Più sporco del carbone. L’impatto sul clima del gas liquefatto statunitense importato nell’UE

L’impatto sul clima del gas liquefatto statunitense importato in Europa supera del 28% quello del carbone, finora ritenuto il più sporco dei combustibili fossili. Lo dice una ricerca fresca di stampa.

Bisogna aggiungere alcuni elementi. Il primo: il gas liquefatto statunitense rappresenta il 20% del gas importato nell’UE. Il secondo: le maggiori emissioni climalteranti del gas statunitense non sono inserite negli inventari europei dei gas serra.

A fronte di ciò, quale credibilità possono avere gli impeghi UE di decarbonizzazione e di riduzione delle emissioni? Lo domando alla Commissione europea in un’interrogazione presentata in questi giorni.

La ricerca sull’impatto climatico del gas liquefatto statunitense porta la firma di un docente della Cornell University (Stato di New York, USA). Si chiama Robert Howarth.

Howarth ha calcolato le emissioni legate all’intero ciclo di vita del gas: estrazione, liquefazione, trasporto via nave in Europa, rigassificazione, consumo. Ha considerato non solo l’anidride carbonica ma anche il metano: un gas serra molto più potente, pur avendo vita relativamente breve in atmosfera. Lo ha “tradotto” nelle equivalenti emissioni di anidride carbonica.

Risultato. Se si considera il potenziale di riscaldamento globale del metano nell’arco di vent’anni, l’impatto sul clima del gas liquefatto statunitense è superiore a quello del carbone del 28% nel caso di trasporto fino alla Gran Bretagna, e superiore del 46% nel caso di trasporto fino a Singapore.

Il metano è la chiave di tutto. Il gas statunitense ha una caratteristica unica al mondo: si tratta in gran parte shale gas (intrappolato cioè nelle porosità delle rocce) estratto con la tecnica del fracking, che comporta notevoli fughe di metano in atmosfera.

Altre fughe di metano, molto meno consistenti, si producono nelle successive fasi di lavorazione e trasporto: accade per tutto il gas liquefatto, il cui trattamento richiede processi energivori, e quindi anche emissioni di anidride carbonica.

Per questo l’impatto sul clima del gas liquefatto è comunque più alto del gas consegnato via gasdotto. Ma nel caso del gas liquefatto statunitense, le emissioni di metano al momento dell’estrazione fanno una gran differenza.

Partendo dalla ricerca di Howarth, ho calcolato che il gas liquefatto statunitense importato nell’UE produce circa 450 mila tonnellate di anidride carbonica equivalente in più rispetto alle emissioni che si verificherebbero utilizzando gas di differente provenienza.

Per fare un confronto, la Spagna mira a risparmiare le stesse 450 mila tonnellate di anidride carbonica grazie all’elettrificazione massiccia del parco auto sovvenzionata con fondi UE.

Ecco come si arriva a calcolare le maggiori emissioni di CO2 equivalente del gas liquefatto americano. L’UE (dati 2022) importa gas per 14.056 PJ. Di questo, il 20% è gas liquefatto americano. Al gas liquefatto americano importato in Europa lo studio di Robert Howarth imputa emissioni di anidride carbonica equivalente pari a 160 grammi per MJ.

D’altro canto, secondo l’IPCC (il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici) le emissioni del gas usato per produrre energia elettrica mediamente sono pari a “sole” 56,1 tonnellate per TJ. E’ riportato ad esempio in questo documento redatto dall’ISPRA, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Il documento è relativo alle emissioni per la produzione di energia elettrica in Italia.

Risolvendo le equivalenze del caso e con l’ausilio della calcolatrice, si ricava appunto che il gas liquefatto statunitense usato nell’UE causa complessivamente maggiori emissioni di anidride carbonica equivalente pari a 449.800 tonnellate.

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