Il discorso sul debito di Thomas Sankara adattato all’Europa del 2014

Il meccanismo della concessione del credito facile con la stampa di moneta creata dal nulla e prestata ad interesse (e la successiva richiesta di politiche di austerità per rientrare del debito) è il sistema che il neocolonialismo ha usato per impadronirsi di Stati e risorse del III mondo. Ed è il medesimo che ora viene utilizzato per impadronirsi delle sovranità e delle risorse reali delle popolazioni del sud dell’Europa.


TESTO RIVISTO ED ADATTATO ALL’UNIONE EUROPEA

Signor Presidente,

vorrei che in questo istante potessimo parlare di quest’altra questione che ci preme : la questione del debito, la questione relativa alla situazione economica dell’Europa. Poiché questa, tanto quanto la pace, è una condizione importante della nostra sopravvivenza. Ecco perché ho creduto di dovervi imporre alcuni minuti supplementari affinché ne parliamo. L’Italia vorrebbe esprimere innanzitutto il suo timore.

Il timore che abbiamo è che le riunioni qui a Bruxelles si susseguano, si somiglino, ma che alla fine ci sia sempre meno interesse a ciò che facciamo. Signor presidente, quanti sono i capi di stato qui presenti che sono stati giustamente chiamati a venire a parlare dell’Europa qui in Europa ? Signor Presidente, quanti capi di stato sono pronti a volare a Berlino, a Londra, a Washington quando laggiù li si chiama in riunione ma non possono venire qui in Europa, a Roma, Atene, Lisbona, Madrid ? Questo è molto importante. Che vengano stabilite delle misure di sanzione per chi ha preso delle decisioni in campo economico che si sono rivelate fallimentari. Facciamo in modo che attraverso un sistema valutazione dei risultati, coloro che hanno ridotto in miseria gli Stati Sovrani con le loro ricette vengano puniti.

Vorrei dirvi, signor presidente, che il problema del debito è una questione che non possiamo eludere. Ne sappiamo qualche cosa noi dei Paesi del Sud dell’Europa che abbiamo subito le ricette dell’austerità. Ricette che non sembrano essere dettate dal senso di Comunità e di Umanità. Noi Italiani siamo un popolo che ha dimostrato nel corso delle storia di fornire al mondo uomini, idee, prodotti e soluzioni eccellenti e non possiamo tollerare che la nostra nazione venga ridotta in schiavitù. Signor presidente, vogliamo continuare su questa via, per risolvere un problema, quello del debito degli Stati, col rischio di creare nei nostri Paesi dei conflitti sociali che potrebbero mettere in pericolo la loro stabilità e l’esistenza stessa della Comunità Europea ? Noi vogliamo risolvere una volta per tutte la questione del debito. Noi pensiamo che il debito si analizza prima di tutto dalla sua origine. Le origini del debito risalgono a questa forma di Unione Europea Monetaria che ci è stata imposta. Che nessuno dei nostri cittadini ha potuto valutare e scegliere. Quelli che ci hanno prestato denaro, appartengono alla stessa Élite che ha scatenato la crisi finanziaria nel 2008 e che vuole impadronirsi delle nostre risorse reali. Sono gli stessi che finora hanno gestito i nostri stati e le nostre economie. Sono i nuovi colonizzatori, la finanza internazionale che vuole mettere l’uno contro l’altro cittadini di quella che nel suo spirito fondativo doveva essere una Comunità di Europei. Noi non c’entravamo niente con questo debito. Quindi non possiamo pagarlo. Il debito è ancora il neocolonialismo, con i colonizzatori impersonati dalla Troika, dalla Commissione, dalla BCE dovremmo definire questa operazione che si va rivelando un «assassinio tecnico». Sono loro che ci hanno imposto una moneta e dei trattati capestro. Coloro che ci hanno governato, il sistema dell’informazione ci hanno presentato questa moneta e questa forma di Unione come una soluzione allettante, prendere o lasciare senza che i Cittadini Europei ed Italiani potessero capire e decidere del loro destino. Noi ci siamo indebitati e volete che compromettessimo il futuro dei nostri popoli in forma eterna.

