Consegnare al Parlamento Europeo il messaggio dell’esaurimento delle risorse

Ugo Bardi, docente di Chimica all’Università di Firenze e fondatore di ASPO Italia (l’associazione italiana per lo studio del picco del petrolio), ha partecipato su mio invito in veste di relatore ad una conferenza sulla sicurezza energetica dell’Unione Europea che si é svolta la settimana scorsa qui al Parlamento Europeo. Qui sotto pubblico innanzitutto la traduzione italiana delle considerazioni che Bardi ha scritto in inglese sul suo blog. A  seguire ci sono tre video: l’intervento di Bardi (ha parlato in inglese con traduzione italiana simultanea); l’eurodeputato del PPE che crede nel mito dell’indipendenza energetica raggiunta dagli USA tramite shale gas e shale oil;  il mio intervento che lo sbugiarda a e l’intervento di Bartuska che mi risponde. A questo episodio accenna anche Bardi nelle sue righe che qui seguono.

“Avviandomi all’audizione sulla sicurezza energetica in Europa, sono rimasto colpito innanzitutto dalle dimensioni dell’aula. La sala “Alcide De Gasperi” nella sede del Parlamento Europeo a Bruxelles é stata chiaramente costruita per impressionare la gente, oltre che per la sua funzione di ospitare incontri. Una delle sue caratteristiche più notevoli è la lunga fila di finestrelle dei vani degli interpreti. Dal momento che nell’Unione Europea ci sono 24 linguaggi ufficiali, devono essere al lavoro all’incirca 50 interpreti. Poi ho anche notato come sono piccoli e situati in alto, vicino al soffitto, gli schermi per proiettare le diapositive. Questo non é un luogo in cui si suppone che le affermazioni siano fondate su dati e grafici. E’ un luogo costruito per il dibattito politico.

Mentre la gente si raduna nella sala, ho la possibilità di notare che l’atmosfera è piuttosto formale e che parecchi parlamentari europei sono seduti fra il pubblico. La maggior parte delle persone indossa la giacca e molti hanno la cravatta. Sul palco, sei persone invitate a parlare. Andiamo là; colgo subito l’umore della conferenza: non si tratta di un incontro scientifico. Nessuno dei relatori sembra essere un esperto di combustibili fossili intesi come mercato, produzione, risorse, riserve e simili. Piuttosto, sembrano più preoccupati dei temi strategici e politici. La linea che emerge dalle presentazioni e dalle reazioni del pubblico é chiara: c’é un atteggiamento altamente conflittuale (per usare un eufemismo) nei confronti della Russia, accusata di condurre una guerra economica contro l’Europa occidentale. La sostanza di quel che sento è: l’Unione Europea deve compattarsi per difendersi; dobbiamo seguire l’esempio degli Stati Uniti e liberarci delle nostre sciocche normative e dell’opposizione locale contro le trivellazioni e gli impianti nucleari. L’Europa ha la possibilità di sfruttare le sue risorse di gas da scisto e di petrolio da scisto (e anche l’energia nucleare) e raggiungere l’indipendenza energetica, come hanno fatto gli Stati Uniti. E’ tutto un “trivellare, trivellare, trivellare”.

Questa linea, in varie sfumature, esprime il pensiero di quattro relatori su sei. Il pregiudizio a favore dei combustibili fossili é indicato anche dal fatto che la donna incaricata di difendere le energie rinnovabili é stata messa a parlare per ultima. L’inclinazione verso i combustibili fossili sembra condivisa dalla maggioranza del pubblico. Non che essa non sia contestata da alcuni parlamentari presenti. Uno di essi (lo conosco bene, é da molto tempo un sostenitore di ASPO) si alza e dice ad uno degli oratori: “Non è vero che gli Stati Uniti hanno raggiunto l’indipendenza energetica. Dovete smetterla di prendere i dati dai giornali!”. Ha ragione (i dati si possono consultare di persona). Ma è una reazione isolata e il dibattito generale rimane fondato sull’idea che gli Stati Uniti sono diventati indipendenti per l’energia o che almeno lo diventeranno presto.

