDF (2,9 Mb)

Segue articolo originale del 26 gennaio 2015


Dal punto di vista europeo, il TTIP è una gran fregatura. Lo afferma uno studio commissionato proprio dal Parlamento Europeo.

Non é vero che porterà nell’Unione Europea il gas liquefatto americano.

Non é vero che farà diminuire i prezzi dell’energia né che contribuirà alla sicurezza energetica europea.

Non é vero che costituirà un vantaggio per tutta l’industria dell’UE e nemmeno che favorirà la reindustrializzazione dell’Europa.

Come se non bastasse, é verosimile che, in seguito al trattato, le aziende europee trasferiscano negli USA il settore ricerca e sviluppo mentre é ben difficile che gli USA riconoscano i prodotti agroalimentari europei DOP e IGP ed accettino che essi vengano distinti dalla massa dei cibi anonimi.

Tutto questo emerge da uno studio sul TTIP, per ora solo in inglese, ma che tradurremo in italiano (NDR UPDATE 9 giugno 2015: promessa mantenuta), il trattato commerciale di libero scambio che l’Unione Europea sta negoziando a porte chiuse con gli USA e che mira alla cancellazione delle barriere doganali e non doganali.

Lo studio é stato richiesto dalla Commissione ITRE (Energia – Ricerca – Industria – Telecomunicazioni) del Parlamento Europeo ad un’agenzia di consulenza ed é stato presentato il 22 gennaio a Bruxelles.

Ecco il video integrale della conferenza con la presentazione dello studio.

Qui sotto gli interventi miei e del collega Borrelli.

Anche le domande degli altri Europarlamentari presenti sono state numerose (vedi 1°round & 2°round) e molto interessanti e determinate le risposte degli autori dello studio (vedi 1°round & 2°round).

Durante la riunione, i visi di numerosi eurodeputati erano un autentico spettacolo: non riuscivano proprio a capacitarsi di questa scientifica, inoppugnabile, sistematica, professionale demolizione dei miti sul TTIP (“porterà crescita economica ed energia a buon mercato”) che circolano sui principali organi di informazione.

Lo studio si intitola TTIP Impacts on European Energy Markets and Manufacturing Industries (download versione inglese)Gli impatti del TTIP sul mercato dell’energia e sull’industria manifatturiera dell’Unione Europea e rappresenta una grande pagina di chiarezza. E’ stato redatto dall’agenzia Triple E Consulting. Gli autori sono venuti martedì in Commissione ITRE per illustrarlo e riassumerlo. Trovate lo studio in fondo a questo post (e quando lo avremo tradotto lo pubblicheremo in italiano) insieme ai grafici proiettati in Commissione dagli autori.

In estrema sintesi, ecco i risultati dello studio effettuato dalla Triple E Consulting.

IN GENERALE
Checché ne dica la Commissione Europea, secondo la quale il TTIP aiuterà l’economia europea, genererà molti posti di lavoro e farà diminuire i prezzi dei beni di consumo, lo studio di Triple E Consulting non si sbilancia: spiega che ci sono troppe incertezze e troppi segreti per avere un’idea precisa del contenuto del trattato, e quindi delle sue conseguenze. Ferma restando questa premessa, tuttavia, é possibile porre alcuni punti fermi.

ENERGIA
La mitologia sul TTIP sostiene che il trattato consentirà all’Europa di beneficiare del boom dello shale gas e dello shale oil americano poiché la UE potrà importare tanti idrocarburi, soprattutto gas liquefatto, trasportato via nave attraverso l’Atlantico. Quindi il prezzo dell’energia diminuirà. Invece lo studio dimostra che, anche col TTIP, l’EU difficilmente potrà importare petrolio e gas dagli USA e in ogni caso non si tratterà prevedibilmente di quantità significative. Dunque, non cambieranno nè la sicurezza energetica né il prezzo dell’energia.

Dal 1973, negli USA è vietata l’esportazione di gas e di petrolio, a meno che essa non sia dichiarata di interesse nazionale per gli USA. In tutto questo tempo gli USA hanno firmato accordi di libero scambio con numerosi Paesi senza tuttavia permettere la libera esportazione di petrolio e gas verso di essi. Ci sono solo due eccezioni: Il Messico e il Canada. Lo studio dice: non bisogna aspettarsi che gli USA permettano la libera esportazione di idrocarburi verso l’UE, l’opinione pubblica non é favorevole perché l’incremento delle esportazioni si tradurrebbe in un aumento del prezzo del petrolio e del gas sul mercato statunitense.