Il debito nella sua forma attuale, controllata e dominata dai poteri bancari e finanziari, è una riconquista dell’Europa sapientemente organizzata, in modo che la sua crescita e il suo sviluppo obbediscano a delle norme che ci sono completamente estranee. In modo che ognuno di noi diventi schiavo finanziario, cioè schiavo tout court, di quelli che hanno avuto l’opportunità, l’intelligenza, la furbizia, darci una moneta che non ci appartiene con l’obbligo di rimborso. Ci dicono di rimborsare il debito. Non è un problema morale. Rimborsare o non rimborsare non è un problema di onore. Signor presidente, sapete che molti economisti di livello internazionale affermano che il debito non può essere rimborsato tutto. Il debito non può essere rimborsato prima di tutto perché se noi non paghiamo, i nostri finanziatori non moriranno, siamone sicuri. Invece se paghiamo, saremo noi a morire, ne siamo ugualmente sicuri. Quelli che ci hanno condotti all’indebitamento hanno giocato come al casinò. Finché guadagnavano non c’era nessun problema; ora che perdono al gioco esigono il rimborso. E si parla di crisi. No, Signor presidente. Hanno giocato, hanno perduto, è la regola del gioco. E la vita deve continuare. Non possiamo rimborsare il debito perché non abbiamo di che pagare. Non possiamo rimborsare il debito perché non siamo responsabili del debito. Non possiamo pagare il debito perché, al contrario, gli altri ci devono ciò che le più grandi ricchezze non potranno mai ripagare : il debito del sangue. E’ il sangue dei nostri anziani che è stato versato nel dopoguerra. Ci viene ripetuto “ce lo chiede l’Europa” e che noi siamo nemici di essa. Ma non si dice mai chi sia questa Europa, chi ci sia dietro. Se ne parla molto poco. Così poco che noi non possiamo essere complici di questo silenzio ingrato. Se gli altri non possono cantare le nostre lodi, noi abbiamo almeno il dovere di dire che i nostri padri furono coraggiosi e che i nostri combattenti durante la liberazione dal gioco del fascismo, hanno salvato l’Europa e alla fine hanno permesso al mondo di sbarazzarsi del nazismo. Quando ci parlano di crisi economica, dimenticano di dirci che la crisi non è venuta all’improvviso. Tutti sapevano. La crisi rimarrà e si aggraverà ogni volta che le masse popolari diventeranno più coscienti dei loro diritti di fronte allo sfruttatore. Oggi c’è crisi perché i cittadini non tollerano più le ricchezze siano concentrate nelle mani di pochi individui. C’è crisi perché pochi individui depositano nelle banche estere delle somme colossali che basterebbero a comprare intere nazioni. C’è crisi perché di fronte a queste ricchezze individuali che hanno nomi e cognomi, i cittadini si rifiutano di perdere la dignità, il welfare, l’assistenza sanitaria, l’istruzione pubblica il lavoro. C’è crisi perché i cittadini rifiutano di pagare delle tasse per far fronte a degli interessi sugli interessi. Questo è anatocismo. C’è quindi un risveglio delle coscienze e questo risveglio preoccupa chi ha in mano il potere finanziario.

Ci si chiede oggi di essere complici nel rispettare questi trattati che sono a favore di chi ha il potere finanziario. Trattati capestri che vanno a scapito dei nostri cittadini.

No ! Non possiamo essere complici. No ! Non possiamo accompagnare quelli che succhiano il sangue dei nostri popoli e vivono del sudore dei nostri popoli nelle loro azioni assassine.

Signor presidente, sentiamo parlare di Bildemberg, di Aspen, di Trilaterale, di Lobbisti. Sentiamo parlare del Gruppo dei cinque, dei sette, del Gruppo dei dieci, forse del Gruppo dei cento o che so io. E’ normale allora che anche noi creiamo il nostro club e il nostro gruppo. Facciamo in modo che a partire da oggi anche Roma e Bruxelles diventino la sede, il centro da cui partirà il vento nuovo del Club dei Cittadini Europei ed Italiani. Abbiamo il dovere di creare oggi l’unica lobby accettabile, la lobby dei cittadini consapevoli ed orgogliosi di opporsi a questo debito immorale. E’ solo così che potremo dire oggi che rifiutando di pagare non abbiamo intenzioni bellicose, ma al contrario intenzioni fraterne tra i popoli europei. Del resto le masse popolari in Europa non sono contro le masse popolari in Europa. Ma quelli che vogliono sfruttare l’Europa sono gli stessi che sfruttano il resto del Mondo. Abbiamo un nemico comune. Quindi il Club dei Cittadini a dovrà dire agli uni e agli altri che il debito non sarà pagato. Quando diciamo che il debito non sarà pagato non vuol dire che siamo contro la morale, la dignità, il rispetto della parola. Noi pensiamo di non avere la stessa morale degli altri. Tra il ricco e il povero non c’è la stessa morale. La Bibbia, il Corano, non possono servire nello stesso modo chi sfrutta il popolo e chi è sfruttato. C’è bisogno che ci siano due edizioni della Bibbia e due edizioni del Corano. Non possiamo accettare che ci parlino di dignità. Non possiamo accettare che ci parlino di merito per quelli che pagano e perdita di fiducia per quelli che non dovessero pagare. Noi dobbiamo dire al contrario che oggi è normale si preferisca riconoscere come i più grandi ladri siano i più ricchi. Un povero, quando ruba, non commette che un peccatucolo per sopravvivere e per necessità. I ricchi, sono quelli che rubano al fisco, alle dogane e che provano a sottomettere popoli e Stati. Sono quelli che sfruttano il popolo. Signor presidente, non è quindi provocazione o spettacolo. Dico solo ciò che ognuno di noi pensa e vorrebbe. Chi non vorrebbe qui che il debito fosse semplicemente cancellato ? Quelli che non lo vogliono possono subito uscire, prendere il loro aereo e andare dritti in banca a pagare ! Non vorrei poi che si prendesse la proposta di noi Italiani come fatta da «giovani», senza maturità e esperienza. Non vorrei neanche che si pensasse che solo i rivoluzionari parlano in questo modo. Vorrei semplicemente che si ammettesse che è una cosa oggettiva, un fatto dovuto.

