La Commissione Europea caldeggia l’importazione di gas dagli Stati Uniti. Dice che sarebbe utile per diminuire la dipendenza dell’Europa dal gas russo. In realtà l’importazione nell’Ue del gas statunitense gioverebbe all’economia degli Stati Uniti e causerebbe un aumento del prezzo del gas in Europa, penalizzandone l’economia: i dati e le cifre che portano inevitabilmente a questa conclusione sono contenuti in unostudio sullo shale gas statunitense (quello che viene estratto tramite il fracking) redatto dal Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo. Il Servizio produce resoconti informativi indipendenti, completi ed approfonditi che “non rappresentano necessariamente” il punto di vista del Parlamento stesso, come avverte il disclaimer.
Lo studio si intitola “Unconventional gas and oil in North America. The impact of shale gas and tight oil on the US and Canadian economies and on global energy trade flows“. E’ uscito nel giugno scorso (2014). Disponibile solo in inglese, é veramente ben fatto e completo: per questo cercheremo di farne una traduzione in italiano, ma ci vorrà un po’ di tempo.
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qui l’edizione in italiano
Qui di seguito, in estremissima sintesi, ecco i punti chiave dello studio. Scelgo solo quelli relativi all’economia e alla produzione, trascurando volutamente le questioni relative all’impatto ambientale dello shale gas e del fracking.
– Quando è cominciato. Lo sfruttamento dello shale gas negli Usa é un fenomeno recente. Ora assicura i due terzi della produzione statunitense di gas. Fra il 2009 e il 2012 lo shale gas ha consentito agli Usa di triplicare la produzione di gas e li ha fatti diventare il primo produttore mondiale di gas. (Nonostante questo, aggiungo io, gli Usa sono importatori netti di gas. La produzione, seppur così elevata, non copre il fabbisogno nazionale: gli Usa devono comprare gas dal Canada. Lo sottolineo perchè normalmente si tende a non parlarne, o a presentare l’esportazione in Europa del gas statunitense come effetto della sovrabbondanza legata allo sfruttamento dello shale gas).
– Quanto ce n’è. Ovviamente non lo sa nessuno con precisione. Esistono varie stime. Secondo l’Eia (l’agenzia statistica del Dipartimento di Energia degli Usa), il sottosuolo statunitense custodisce una quantità di gas (convenzionale e shale) estraibile con le tecniche ora a disposizione che sarebbe sufficiente a coprire il fabbisogno degli Usa per 13 anni.
– Come lo si produce. Per estrarre shale gas è necessario effettuare il fracking e trivellare molti pozzi nelle formazioni rocciose: fino a sei per chilometro quadrato. Inoltre bisogna continuamente scavare nuovi pozzi solo per mantenere costante la produzione. Infatti i pozzi convenzionali di gas rimangono produttivi per molto tempo mentre la produttività dei pozzi di shale gas cala entro il loro primo anno di vita per poi crollare entro tre anni.
– I prezzi di mercato e i costi di produzione. Negli Stati Uniti ora il prezzo del gas é attorno ai 4 dollari il MMbtu (l’unità di misura dell’energia usata in Gran Bretagna e negli Usa). In Gran Bretagna e in Germania il gas – dati aggiornati a giugno – costa all’incirca 8 e 10,5 bollari al MMbtu (nello studio non c’è il confronto con l’Italia). Ora negli Stati Uniti i consumatori e le industrie di medie dimensioni pagano il gas, rispettivamente, meno della metà e circa un quarto dei prezzi europei. Ovviamente, bollette così basse mettono in posizione di vantaggio le imprese statunitensi rispetto alle loro omologhe europee. Però negli Usa produrre shale gas costa in media all’incirca 4-7 dollati per MMbtu: una cifra superiore al prezzo di vendita del gas.
– Come é possibile che negli Usa le societè continuino ad estrarre shale gas anche se i prezzi del gas sono inferiori ai costi di produzione? Lo studio del Servizio Ricerca del Parlamento Europeo elenca vari motivi. Le società del fracking vendono gas onorando vecchi contratti di lunga durata nei quali il prezzo di consegna era predefinito e sufficientemente alto; guadagnano sugli idrocarburi prodotti da alcuni pozzi insieme allo shale gas; a volte guadagnano dalla vendita di licenze di trivellazione più che dalla vendita di gas e a volte sono obbligate a produrre per ottemperare alle previsioni di crescita o per non perdere le licenze di sfruttamento del gas. Inoltre le società hanno ottenuto i capitali necessari per espandere la propria attività attraverso prestiti a basso tasso di interesse. L’altra faccia della medaglia é che questi prestiti contribuiscono a far impennare il loro indebitamento.
– L’esportazione. La ricerca del Centro Studi cita un report di Nera Economic Consulting datato fine 2012, secondo il quale se gli Usa cancellassero le attuali restrizioni all’esportazione del gas, il prezzo del gas stesso sul mercato interno aumenterebbe un po’, al massimo di circa 1,1 dollari al MMbtu, ma i benefici per l’economia nazionale sarebbero superiori agli svantaggi (in particolare, questi benefici ricadrebbero sulle società che operano nel settore del gas: lo dice un vecchio articolo del Financial Times che rilancia l’analisi di Nera sulle conseguenze delle esportazioni di gas).
– Il prezzo del gas americano d’esportazione. Gli Usa potrebbero esportare gas oltremare solo a patto di liquefarlo e caricarlo su una nave, riadattando a questo scopo le infrastrutture attraverso le quali essi stessi ricevevano, fino a qualche qualche anno fa, gas liquefatto (lo studio non dice se questi lavori sono stati effettuati). Il costo della liquefazione e del trasporto in Europa del gas statunitense dovrebbe essere pari a circa 6 dollari per MMBtu.
Fin qui lo studio. Ma basta prendere la calcolatrice: ora negli Usa il gas costa 4 dollari al MMbtu mentre in Gran Bretagna e in Germania costa 8-10,5 dollari al MMbtu; il gas statunitense importato in Europa costerà circa 11 dollari al MMbtu. Ai 4 dollari bisogna infatti aggiungere il rincaro del gas statunitense che prevedibilmente si verificherà con l’inizio delle esportazioni (1 dollaro al MMbtu) e 6 dollari al MMbtu di trasporto. Adesso che c’è il gas russo, il prezzo del gas importato nell’Unione Europea é di 9,1 dollari al MMbtu.
Certo che aprire il mercato europeo al gas americano é un affare. Altrettanto certo è che non é affatto un buon affare per l’Europa.
– più info dall’Italia: Interrogazione M5S Su Fracking e Shale Gas 5-02930 – CAMERA – ITER ATTO