Come arrampicarsi sugli specchi cosparsi di sapone e compiere un voltafaccia a 180 gradi: é arrivata la risposta della commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, alla nostra interrogazione sugli aiuti di Stato al nucleare britannico. La Commissione Europea, nell’ottobre scorso, ha acceso il semaforo verde al piano in base al quale la Gran Bretagna acquisterà per 35 anni l’energia elettrica prodotta dalla costruenda centrale nucleare di Hinkley Point ad un prezzo doppio di quello di mercato. La pagherà con i soldi dei cittadini britannici, e con gli stessi soldi garantirà i circa 20 miliardi di euro necessari per costruire l’impianto. L’ok della Commissione é giunto dopo una lunga istruttoria su Hinkley Point. Fino a un paio di mesi fa l’UE sembrava fermamente intenzionata a dire no al piano britannico.
Nell’interrogazione, abbiamo fatto presente che gli aiuti di Stato ad Hinkley Point sono due volte in contraddizione con quanto precedentemente affermato dall’UE. Primo, l’anno scorso, quando la Gran Bretagna ha fatto sapere di voler sovvenzionare Hinkley Point, la Commissione ha risposto che il settore nucleare non è immaturo dal punto di vista tecnologico per richiedere aiuti di Stato; secondo, la disciplina dell’Unione in materia di aiuti di Stato a favore dell’ambiente e dell’energia 2014-2020 esclude l’energia nucleare dai settori che possono ricevere aiuti di Stato.
Ebbene, ora la commissaria Vestager risponde che questa disciplina non vieta gli aiuti al settore nucleare ma “esclude semplicemente l’energia nucleare dalla portata del suo campo di applicazione” e che il sovvenzionamento di Hinkley Point con i soldi dei cittadini britannici serve per “compensare un autentico fallimento del mercato”.
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