venerdì 22 Settembre 2023
Politica

“L’Europa torni Sovrana!” – Intervista a Tribuna Italia

E’ il momento per noi europei di uscire dalla “caverna di Platone” e di riaccendere il cervello. Non abbiamo molte altre vie di uscita – Potevamo essere il “giardino ricreativo” per noi e per il mondo intero. Noi ne avremmo guadagnato in ricchezza reale e duratura , in salute, e nella tutela e conservazione del territorio e delle nostre radici culturali. Questo sarebbe stato il paese della Grande Bellezza. Ma credo che nonostante tutto, siamo tuttora ancora in tempo a recuperare.

Sono gli estratti di una intervista a cura di Lorenzo Zacchi pubblicata da Tribuna Italia il 17 febbraio 2005  (Link articolo originale) che riportiamo qui sotto in forma integrale.

Tamburrano (M5S): “No al TTIP e alle sanzioni alla Russia. L’Europa torni sovrana”

Pubblichiamo una nostra intervista a Dario Tamburrano, europarlamentare del Movimento 5 stelle. Molto attivo sulle tematiche relative allo sviluppo energetico e all’ambiente è attualmente membro della Commissione Industria, ricerca e energia (ITRE) e della Delegazione per la Russia (D-RU), membro supplente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale (AGRI), della Delegazione per l’Ucraina (D-UA) e della Delegazione all’Assemblea parlamentare Euronest (DEPA).
Dal 15 gennaio 2015 è vicepresidente dell’Interguppo del Parlamento Europeo “Common Goods and Public Services”.

Dal ruolo dell’Europa nei nuovi scenari internazionali alla guerra in Ucraina, passando per le relazioni con la Russia e con l’America, sono molti gli argomenti trattati.
Ecco qui riportata l’intervista integrale:

Salve Dario: quali sono i progetti a breve termine del Movimento 5 Stelle all’interno 
del Parlamento Europeo?

Come Movimento 5 Stelle sentiamo la necessità di costruire un’Europa pacifica e solidale, basata sul rispetto delle scelte dei cittadini e che agisca nei loro interessi collettivi.
Pertanto lavoriamo quotidianamente per portare la voce dei cittadini dentro le istituzioni europee, a cominciare dall’urgenza di mettere uno stop alle politiche economiche di austerità.
Colgo l’occasione per spiegare sinteticamente il funzionamento e le caratteristiche del Parlamento Europeo. Un Parlamento come quello Italiano ha di regola facoltà di iniziativa legislativa, ma di fatto in Italia il Parlamento ha abdicato a questa sua facoltà, pur essendo prevista sulla carta come sua principale attività. Il Parlamento Europeo invece non ha questa peculiarità, neanche sulla carta, ma possiede solamente facoltà di co-legiferare senza potere di iniziativa legislativa autonoma.
Gli eurodeputati hanno quindi solo la facoltà di introdurre dei contenuti nelle proposte che arrivano o di emendarle nel corso del processo di co-legislazione, che avviene nelle commissioni competenti, e battersi affinché queste proposte non scompaiano durante le successive negoziazioni con la Commissione Europea e il Consiglio Europeo. Anche in Plenaria possono essere sottoposti a votazione emendamenti o proposte.
Sono processi assai complessi nei quali intervengono rappresentati di 28 stati membri in ognuno dei quali vi sono a loro volta eletti in diversi partiti nazionali. Nella Commissione Industria Ricerca ed Energia nella quale sono titolare mi sto battendo fin dal primo giorno perché diventi chiaro che l’indipendenza politica dell’Europa é possibile solo se raggiungeremo una autonomia energetica e perché l’Unione Europea faccia delle scelte nette e lungimiranti in questa direzione.

In Italia è esploso mediaticamente il fenomeno Syriza e Podemos: come si trova con i loro rappresentanti all’interno del Parlamento Europeo?

Forse definirli solo un fenomeno mediatico è riduttivo: in Grecia Syriza ha vinto le elezioni e in Spagna Podemos ha la maggioranza nei sondaggi.
Qui al Parlamento Europeo, superate le reciproche perplessità iniziali, noi del M5S collaboriamo con Syriza e Podemos e lavoriamo insieme nelle commissioni: ma questo avviene con tutti i singoli colleghi e i gruppi politici con i quali esistono dei punti di contatto.
E con Syriza e Podemos, e non solo con loro, ce ne sono molti.

Alessandro Di Battista, in una recente intervista, ha parlato di un’alleanza con Tsipras e Iglesias sul modello dell’ALBA latinoamericano. Crede sia una via percorribile? La condivide?

Certo. Ma non bisogna fermarsi qui. Nel Parlamento Europeo siedono anche altri movimenti e soggetti che rappresentano “la parola contraria” – per citare Erri De Luca – rispetto alle politiche portate avanti dalla Commissione Europea.
Secondo me tutti questi soggetti devono sforzarsi di superare gli steccati ideologici che frammentano l’azione politica sui temi comuni e che le fanno perdere forza. Noi potremmo essere un collante inedito.