E possiamo dire che tra quelli che dicono che questo debito è immorale e che non può essere estinto, ci sono alcuni dei più grandi economisti mondiali.

Signor Presidente, la nostra non è quindi una provocazione. Vorrei che molto saggiamente lei ci offrisse delle soluzioni. Vorrei che questa Commissione, il Consiglio, e questo Parlamento dicessero chiaramente che noi non possiamo pagare il debito. Non in uno spirito bellicoso ma per evitare di farci assassinare individualmente. Se gli Italiani da solo rifiutassero di pagare il debito, forse non saremmo qui alla prossima conferenza ! Invece, col sostegno di tutti, di cui abbiamo molto bisogno, col sostegno di tutti potremo evitare di pagare. Ed evitando di pagare potremo indirizzare le nostre risorse alla ripresa dell’economia reale.

E vorrei terminare dicendo che ogni volta che un paese Europeo compra un’arma è contro un Europeo. Non contro un africano, non contro un asiatico. E’ contro un Europeo. Perciò dobbiamo, anche sulla scia della risoluzione sul problema del debito, trovare una soluzione al problema delle armi. Signor presidente, vorremo che non ci armassimo ulteriormente. Allora, col sostegno di tutti, potremo fare la pace a casa nostra. Potremo anche usare le immense potenzialità dei popoli europei, di quelli del sud dell’Europa, dell’Italia, per riuscire a testa alta da questa crisi riconvertendo l’economia e il modello di sviluppo continentale verso un modello ecologico e un’economia di stato stazionario. Abbiamo abbastanza braccia, abbastanza cervelli e sufficiente tecnologia oggi per fare ciò oggi, da Nord a Sud come da Est a Ovest. Abbiamo abbastanza capacità intellettuali per creare, o almeno prendere la tecnologia e la scienza in ogni luogo dove si trovano. Signor presidente, facciamo in modo di realizzare rivoluzione per affrontare le sfide reali del XXIesimo secolo: energia rinnovabile, sicurezza alimentare, cambiamenti climatici, dissesto idrogeologico, nuova mobilità, nuovo abitare, acqua, fertilità dei suoli, immigrazione. Facciamo in modo che a partire da oggi decidiamo di prendere tutte le misure necessarie ad affrontare le crisi reali che minacciano il nostro futuro e di limitare la corsa agli armamenti tra paesi. Le armi che compriamo sono inutili. I nemici da combattere sono il riscaldamento globale, la siccità, la desertificazione, la fame, la povertà. Facciamo in modo che il mercato Europeo sia il mercato degli Europei. Produrre in Europa, trasformare in Europa, consumare in Europa. Produciamo quello di cui abbiamo bisogno e consumiamo quello che produciamo, invece di importarlo. E lasciamo liberi gli altri Paesi del pianeta di usare le loro risorse a casa loro senza depredarli. Anzi aiutiamoli a fare che ciò avvenga, che vivano bene dove sono nati. Nessuno vuole lasciare il proprio paese natale se gli è permesso di vivere bene a casa propria. Portiamogli tecnologia, istruzione e libertà, ma in forma libera e gratuita, senza indebitare anche loro. Questa è l’unica soluzione possibile alla questione dell’immigrazione ed è il solo modo di vivere in pace tra i popoli del pianeta.

La ringrazio Signor presidente.


Testo adattato alla situazione europea e liberamente ispirato al discorso sul debito dei paesi del terzo mondo di Thomas Sankara alla venticinquesima conferenza dell’OUA (Organizzazione per l’unità africana) – Addis Abeba 29 Luglio 1987.

Sankara fu ucciso pochi mesi dopo, il 15 ottobre dello stesso anno.

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