Sul litorale romano doveva nascere un bosco. Al suo posto, c’è il cimitero che si vede in foto. Gli alberi PNRR, piccolissimi, sono stecchiti. Quelle che dovevano essere le loro reti di protezione cilindriche somigliano ora a lapidi.
Questo e vari altri episodi difficilmente contestabili accaduti in altre città, come gli alberi messi a dimora abbattendo boschi, indicano il sostanziale fallimento della riforestazione urbana inserita nel PNRR per la quale l’Italia ha ricevuto dall’UE centinaia di milioni e conta di riceverne ancora.
Con un’interrogazione, ho sottoposto i fatti alla Commissione europea. Quest’ultima ha certificato la buona riuscita in Italia della riforestazione urbana legata al PNRR fino al dicembre 2024. L’ho invitata a controllare e a chiedere conto della situazione, per il passato e per il futuro.
L’interrogazione, già inviata al protocollo, sarà pubblicata sul sito del Parlamento europeo presumibilmente nel giro di un paio di settimane.
Nella versione 2021, la riforestazione urbana del PNRR (target M2C4-20) prevedeva la messa a dimora di 6,6 milioni di alberi in varie aree metropolitane entro il 2024, per un valore di 330 milioni.
Nei vivai non c’erano alberi a sufficienza. Si è rimediato riducendo a 4,5 i milioni di alberi da piantare entro il 2024; equiparando la semina di alberi nei vivai alla loro messa a dimora; introducendo il target M2C4-20bis, che prevede il trapianto di 3,5 milioni di alberi entro il giugno 2026. E nel frattempo…
Nel frattempo, prima che il Governo abolisse il cosiddetto controllo concomitante della Corte dei conti sul PNRR, la stessa Corte dei conti ha tracciato un quadro fosco degli esiti della riforestazione urbana.
“Solo alcune Città metropolitane sono andate oltre la fase di progettazione”, ha messo per iscritto la Corte. Ma è ancora il meno.
A Genova, “Le aree che da progetto dovrebbero essere oggetto di riforestazione sono prevalentemente già boscate o si stanno evolvendo naturalmente verso il bosco”; inoltre è previsto l’utilizzo “di due specie arboree con areale fitoclimatico non compatibile”. Praticamente, due specie inadatte al clima locale. A Reggio Calabria, “L’area versa in stato di abbandono con gli alberi soffocati da piante infestanti”.
Inoltre, la trasmissione TV d’inchiesta Report ha documentato che a Messina, per far posto agli alberi PNRR, è stata abbattuta la macchia mediterranea. Distrutto con soldi pubblici un bosco naturale e maturo; spesi altri soldi pubblici per piantare alberelli che, nella migliore delle ipotesi, impiegheranno molti decenni per crescere e svolgere analoghi servizi ecosistemici.
Pochi giorni fa è arrivata la notizia che sono seccati gli alberi PNRR messi a dimora in primavera nella pineta delle Acque Rosse di Ostia, sul litorale romano. Erano oltre 56 mila, contando anche gli arbusti. Un intervento da 2,3 milioni di euro.
In base ad una verifica condotta su un campione di mille esemplari, solo il 20% è ancora vivo. Le altre piante? “Secche, ingiallite e abbandonate”. Praticamente, sono morte.
Secondo segnalazioni dei cittadini, il terreno nel quale dovrebbero affondare le radici è letteralmente farcito di rifiuti.
Le immagini lasciano intuire che gli alberi messi a dimora e poi seccati erano veramente filiformi. Quando hanno queste dimensioni, costano pochissimo. In Italia, e a Roma in particolare, attecchiscono solo se regolarmente innaffiati per molto tempo. Se anche l’appalto prevede la sostituzione degli alberi seccati, ripiantarli fino all’esaurimento di questo obbligo può costare meno che innaffiarli.
Qualcuno è andato a vedere che fine hanno fatto gli altri alberi PNRR della riforestazione urbana? Non risulta. Se non si effettuano le verifiche, una Commissione europea che dice “Tutto va bene”, e che consegna all’Italia i fondi UE, agisce in spregio alla natura e ai cittadini.




