Riesco a scriverne ora, dopo una settimana di corse. Appena insediato, prima ancora di votare su von der Leyen bis, il Parlamento europeo ha sentito il bisogno di premere il grilletto e di impallinare qualsiasi negoziato per la pace in Ucraina. L’ha fatto mercoledì 17 a Strasburgo, approvando a valanga (495 sì) una risoluzione non vincolante ma molto preoccupante.
I voti del M5S sono fra quelli dei 137 contrari.
Mentre lo stesso presidente ucraino Zelensky pensa ormai a trattative di pace, il Parlamento europeo rimane il più bellicoso dei bellicosi.
La sua maggioranza vuole “fornire sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico per tutto il tempo necessario a garantire la vittoria dell’Ucraina”.
E fin qui nulla di nuovo, ma come un’autentica testa di cuoio, la risoluzione si spinge dove mai finora si era spinto nessuno: addirittura più in là della NATO. Quest’ultima infatti, nel suo insieme, non autorizza l’Ucraina ad usare le armi occidentali per colpire obiettivi militari in territorio russo, anche se alcuni membri dell’alleanza atlantica, come la Francia di Macron e gli USA, l’hanno fatto individualmente.
Invece, almeno per quanto riguarda gli obiettivi miliari, la schiacciante maggioranza del Parlamento europeo “sostiene fermamente l’eliminazione delle restrizioni all’uso dei sistemi di armi occidentali forniti all’Ucraina”.
La risoluzione annuncia agli europei che devono tirare la cinghia per finanziare la guerra. Non basta un paio di buchi. Infatti, si definisce “ancora insufficiente” l’assistenza militare fornita all’Ucraina, che è già costata all’UE e agli Stati membri 39 miliardi (altri 21 entro il 2025), più 108 miliardi di assistenza finanziaria e cosiddetta umanitaria.
Di qui l’esortazione agli Stati UE “ad aumentare in misura sostanziale e accelerare in modo significativo il loro sostegno militare nonché a rafforzare la capacità delle loro industrie militari”.
Traduzione: più tasse e meno soldi a scuole e ospedali, perché bisogna comprare bombe e cannoni.
C’è un altro aspetto. La risoluzione porta acqua al mulino di quanti considerano ormai l’UE la succursale economica e legislativa della NATO, come ha scritto Barbara Spinelli sul suo articolo di sabato 20 luglio su Il Fatto Quotidiano.
Infatti, in generale ricalca vari punti usciti dall’ultimo summit dell’alleanza atlantica e in particolare ne fa proprio uno molto significativo e grave: afferma che l’integrazione dell’Ucraina nella NATO è “irreversibile”. Lo stesso vocabolo utilizzato dal vertice.
L’affermazione è grave perché una delle cause della guerra, forse la principale, è il fatto che l’Ucraina aveva manifestato l’intenzione di entrare nella NATO. Come reagirebbe Washington davanti alla prospettiva che il Canada o il Messico entrino in un’alleanza militare a trazione russa e che possano ospitare missili puntati sul territorio statunitense?
A parte questa considerazione, proclamare “irreversibile” l’integrazione fra Ucraina e Nato significa che non si vuole agire sulle radici della guerra e che quindi non si vuole in nessun modo aprire trattative di pace. Infatti, nella risoluzione, si “condanna” il primo ministro ungherese Orbán, che ha addirittura osato andare a parlare con la Russia e con la Cina per esplorare se, e come, si può uscire da questa guerra.
Ha così tanta voglia di alimentare l’escalation, la maggioranza di questo Parlamento europeo, da auspicare di portarla all’interno dei confini geografici dell’UE.
Sarebbe questo, infatti, l’effetto dell’ingresso nell’UE dell’Ucraina e (in misura minore) della Moldova: secondo la mozione “la loro costante integrazione nell’UE” costituisce “un’opportunità geostrategica e democratica e un investimento per un’Europa unita e forte”.
Fra gli emendamenti del Gruppo LEFT e sostenuti dal M5S per cercare di modificare il testo della risoluzione ce n’era uno, il numero 4, che invitava, a questo proposito, alla cautela. Il testo dell’emendamento, come degli altri di cui si parla qui, è contenuto in un documento più ampio e non è linkabile singolarmente.
È stato respinto, come tutti quanti.
L’emendamento più significativo del Gruppo LEFT e sostenuto dal M5S è il numero 5. Chiedeva all’UE di avviare un’azione diplomatica per un rapido cessate il fuoco.
A proposito degli emendamenti 4 e 5 non c’è stato voto per appello nominale. Significa che è impossibile quantificare con precisione i sì e i no.
La bocciatura di alcuni degli altri emendamenti del Gruppo LEFT e sostenuti dal M5S, e votati invece per appello nominale, è preoccupante almeno quanto la risoluzione nel suo insieme. Anche i loro testi fanno parte di questo gruppo, mentre questo documento contiene i risultati di tutte le votazioni, anch’esse non linkabili singolarmente.
- EMENDAMENTO 7. Tutte le parti (quindi anche l’Ucraina) rispettino i civili e il diritto internazionale: 436 no (compresi quasi tutti gli esponenti del PD italiano) e 180 sì.
- EMENDAMENTO 10. Annullare il debito estero dell’Ucraina per consentirle di risollevarsi e rendersi indipendente dai prestatori occidentali: 564 schiaccianti no e solo 63 sì, fra cui quelli degli italiani di Alleanza Verdi-Sinistra; astenuto il PD
- EMENDAMENTO 11. Il sostegno all’economia ucraina non può essere offerto a scapito degli agricoltori che ora subiscono la concorrenza dei prodotti ucraini a basso costo entrati senza dazi nell’UE: 427 no e appena 57 sì. Nessun sì – a parte quelli del M5S – era italiano
Ricordatevene, agricoltori, la prossima volta che scenderete in piazza con i trattori.