Quando tocca a me parlare, racconto una storia diversa. Cerco di spiegare che l’origine fondamentale dei problemi di sicurezza energetica in Europa é l’esaurimento e che trivellare di più non è la soluzione. Mi attengo ad un messaggio il più possibile semplice, confezionato per persone che non sono specializzate in petrolio e gas. Mostro le tendenze del prezzo, dico qualcosa a proposito del ritorno energetico, puntualizzo che l’energia rinnovabile non è soggetta ad esaurimento. Mi accorgo che il mio intervento é accolto bene: il pubblico ascolta il mio discorso e guarda le mie diapositive (ma quegli schermi sono troppo piccoli e troppo in alto, maledizione!). Ricevo anche molte domande e commenti, prevalentemente favorevoli. Al termine dell’audizione, parecchie persone mi fermano per ulteriori approfondimenti su quel che ho detto. Il discorso in sè ha ottenuto un ragionevole successo.

Complessivamente tuttavia credo di aver avuto un impatto molto modesto: se ne un impatto c’é stato. Come ho notato molte volte, è estremamente difficile far pervenire ai decisori politici messaggi che sono ritenuti non convenzionali, come quello sull’esaurimento delle risorse. Il problema ha molte sfaccettature e ha a che fare perlopiù con il modo in cui i politici ragionano. In base alla mia esperienza, i politici – soprattutto quelli di alto livello – sono persone molto intelligenti. Il problema é che sono sommersi dalle informazioni, proprio come la maggior parte di noi. Così, nella gran mole di informazioni in arrivo, come stabilire quale è la verità? Se sei uno scienziato – o hai ricevuto una formazione scientifica – hai gli strumenti per valutare le informazioni e scartare quelle non affidabili. Ma i politici non sono scienziati: usano un metodo diverso. Mantengono una salutare dose di scetticismo su tutto ciò che sentono; non badano troppo ai dati di fatto; tendono ad appoggiare l’interpretazione ritenuta più in sintonia con l’opinione generale del gruppo cui essi appartengono.

Esistono le cause di questa sindrome del “pensiero di gruppo” che, probabilmente, colpisce i politici più di altre persone. Accade perché il principale strumento della lotta politica, oggi, é la demonizzazione degli avversari. Di conseguenza un politico sta molto attento ad evitare di essere isolato dalla massa dei colleghi e di essere sottoposto al trattamento classico di demonizzazione. Per un politico, c’è sicurezza nella massa: una vecchia strategia ben nota anche alla pecora e al pesce. In pratica, è come se un politico avesse sulla testa un rilevatore di opinioni. Egli (o ella) intuirà la posizione della maggioranza e cercherà di evitare di allontanarsene troppo. In generale, per un politico occupare il centro – essere ritenuto un moderato – è il modo per ottenere potere. Da un pezzo si sa che questa è la strada per il successo; è stato perfino rigorosamente modellizzato (in economia, è nota come “legge di Hotelling“). Gli scienziati a volte rigettano le opinioni comuni, i politici quasi mai.

Così, io credo di poter capire la reazione della maggior parte dei parlamentari europei durante l’audizione sulla sicurezza energetica a Bruxelles. E’ stato qualcosa come “Bene, il tizio italiano che ha parlato di esaurimento delle risorse può aver colto il nocciolo del vero problema. Non ho potuto vedere le sue diapositive, così in alto vicino al soffitto, ma sembrava disporre di buone informazioni. Ma d’altra parte gli altri oratori vedevano la questione in modo diverso. Se la maggior parte del Parlamento ritiene che la Russia stia conducendo una guerra economica contro di noi e che trivellare di più sia una buona idea, dev’esserci del buono in questo. Di certo, non correrò il rischio di appoggiare una scelta minoritaria”.

Guarda il video: la relazione di Ugo Bardi sulla sicurezza energetica in Europa

Guarda il video: Karins (PPE) legge troppo i giornali e crede che gli USA abbiano raggiunto l’indipendenza energetica grazie allo shale oil e allo shale gas

Guarda il video: io sfato il mito secondo cui gli USA avrebbero ottenuto l’indipendenza energetica

Guarda il video di risposta di Bartuska a Tamburrano

Più informazioni sullo shale oil e sullo shale gas negli USA. Leggi: Bluff. L’inesistente arma dello shale gas americano; Import. Shale gas dagli Usa? Follia economica. Uno studio spiega perchè.

I dati dell’EIA (US Energy Information Administration, l’agenzia governativa statunitense che si occupa di statistiche sull’energia) relativi alle importazioni ed esportazioni di petrolio e di gas negli Stati Uniti: la dipendenza degli USA dalle importazioni di petrolio ; il grafico delle importazioni nette di petrolio negli USA; il grafico delle importazioni nette di gas negli USA

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