Su input del M5S l’UE decide di trattare l’efficienza energetica come un’infrastruttura e di attenzionare i sussidi ai fossili

Nate dagli emendamenti del M5S, queste prescrizioni fanno parte del Regolamento per la governance dell’Unione dell’energia che ora ha assunto la veste definitiva. Detta le modalità con cui gli Stati membri dovranno attuare le politiche UE su clima e energia

Obiettivo raggiunto: prima di costruire un’infrastruttura per l’energia come un gasdotto, bisogna valutare se esiste un’alternativa basata sull’efficienza energetica. È un passaggio importantissimo che sancisce che prima di pensare a come produrre o importare energia bisogna agire per non sprecarla. Il principio di trattare l’efficienza energetica come un’infrastruttura, nato dagli emendamenti del M5S,  è inserito nel Regolamento per la governance dell’Unione dell’energia, sul cui testo il Parlamento Europeo ed il Consiglio UE (l’altro co-legislatore europeo) hanno raggiunto l’accordo politico attraverso un trilogo conclusosi alle quattro e trenta del mattino del 20 giugno dopo una nottata di negoziazioni serrata. Io facevo parte della squadra negoziale del Parlamento Europeo in veste di responsabile per questo regolamento all’interno del gruppo M5S-EFDD.

Regolamento per la governance dell’Unione dell’energia, la chiave di volta delle politiche UE su clima e energia

Il Regolamento per la governance dell’Unione dell’energia è la chiave di volta del cosiddetto “pacchetto energia pulita”. Stabilisce infatti come gli Stati membri dovranno concretamente recepire ed attuare nel decennio 2020-2030, attraverso i loro piani nazionali relativi ad energia e clima, le politiche energetiche dell’UE fra cui la Direttiva rinnovabili (target vincolante UE pari al 32% entro il 2030) e la Direttiva efficienza energetica. Indica inoltre gli strumenti con cui la Commissione Europea controllerà che gli obiettivi vengano raggiunti e specifica i poteri di cui la Commissione stessa dispone per far sì che, in caso di necessità, gli Stati membri o l’UE correggano una rotta destinata a non raggiungere l’obiettivo.

L’allineamento agli accordi di Parigi sul clima

Oltre ai piani nazionali energia e clima, il Regolamento per la governance dell’Unione dell’energia prevede che gli Stati presentino rapporti biennali di attuazione e strategie di lungo periodo. Le strategie dovranno essere tali da contribuire a raggiungere un sistema energetico altamente efficiente e basato sulle energie rinnovabili e dovranno essere allineate agli accordi di Parigi sul clima. Questi accordi contengono l’impegno a mantenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi rispetto all’era preindustriale, e possibilmente entro 1,5 gradi. Le strategie di lungo periodo dovranno anche essere tese all’obiettivo di avere emissioni di gas serra pari a zero entro il 2050 per entrare in una fase di emissioni negative subito dopo e dovranno includere scenari sulla quantità massima di gas serra che l’UE potrà emettere entro il 2050 per fare la sua parte nell’attuazione degli accordi di Parigi.

L’allineamento del regolamento con gli accordi di Parigi è un altro degli obiettivi per i quali il M5S si è battuto. E’ un’altra vittoria, sottolineata dal fatto che i piani nazionali e i piani di lungo periodo nasceranno attraverso una consultazione pubblica e saranno resi pubblici in tutti i loro aspetti; inoltre agli Stati viene imposto l’obbligo di attuare un dialogo strutturato con l’intera società civile a proposito di energia e clima.

Ancora un aspetto positivo del Regolamento: la Commissione Europea è chiamata a proporre una strategia UE di lungo periodo per ridurre le emissioni di gas serra secondo gli accordi di Parigi, compreso un piano strategico per le emissioni di metano, un gas di gran lunga più climalterante dell’anidride carbonica.

Sussidi alle fonti fossili di energia, si accende la luce in una stanza buia

Nella versione approvata dal Parlamento Europeo, il Regolamento per la governance dell’Unione dell’energia comprendeva l’obbligo per gli Stati membri di esplicitare, all’interno dei piani nazionali energia e clima le politiche, le tabelle di marcia e le misure per eliminare progressivamente entro il 2020 i sussidi diretti e indiretti ai combustibili fossili: un concetto proposto dal M5S. Il Consiglio UE, durante il trilogo, si è opposto strenuamente.

Siamo comunque riusciti a salvare almeno una parte importante di questo principio. Il regolamento impone agli Stati UE di descrivere tutti i sussidi nazionali all’energia, in particolare quelli per le fonti fossili, e di fornire ragguagli sulla loro graduale eliminazione.

I sussidi alle fonti fossili assorbono cifre enormi quanto oscure e ballerine. Uno studio del Parlamento Europeo stima che valgano fra i 39 ed i 200 miliardi di euro all’anno (vedere a pag. 4). Nelle oltre 4.400 pagine del “pacchetto energia pulita” è efficacemente sepolta l’informazione che questi sussidi  alle energie fossili nell’UE ammontano addirittura a 300 miliardi di euro all’anno: 600 euro per ogni cittadino europeo, neonati e centenari compresi.

Così si accenderà la luce anche in questa stanza sporca e buia delle politiche energetiche europee.

L’approvazione formale e l’entrata in vigore senza bisogno di recepimento da parte degli Stati membri

Il testo del Regolamento per la governance dell’unione dell’energia concordato da Parlamento Europeo e Consiglio UE attraverso il trilogo dovrà essere formalmente approvato dalle due istituzioni. In seguito verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. A quel punto il regolamento verrà direttamente applicato in tutti gli Stati membri, poiché, a differenza delle Direttive, non ha bisogno di essere recepito nelle rispettive legislazioni nazionali.

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