Per il gas, le esportazioni statunitensi, anche quando vengono consentite, sono comunque contingentate per legge. Quelle dirette verso i Paesi che non hanno accordi di libero scambio con gli USA non possono superare il miliardo di metri cubi al giorno; hanno un “tetto”, pari ad altri 1,2 miliardi di metri cubi al giorno, anche le esportazioni di gas dirette verso Paesi che hanno stretto accordi di libero scambio con gli USA. Il TTIP consentirebbe all’UE di competere con molti altri Paesi per aggidicarsene una fetta di questo gas. Una fetta quanto grande? In Asia il gas viene pagato più che in Europa: ovvio che le esportazioni statunitensi si dirigano là.

Quanto al petrolio, è probabile che il TTIP generi aumento degli scambi relativi ai prodotti petroliferi raffinati, come benzina e diesel. E’ probabile anche che gli USA acconsentano all’esportazione di petrolio leggero grezzo (light crude) dal momento che la produzione USA di questo tipo di petrolio è in aumento e la capacità delle raffinerie in grado di trattarlo rischia di diventare troppo bassa. E’ però difficile che si arrivi ad una completa abolizione delle barriere non doganali relative all’esportazione di petrolio: bisognerebbe superare l’ostacolo rappresentato dalla direttiva UE sulla qualità dei combustibili, che (sebbene molto annacquata) li classifica in base alle emissioni e penalizza il carburante proveniente dalle sabbie bituminose.

CLAUSOLA ISDS
La Commissione Europea difende l’inserimento del TTIP della clausola ISDS (Investors State Dispute Settlement), grazie alla quale la risoluzione di eventuali dispute fra Stato ed investitori verrebbe affidata non ai tribunali “normali” ma ad un collegio arbitrale. Lo studio di Triple E Consulting spiega che la clausola ISDS può essere il cavallo di troia per minare gli standard europei in materia di ambiente e protezione della salute. Infatti la clausola ISDS contenuta in trattati di libero scambio è già stata usata contro il divieto ad effettuare il fracking nel Quebec (Canada) e per superare la legislazione sull’acqua di El Salvador.

PRODOTTI ALIMENTARI A DEMONIMAZIONE DI ORIGINE
Il rapporto di Triple E Consulting ha un breve, interessante inciso dedicato al settore agroalimentare. A parte il vino, la cui provenienza geografica é protetta e riconosciuta da trattati commerciali nell’ambito del WTO (l’organizzazione mondiale del commercio), le denominazioni geografiche d’origine dei prodotti non vengono riconosciute dalla legislazione statunitense. A meno che il TTIP non riesca a strappare un’eccezione a questa regola, non potranno essere valorizzati negli USA i prodotti tipici che costituiscono il vanto del comparto agroalimentare europeo in generale ed italiano in particolare: dunque ai prodotti DOP e IGP difficilmente verrà riconosciuta una qualità differente rispetto a quella dei loro omologhi in vendita sugli scaffali di un qualsiasi supermercato.

INDUSTRIA E RICERCA
Difficilmente il TTIP contribuirà ad una re-industrializzazione dell’Europa, dal momento che l’energia nell’UE continuerà a costare più che negli USA e che gli investimenti più convenienti sono quelli effettuati in Asia. Il differente prezzo dell’energia costituirà uno svantaggio per l’industria europea rispetto a quella statunitense. Comunque le industrie europee – determinate industrie europee – potrebbero trarre vantaggi dal TTIP guadagnando fette di mercato più ampie negli USA oppure facendo acquisti negli USA a prezzo più basso. I maggiori benefici sono attesi per le industrie che producono veicoli a motore, seguite dalle altre manifatturiere e dal comparto del cibo trasformato (processed food). Risentiranno invece in maniera prevedibilmente negativa del TTIP i settori dei metalli e dei prodotti di metallo. Inoltre in seguito al TTIP le industrie europee potrebbero spostare negli USA il settore ricerca e sviluppo, che là potrebbe beneficiare di un ambiente più favorevole.

Condividi sui social networks