Senza gas russo? PUNTATA 4: Cosa accadrebbe in Italia

UPDATE 30 ottobre 2014:

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-10-30/russia-ucraina-raggiunto-l-accordo-gas-grazie-mediazione-europea-203154.shtml?uuid=AB6UEc8B

Quindi per il momento il rischio di una crisi del gas in Europa per l’inverno 2014-2015 sembrerebbe scongiurata. Forse. E forse per quest’anno.

Rimangono 2 domande:
1) Premesso che il popolo ucraino ha il diritto di non rimanere al freddo, chi pagherà per le forniture russe di gas all’Ucraina? I contribuenti europei? Un gran bell’affare nel caso…
2) si deciderà la UE a “prendere il toro per le corna” e ad avviarsi rapidamente e con decisione verso una reale e duratura indipendenza energetica?

La documentazione prodotta dalla Commissione Europea sulla crisi del gas mette ben ben in chiaro un concetto: se la Russia chiuderà i rubinetti, se e quando mancherà il gas, gli Stati membri dell’UE potranno ricorrere alle “misure non basate sul mercato” esclusivamente se il mercato del gas “smetterà di funzionare”. Il fatto che il mercato possa continuare a funzionare stritolando chi non é in grado di affrontare un rincaro del gas legato alla diminuzione delle forniture, evidentemente, è un problema che la Commissione Europea considera del tutto marginale.

Gli Stati membri dell’UE, inoltre, avrebbero facoltà di adottare “misure non basate sul mercato” di portata molto limitata. Esse riguardano esclusivamente l’impegno a garantire il gas per almeno 30 giorni (e dal 31esimo giorno?) ai cosiddetti clienti protetti, la cui definizione è lasciata ai singoli Stati: l’UE si é limitata a stabilire che tutte le utenze domestiche sono “clienti protetti” e che ad esse si possono eventualmente aggiungere modiche quantità di servizi sociali (non devono ricevere più del 20% del gas disponibile) e le piccole e medie imprese. La normativa in proposito è ormai vecchia di quattro anni e discende dalla crisi del gas del 2009.

L’Italia ha interpretato in un modo particolare il concetto di “clienti protetti”. Sono talmente tanti che é quasi come se non esistessero. Per capirlo bisogna fare lo slalom fra il “Piano di emergenza nazionale” (adottato su invito dell’UE proprio in seguito alla crisi del gas 2009), un decreto legislativo del 2000 e un altro del 2011. Alla fine si evince che i “clienti protetti” coincidono con i “clienti vulnerabili” e soprattutto

Sono considerati clienti vulnerabili i clienti domestici, le utenze relative ad attività di servizio pubblico, tra cui ospedali, case di cura e di riposo, carceri, scuole, e altre strutture pubbliche e private che svolgono un’attività riconosciuta di assistenza nonché i clienti civili e non civili con consumo non superiore a 50.000 metri cubi annui. Per essi vige l’obbligo di assicurare, col più alto livello di sicurezza possibile, le forniture di gas naturale anche in momenti critici o in situazioni di emergenza del sistema del gas naturale

Ovvero, chi consuma meno di 50.000 metri cubi di gas all’anno é un cliente protetto. Ma 50.000 metri cubi di gas all’anno sono un’enormità: scaldare a 20 gradi una casa male isolata di circa 80-100 metri quarati (l’appartamento medio italiano) richiede un migliaio di metri cubi di gas all’anno. I “clienti non civili” che consumano una quantità di gas pari a quella necessaria per 50 appartamenti sono ancora clienti protetti. Se la Russia chiuderà il rubinetto del gas, anche loro avranno diritto di ricevere gas fino all’ultimo.

La Commissione Europea – giustamente – nota che gli Stati membri dell’UE, di regola, non spiegano come pensano di riuscire a garantire il gas ai “clienti protetti”. Nota che non hanno idea di quanti essi siano, quanto gas consumino, quanti di essi potrebbero in caso di necessità utilizzare un altro combustibile. Non indicano quali mezzi potrebbero essere usati per far sì che proprio i clienti protetti – e non altri – ricevano il poco gas eventualmente presente nelle tubature. Del resto (lo riconosce implicitamente la stessa Commissione Europea) in uno scenario di libero mercato è praticamente impossibile rispondere a queste domande.

Traduzione: i “clienti protetti” italiani e degli altri Stati membri dell’UE sono protetti sono sulla carta. Ma non basta: c’è anche un altro problema. Cosa accadrebbe se il dovere di garantire il gas alle fasce protette nazionali entrasse in conflitto con il dovere di soccorrere i vicini? La documentazione prodotta dalla Commissione Europea non lo dice. Riconbosce anzi che esistono lacune normative in proposito. La Commissione Europea avrà il compito di coordinare i Paesi membri e le rispettive autorità nazionali del gas: però non sono affatto chiare – lo si legge esplicitamente – né la catena di comando né le priorità in base alle quali verrebbe gestita un’eventuale situazione di crisi.

In uno scenario del genere, l’improvvisazione sarebbe pressoché inevitabile. In caso di crisi, dunque, prepariamoci a vederli improvvisare. Soprattutto, organizziamoci per risentire il meno possibile di questa improvvisazione.

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