Syriza, Podemos, Lega Nord, Front National, Ukip e naturalmente il Movimento 5 Stelle: la costellazione degli “euro-scettici” è fortemente eterogenea. Quali sono gli sviluppi politici possibili?

Credo che la definizione “euro-scettici” non sia adatta per descrivere queste forze politiche così diverse. Preferisco parlare di “eurocritici” perché questo vocabolo contiene l’idea della critica costruttiva che induce a cambiare e migliorare.
Detto questo, gli obiettivi comuni esistono e potrebbero rafforzarci, ma soltanto il M5S Europa per ora riesce a superare le divisioni ideologiche e a dialogare sia con la destra sia con la sinistra.

Lei ha fatto un intervento al parlamento europeo molto esplicito sulla questione ucraina: cosa pensa di questa situazione e del silenzio della stampa occidentale?

Ritengo insana la smania dell’UE di estendere la sua influenza verso Est: a volte l’UE sembra una torre di Babele. L’Unione Europea è nata (CEE) dai quei Paesi che erano mossi dalla volontà e dalla necessità di superare le divisioni della Seconda guerra mondiale.
Ma i Paesi dell’Europa orientale hanno un passato diverso: il loro passato doloroso e recente si chiama Unione Sovietica e non l’hanno ancora metabolizzato. Dunque stanno spostando l’agenda europea verso posizioni russofobe.  Certe decisioni, in un’Europa a 15, non sarebbero state prese.
Vanno visti in questo quadro gli accordi di associazione dell’UE con Paesi come la Moldavia e l’impresentabile governo Ucraino. E non é neanche esatto dire che la stampa mainstream europea stia in silenzio, anzi: sull’Ucraina parla e scrive moltissimo. Solo che dà voce esclusivamente ad esponenti istituzionali appiattiti su posizione filoamericane o a personaggi ampiamente schierati e coinvolti nelle vicende: mi riferisco ad esempio all’articolo firmato dal finanziere George Soros apparso sul Corriere della Sera del 26 gennaio.
Lo stesso Soros, in un’intervista alla Cnn, ha riconosciuto di aver giocato un ruolo nelle vicende che l’anno scorso hanno portato al rovesciamento del governo eletto dal popolo ucraino attraverso libere elezioni e alla sua sostituzione con uno nuovo determinato a buttarsi fra le braccia degli USA e dell’UE e con ogni probabilità pronto ad aderire alla NATO.

Nonostante gli accordi di Minsk, i morti civili nel Donbass crescono quotidianamente. Gli Usa sembrano pronti a fornire ulteriori aiuti militari a Kiev: quali soluzioni prevede per l’Ucraina?

Il diritto internazionale e il principio di autodeterminazione dei popoli non devono valere solo per gli amici degli amici. Ai tempi dell’ex Jugoslavia, far nascere altri Stati era fra le soluzioni possibili. Ora non più?
Bisogna guardare alla crisi ucraina in un’ottica conforme alla reale democrazia: i confini vanno disegnati dalla volontà popolare e non dagli interessi economici.
Previsioni sull’Ucraina, non mi sento di farne. Ho una sola grande speranza e mi sto battendo nel mio piccolo affinché si avveri: che si riesca a fermare la follia e la potenziale pericolosissima escalation di una guerra più o meno indiretta combattuta da USA e Russia entro i confini europei e addirittura in un Paese – l’Ucraina appunto – legato all’UE da un accordo di associazione.

Qual è la posizione del Movimento 5 Stelle riguardo le sanzioni alla Russia?

Le sanzioni danneggiano l’economia dell’Italia e degli altri Paesi UE – soprattutto quelli mediterranei- almeno quanto danneggiano l’economia russa. Non rappresentano l’interesse della maggior parte dei cittadini e delle aziende italiane ed europee.

Pessimo rapporto con la Russia, caos totale nel Medio-Oriente e nel Mediterraneo. L’Europa non rischia di rimanere “accerchiata” in questo delicato contesto geopolitico?

Certo che sì. L’Unione Europea non é capace di avere una politica estera indipendente. Dal 2009, col Trattato di Lisbona, esiste un alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
In questa legislatura è in carica la Mogherini, che credo sia anche capace e più equilibrata di tanti guerrafondai, ma le trattative diplomatiche sono state condotte da singoli capi di stato come Hollande e Merkel che, con questo atteggiamento e scalcando il ruolo istituzionale di una carica europea, si sono dimostrati essere loro i veri euroscettici.

Lei è molto attento alle tematiche che riguardano la sovranità. Dalla sovranità energetica – gestisce il sito www.indipendenzaenergetica.it – a quella alimentare, quali sono le vostre proposte a proposito?

