Spese militari. Europarlamento vota per il 2% del PIL al riarmo
Destinare alle spese militari il 2% del PIL è una minaccia per la pace e significa sottrarre altro denaro ai cittadini stremati dall’austerity
Si aggrava il delirio dell’Europarlamento, che ora chiede addirittura il riarmo bellico dell’UE. Dopo aver detto che l’Unione Europea deve essere pronta a fare la guerra alla Russia, l’assemblea plenaria ha approvato giovedì a Strasburgo una terrificante risoluzione sulla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC): per farla breve, vuole il protagonismo militare dell’Unione Europea nelle aree di crisi e di conflitto e vuole un’economia adeguata a sostenere questo sforzo. Noi del M5S abbiamo ovviamente votato contro e riteniamo inaccettabile che l’Europa si allontani dai suoi valori fondanti. A scuola ci hanno insegnato che la bandiera europea con la corona di stelle è l’antidoto ai rovinosi nazionalismi bellici manifestatisi nella prima metà del XX secolo: ma cosa succede se le stelle si trasformano in stellette o in fori di proiettile, quali saranno i frutti avvelenati di una bellicosità che va al di là e al di sopra delle nazioni?
La risoluzione non ha valore legislativo ma é un importante (purtroppo) atto di indirizzo politico. I giornali non ne stanno parlando, ma segnerà pesantemente il nostro futuro collettivo. E’ stata redatta e proposta da Arnaud Danjean, un francese che aderisce al Partito Popolare, ed é stata appoggiata a ranghi compatti dai parlamentari che partecipano al grande inciucio fra centrodestra e centrosinistra sul quale si regge l’UE. Parte dal presupposto che la guerra civile in Ucraina e i conflitti nel Nord Africa ed in Medio Oriente “rappresentino sfide dirette alla sicurezza dell’Unione”, senza minimamente considerare il ruolo che l’Unione stessa ha avuto nell’innesco di questi conflitti, e chiede di intervenire a gestirle a braccetto con la NATO. Si tratta di una prospettiva che in realtà danneggia l’UE. Essa è (ancora…) innanzitutto un’unione economica e commerciale: i Paesi terzi d’ora in poi possono interpretare e vivere le politiche commerciali dell’UE come un segmento degli interessi geopolitici facenti capo agli Stati Uniti d’America e possono guardarle con conseguente, giustificato sospetto.
La risoluzione chiede inoltre che gli Stati membri spendano per la difesa almeno il 2% del PIL, che venga rafforzata la “base tecnologica e industriale della difesa europea” e che venga creato un “mercato comune della difesa”. Per questa UE, anche il sangue innocente fa business.
Le armi vanno sempre in direzione ostinatamente contraria ai diritti umani: per me é la considerazione fondamentale. Tuttavia, se vogliamo proiettare il riarmo europeo sul piano economico, la creazione del “mercato comune della difesa” e l’aumento delle spese militari, oltre ad essere un serio pericolo per la pace, costituiscono un tentativo tossico di rialzare il PIL. La via d’uscita dall’attuale crisi economica viene infatti individuata nel rafforzamento dell’industria bellica che vive e macina profitti grazie alle commesse statali, cioè grazie al denaro sottratto ai cittadini attraverso la . Questa politica è una minaccia alla prosperità collettiva ancor più grave e più potente dei tagli ai servizi e dell’austerity.
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