“Questa è la vostra casa”. Il M5S riceve all’Europarlamento gli operai licenziati da AST
Quando li ho incontrati al Parlamento Europeo, alcuni di loro avevano i cerotti in testa: le botte prese alla manifestazione di Roma. Tutti erano reduci da venti ore sul pullman non certo extralusso che li ha portati da Terni a Bruxelles ed avevano la prospettiva di un viaggio altrettanto lungo per tornare a casa. Gli operai dell’acciaieria AST di Terni, che al posto degli stipendi di ottobre hanno ricevuto 537 lettere di licenziamento, martedì hanno voluto farsi ascoltare dall’Unione Europea, dal momento che la situazione del loro stabilimento si è ingarbugliata parallelamente all’intervento della Commissione Europea in materia di concorrenza e al conseguente acquisto di AST da parte della multinazionale ThyssenKrupp con base in Germania.
Gli operai sono arrivati in Place du Luxembourg con megafoni, fischietti e bandiere martedì mattina: mentre i parlamentari legati al grande inciucio che governa l’UE promettevano di incontrare una loro delegazione nel pomeriggio, io e le colleghe del M5S Isabella Adinolfi e Laura Agea (che compare nella foto) abbiamo fatto entrare subito nell’europarlamento una trentina di operai: il più alto numero di pass cui noi ed i nostri assistenti abbiamo diritto quotidianamente per permettere l’ingresso nel palazzo a chi ci vuole venire a far visita. Come ha detto loro la collega Agea, “Questa è la vostra casa, voi avete il diritto di stare qui”.
Il Parlamento Europeo non ha la possibilità di intervenire sulla vicenda AST. Però noi abbiamo parlato con gli operai (fra l’altro: “Non é vero che alla manifestazione di Roma volevamo occupare la stazione Termini: quando ci hanno caricato e picchiato avevamo le spalle rivolte alla stazione”), abbiamo scambiato idee ed abbiamo pranzato insieme in mensa: un dettaglio mi ha immediatamente colpito. Sulle scale mobili dell’europarlamento gli operai si indicavano l’un l’altro le parti del manufatto, riconoscevano i diversi tipi di acciaio impiegati, ne commentavano le caratteristiche. Infatti gli operai di Terni non sono operai qualsiasi – sono orgogliosi della loro specializzazione e del loro lavoro – e le acciaierie di Terni non sono acciaierie qualsiasi: non per nulla il nome completo della società é Acciai Speciali Terni SpA; la produzione é caratterizzata da standard qualitativi elevatissimi; alla fabbrica, si calcola, fa capo circa il 15% del PIL dell’intera Umbria.
Eppure ThyssenKrupp ha licenziato un dipendente su cinque e ha parlato di prossima chiusura di una delle due linee produttive: gli operai sottolineano che significa condannare a morte anche l’altra. Il Governo italiano é assolutamente inerte. La ThyssenKrupp invece gestisce il drastico ridimensionamento dell’acciaieria in modo determinato ed aggressivo.
Tra le voci degli operai qui a Bruxelles: “L’acciaio AST é di altissima qualità e ha una quota di mercato pari al 40% in Italia e al 10% in Europa”, “Non è che mirano a favorire gli stabilimenti di ThyssenKrupp in Germania?”; “Per risparmiare vogliono tagliare anche sulla manutenzione: é come tagliare le nostre vite” (il persiero, ovvio, é rivolto all’incidente del 2007 alla ThyssenKrupp di Torino); ” “Vietando gli aiuti di Stato, l’UE impedisce all’Italia di intervenire a favore di AST”, “Il Governo non butta niente sul piatto della trattativa; la ThyssenKrupp ridimensiona lo stabilimento e non vuole investire. Così la AST muore”.
Noi del M5S abbiamo trascorso diverse ore con gli operai AST. Abbiamo consegnato loro due messaggi. Innanzitutto quello di Laura Agea, coinvolta in modo particolarmente profondo perché é umbra: “Il lavoro, la tutela dell’ambiente, le garanzie sociali sono diritti. Lo strumento per raggiungerli é l’utilizzo del Fondo Strategico. Il Governo ha il dovere di salvaguardare la vostra azienda, che é un bene prezioso e va tutelato”.
Da parte mia, ho fatto presente che “Il Governo deve mantenere viva la AST (non avere una produzione nazionale di acciaio é semplicemente suicida) e, per farlo, deve avere la possibilità di indebitarsi: é un investimento, é come indebitarsi per far studiare un figlio”. Però “Il boom dell’acciaio é arrivato ed é tramontato insieme all’abbondanza di materia prima e di energia a buon mercato che è venuta meno con l’inizio di questo XXI secolo. AST può avere un futuro solo se autoproduce energia da fonti rinnovabili, solo se si dedica alla produzione di acciaio proveniente da riciclo effettuato su scala locale: altrimenti ogni intervento di salvataggio perderà efficacia nel giro di sei mesi. Chi vi dice cose diverse, purtroppo, vi prende semplicemente in giro“.
Per la cronaca, gli operai di AST a Bruxelles sono stati presi in giro due volte. Prima presa in giro: a parte noi del M5S, di filiera corta dell’acciaio riciclato con l’impiego di energie rinnovabili non ha parlato nessuno. Seconda: l’incontro con i parlamentari delle delegazioni italiane – organizzato al pomeriggio – é sfociato in un ulteriore incontro con la Commissione Europea grazie a contatti tessuti dagli europarlamentari che fanno parte del già citato grande inciucio governativo europeo: socialdemocratici e popolari, centrodestra e centrosinistra. Le rappresentanze sindacali hanno presentato un documento alla Commissione che qualche mese fa, intervenendo sull’assetto proprietario dell’acciaieria, aveva sottolineato l’importanza di mantenerla vitale ed attiva. Tuttavia non risulta che la Commissione abbia mosso o intenda muovere un dito per evitarne il ridimensionamento, come si evince dal resoconto della giornata.
Il video con gli operai di AST accolti dal M5S al Parlamento Europeo
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