La sovranità energetica, alimentare e monetaria rappresentano la condizione necessaria per la sovranità politica. Ma per molti anni avremo ancora bisogno di forniture certe e costanti di gas e di petrolio nel corso della necessaria transizione verso la conquista della sovranità energetica attraverso le energie rinnovabili, l’efficientamento energetico edilizio e la revisione della trasportistica e dei cicli di produzione e consumo delle merci.
In uno scenario di grande volatilità dei prezzi dell’energia e di progressive difficoltà geologiche nell’estrazione degli idrocarburi, come è quello di questi anni, credo che sia nell’interesse dei cittadini europei mantenere buoni rapporti commerciali di scambio e di vicinato con la Russia che ha ampie riserve certe di gas e petrolio.
Non possiamo pensare di fare a meno dall’oggi al domani del 30% del gas e del petrolio che l’Unione Europea importa senza andare incontro a diversi problemi pratici e di costi.
Infatti il gas che arriva via terra da gasdotti già esistenti è infatti certamente più economico e sicuro di quello trasportato liquefatto via nave, in modo particolare dello shale gas USA che è insufficiente alle necessità europee, è ambientalmente insostenibile e con ogni probabilità frutto di una bolla speculativa dagli esiti assai incerti.
Per quanto riguarda l’Italia in particolare, credo che uno degli errori più gravi commessi dal nostro paese dopo la II guerra mondiale, é stato quello di puntare a diventare un Paese industriale senza possedere le risorse materiali ed energetiche necessarie ad essere tale in forma indipendente. Le nostre specificità agroalimentari, enogastronomiche, culturali, paesaggistiche architettoniche sono il nostro oro che nessun paese al mondo è in grado di imitare.
Potevamo essere il “giardino ricreativo” per noi e per il mondo intero. Noi ne avremmo guadagnato in ricchezza reale e duratura , in salute, e nella tutela e conservazione del territorio e delle nostre radici culturali. Questo sarebbe stato il paese della Grande Bellezza.
Ma credo che nonostante tutto, siamo tuttora ancora in tempo a recuperare.

TTIP: qual è la sua posizione?

Il TTIP, il trattato di libero scambio che l’UE sta negoziando con gli USA, é un “pacco” per gli europei.
Non lo dico io, ma lo afferma uno studio richiesto ad un’agenzia indipendente di consulenza economica dalla commissione ITRE (Industria, energia, energia) del Parlamento Europeo.
Lo studio fa letteralmente a pezzi i miti sul TTIP diffusi dai media mainstream: non é vero che il TTIP porterà in Europa l’energia a buon mercato, non é vero che rappresenterà un vantaggio per tutta l’industria dell’UE; é verosimile invece che in seguito al TTIP le aziende europee trasferiscano negli USA il settore ricerca e sviluppo ed é ben difficile che gli USA riconoscano i prodotti europei DOP e IGP ed accettino di distinguerli dalla massa dei cibi anonimi.
Si ipotizza la possibilità di una crescita del PIL, ma a vantaggio di quelle aziende che già hanno rapporti commerciali redditizi con gli USA, non a vantaggio di una equa redistribuzione di nuovi profitti ai cittadini europei.
L’intero studio sul TTIP é on line sul mio blog e lo stiamo traducendo in italiano. A breve lanceremo una campagna sul tema.

Per concludere le chiedo un commento sui nuovi sviluppi di un un mondo sempre più multipolare (segnale dalle elezioni in sudamerica, ALBA, BRICS, ruolo della Russia e della Cina) e la sua idea di Europa in questo contesto.

L’Europa é una millenaria culla di diverse civiltà – non ho detto che é “la” culla “della” civiltà, tutt’altro – e nel bene e nel male ha esportato nel resto del mondo i semi della sua cultura: deve ancora riconoscere appieno i suoi errori e i suoi orrori legati al colonialismo, ma é un dato di fatto che dai semi europei sono nate fuori dall’Europa altre – e diverse – civiltà.
L’Europa, insomma, é storicamente multipolare e feconda. Dunque può diventare un motore di aggregazione per differenti contesti economico-sociali e può anche e soprattutto essere un catalizzatore per la nascita di nuovi modelli economico-sociali.
Ce n’é un gran bisogno perché il modello economico della crescita economica infinita e della globalizzazione delle merci, con gli stili di vita collegati che l’occidente ha esportato in gran parte del modo, non credo reggerà ancora a lungo: si basa su presupposti superati dalla storia e antiscientifici che non tengono conto dei limiti delle risorse planetarie, dell’aumento demografico e della capacità di rigenerazione degli ecosistemi planetari. E’ il momento per noi europei di uscire dalla “caverna di Platone” e di riaccendere il cervello.
Non abbiamo molte altre vie di uscita.


Intervista a cura di Lorenzo Zacchi: 22 anni, studente di Comunicazione Pubblica e d’Impresa presso la Sapienza. Appassionato di politica, segue l’evoluzione della politica interna italiana e le dinamiche geo-politiche internazionali. Studia con interesse la situazione Ucraina, la Russia e l’America latina.